Recensione: “Amorino” di Isabella Santacroce

Buongiorno, come è andato il vostro giorno di festa? A me malissimo, forse un virus influenzale, nausea e stomaco si attorcigliavano ... sono stata a vagare ...come un fantasma ma tornaimo a noi. Quest'oggi voglio postarvi lo scritto di SARA, un'amica che mi ha mandato la sua RECENSIONE per il BLOG (Grazie). Scopriamo insieme qual'è...
AMORINO di Isabella Santacroce
Editore: Bompiani
Data di Pubblicazione: Marzo 2012
Pagine: 330 Prezzo: 17,50€

TRAMA: 
 Siamo a Minster Lovell, freddo e austero villaggio inglese. E al tempo stesso "paradiso terrestre" del romanticismo nero. Un luogo fatato che è già da solo un romanzo - un luogo, si direbbe, non troppo dissimile dalla brughiera selvaggia delle sorelle Brontë. È il 1911. C'è nebbia. Albertina e Annetta Stevenson, gemelle monozigote, arrivano da Londra per ereditare un cottage vittoriano in seguito alla morte dei genitori, avvenuta sotto circostanze misteriose. Vestono in modo identico, e si mostrano così integerrime, così schive, che il primo ad accoglierle, o forse ad attirarle nella tela di un ragno, sarà uno strano parroco, Padre Amos: le cui parole saranno sin da subito cariche di agghiaccianti sottintesi. E sarà lui ad affidare alle sorelle Stevenson (l'una insegnante di canto, l'altra organista) la gestione del coro della sua chiesa, il coro "Amorino". Più che un semplice coro, un'umanità in miniatura, dove a cantare sono gli abitanti stessi del villaggio, velocemente conquistati dal rigore delle due ragazze. La sensualità, la compostezza, la grazia: quel che appare delle due sorelle è un inganno. Ogni notte, quando l'oscurità scende su Minster Lovell, sul fondo della quiete si odono delle grida spaventose. Chi sono realmente Albertina e Annetta Stevenson? Perché il loro arrivo a Minster Lovell coincide con una serie di inspiegabili accadimenti?
L' opinione:

Premessa: non avevo mai letto nulla di Isabella Santacroce prima d’ora, se non consideriamo il suo blog (defunto) su Splinder, perso nei meandri del web, dopo la cancellazione della piattaforma.

“Amorino” mi ha colpito per la sua copertina. Queste due fanciulle fotografate in bianco e nero, mi hanno attirato immediatamente. Poi, chiaramente, la trama: ho sentito una forte curiosità e non riuscivo a lasciare il libro sullo scaffale, sebbene al momento avessi alcuni volumi avviati..

“Amorino” è il nome del coro di Minster Lovell, paesino nebbioso dell’Inghilterra dei primi ‘900.
Ma “Amorino” è anche un romanzo corale, scritto a 7 voci, sottoforma di diario.
I personaggi sono:
Albertina e Annetta Stevenson: due gemelle che condividono un dolore terribile, demoniaco, pauroso e nel raccapriccio, cercano la loro salvezza;
Padre Amos: prete pedofilo che in passato aveva abusato delle gemelle Stevenson ma attualmente la sua passione è Bernardine Green;
Bernardine Green: fanciulla che si ritrova da bambina a donna, attraverso un percorso di violenza che non comprende e che affronta in maniera molto infantile;
Margaret Green: madre di Bernardine, è convinta che Padre Amos sia una creatura celestiale. Donna la cui fede subisce un mutamento progressivo e irreversibile: da conforto a follia;
Dott. Thompson: medico di Minster Lovell, padre brutale, devoto al sesso in cui sfoga la propria insofferenza verso una moglie ninfomane e un figlio mongolo-idiota;
Isabella Santacroce: sissignore! La scrittrice “in persona” diventa protagonista e svisceratrice di questo romanzo, senza la cui presenza il cerchio non si chiuderebbe.
 “Amorino” è anche il nome di una bambina, la purezza fatta a persona, venuta a mancare per opera delle gemelle Stevenson, quando le stesse avevano tredici anni. Da qui si snoda questo romanzo in cui la sofferenza e l’espiazione dei propri peccati sono tangibili e sono il fulcro di tutta la storia, in cui non è possibile non sentire il fastidio nello stomaco verso certe situazioni dove il disgusto la fa da padrone. Un lettore attento non si ferma, comunque, di fronte ad immagini crude che si susseguono, pagina dopo pagina, ma intuisce che la disperazione, la tristezza infinita, la solitudine vuota e perpetua, sono il moto che fa muovere i 7 personaggi, un purgatorio di anime che cerca la misericordia e la gloria del perdono.
Il romanzo è anche uno specchio in cui viene riflesso l’angolo più bieco dell’animo umano.
D’altronde è la stessa scrittrice a dire: “E’ nel peccato la più grande richiesta d’amore”.

Non è comunque una di quelle storie di cui parlare al bar con le amiche, la trama è complessa e va letta in solitudine, magari sorseggiando qualcosa di lievemente alcolico, lasciando scorrere le parole, aspre e dure, nella propria testa.

Personalmente è un romanzo che mi è piaciuto tantissimo anche se il finale non è effettivamente conclusivo. Difatti alcune vicende rimangono in sospeso, lasciando il lettore un po’ interdetto e con una curiosità che non viene ampiamente soddisfatta.

Note: “Amorino” è l’ultimo romanzo di una trilogia (“V.M. 18 anni” -inferno- “Lulù Delacroix” -paradiso- “Amorino” -purgatorio-).

E per finire un mio CHOCOGIOIELLO...per VOI!!

BUONA LETTURA.

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