[Recensione] Ho lasciato entrare la tempesta di Hannah Kent

Buon pomeriggio cari Lettori!
Oggi recensisco per voi un romanzo che ho amato profondamente...

Strega, seduttrice, colpevole, assassina: Agnes Magnusdottir è accusata di molte cose. Perché nell'Islanda dell'Ottocento - immersa nella nebbia come in mille superstizioni - lei, con la sua bellezza, il suo animo ribelle, la sua intelligenza troppo vivace, è diversa da tutte. Diversa anche per l'uomo che si è scelta: Natan Ketilsson, un uomo più vicino ai diavoli dell'inferno che agli angeli del paradiso, come mormorano nel villaggio, capace di risuscitare i morti con pozioni a base di erbe conosciute solo da lui. E ora che Natan è morto, ucciso da diciotto coltellate, il villaggio decide che la colpevole dell'efferato omicidio non può essere che lei, Agnes. La donna che lo amava. E mentre, ormai condannata, attende la morte per decapitazione, Agnes racconta la sua versione della storia alle uniche persone amiche che il destino le concede nei suoi ultimi giorni: la moglie del suo carceriere, e un giovane e inesperto confessore. E anche se la morte sarà la fine inevitabile, per Agnes la vita continua altrove: nei pensieri, nei sogni, nelle storie che ha letto, nell'amore per Natan. Le cose che appartengono soltanto a lei, e che nessuno potrà toglierle.

Agnes Magnusdottir è la figura attorno a cui ruota questo romanzo, ambientato nell'Islanda dell'800 ancora ammantata delle sue tradizioni e superstizioni...
Agnes è troppo diversa, troppo intelligente per il tempo in cui vive, e proprio per questo e per le sue scelte anticonvenzionali viene additata come strega, donna di facili costumi e infine assassina dell'uomo di cui era innamorata.
Perchè quando Natan viene brutalmente ucciso Agnes è la prima ad essere ritenuta colpevole, contro di lei si riversa la cattiveria della gente che l'ha sempre disprezzata e condannata. Agnes viene condannata a morte, senza la possibilità di difendersi e costretta a trascorrere gli ultimi giorni della sua vita prigioniera.
La giovane donna viene affidata alle cure di una famiglia del posto, che non accetta di buon grado il fatto di dover convivere con un'assassina, perchè ormai per tutti Agnes è solo quello,non più donna,non più essere umano, solo un'assassina...


"Dicono ch’io debbo morire. Dicono che ho sottratto il respiro agli uomini, e che adesso debbo subire la stessa sorte. E allora immagino che siamo tutti come fiammelle di candele accese, scintillanti, tremule nell’oscurità, e poi immagino l’ululato del vento, e nel silenzio della stanza sento dei
passi, passi che si avvicinano minacciosi, che vengono a soffiare su di me e a ridurre la mia vita a un refolo di fumo grigio. Mi dissolverò nell’aria e nella notte. Ci spegneranno tutti, uno a uno, finché non rimarrà altro che la loro luce, e solo quella vedranno."


Quando ho iniziato a leggere questo romanzo, dopo qualche pagina ho capito subito che mi trovavo davanti ad un bellissimo libro, lo stile diretto dell'autrice, a tratti malinconico e struggente trasporta immediatamente il lettore nella vecchia Islanda, con i suoi paesaggi naturali selvaggi, il freddo che ti gela le ossa e le superstizioni della gente, che facilmente etichettavano gli altri, proprio come accade ad Agnes.
Lei è un personaggio molto interessante, ben tratteggiato ma che mantiene allo stesso tempo un certo alone di mistero; Agnes è una donna che dalla vita non ha avuto nulla se non la sua spiccata intelligenza, che ai tempi in cui viveva non ha fatto altro che svantaggiarla e renderla troppo diversa agli occhi delle persone. 
Abbandonata dai genitori da bambina e diventata troppo presto nomade nella terra selvaggia Islandese, Agnes trova un po' di felicità solo quando conosce Natan, l'uomo misterioso che tutti temono al villaggio, l'uomo che si dice sia uno stregone e con il quale Agnes sente un'immediata empatia, tanto da spingerla ad andare a lavorare per lui...
Questo sarà l'inizio di un altro incubo per la donna, incubo che la vedrà prigioniera di un uomo che le ha fatto credere di amarla, ma che in realtà è sempre e solo stato capace di amare sè stesso.

E' impossibile non provare compassione per Agnes, specialmente man mano che si conosce la sua storia, Agnes è solo una vittima e fino alla fine sconta una colpa che non è sua.
Ho trovato estremamente interessante il rapporto che inevitabilmente la donna sviluppa con la famiglia che la tiene in custodia: inizialmente diffidenti e prevenuti nei confronti di Agnes, col passare del tempo e conoscendola per la donna che è davvero e non per l'etichetta che gli altri le hanno imputato, non riescono a non affezionarsi a lei e a crederle, a credere che Agnes non è un'assassina...
Il rapporto che ha con questa famiglia e con il Reverendo Toti, il suo confessore, è l'unica cosa che rincuora Agnes durante i suoi ultimi giorni che la condurranno verso la fine della sua triste e sofferta vita.
Questo romanzo è di una bellezza struggente!  La meravigliosa scrittura, la magica ambientazione e i personaggi fanno di questo libro una delle migliori letture degli ultimi mesi, quindi non posso far altro che consigliarvelo!

"Non è giusto. La gente sostiene di conoscerti per le cose che hai fatto, e non perchè si è seduta ad ascoltare la tua versione dei fatti. Per quanto tu provi a vivere una vita retta, se in questa valle compi un passo falso, non sarà mai dimenticato. Non importa se hai agito per il bene. Non importa se dentro di te una voce sussurra “Non sono come dite!”. E’ l’opinione degli altri che determina chi sei."
Baci...

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