[Recensione] La rabbia e l'orgoglio di Oriana Fallaci


Buon pomeriggio cari Lettori!
Oggi, invece dei soliti romanzi, parliamo di un saggio che tratta un argomento estremamente attuale...

La rabbia e l'orgoglio è il libro che nel 2001 segna il ritorno della Fallaci dopo 10 anni di silenzio ininterrotto. La Fallaci torna a parlare spinta dai terribili avvenimenti dell'11 Settembre 2001. L'allora direttore del Corriere della Sera la invitò a scrivere un articolo per il giornale, un articolo in cui parlare a ruota libera degli scottanti temi che l'11 Settembre inevitabilmente sollevò.

La rabbia e l'Orgoglio è la versione estesa di quell'articolo, senza tagli e censure, che fa da apertura alla "Trilogia di Oriana Fallaci",seguita da La forza della ragione e Oriana Fallaci intervista sè stessa-L'apocalisse.
Con parole dure e spietatamente sincere la Fallaci parla dell'Islam, degli Stati Uniti e della civiltà occidentale in generale, più che altro della decadenza di cui è oggetto e di come tale decadenza sta influenzando i rapporti con il mondo islamico in senso negativo. Parole che rilette ora, alla luce degli eventi più recenti, sembrano quasi profetiche...

Mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. Sono molto molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d' una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli.

La Fallaci inizia parlando di come lei ha vissuto l'attacco alle Torri. Si trovava nella sua casa di Manhattan quando presa da un impulso improvviso accende il televisore e assiste in diretta all'attacco. Vede le persone lanciarsi dai palazzi, vede l'aereo schiantarsi nella seconda torre, infine le vede crollare lasciando solo macerie. L'America viene colpita dove si sente più forte, per la prima volta si trova sotto attacco in patria, vede in ogni straniero una possibile minaccia e di nuovo, come era accaduto dopo l'attacco a Pearl Harbor, gli Americani si rendono conto di essere vulnerabili.

Un attacco che la Fallaci vede un po' come il fallimento della civiltà occidentale, principalmente perchè crede che lo spazio di attaccare è stato concesso in un certo senso dagli Occidentali che, mostrandosi fin troppo tolleranti o buonisti, hanno forse "aiutato" i terroristi a prepararsi.
Un altro fallimento lo vede nella reazione di altre nazioni all'attacco, la Fallaci resta sconvolta apprendendo che anche in Italia, nonchè in molti paesi arabi, si è gridato ai quattro venti che in fondo gli Americani se l'erano cercata. Giustificare in questo modo azioni tanto brutali, sopratutto pensando che le vittime erano civili innocenti, dà il voltastomaco e credo che abbia ragione l'Oriana quando dice che chi ha inneggiato all'attacco non merita neanche di essere chiamato essere umano.

Successivamente dopo una brutale analisi del confronto fra le due culture, confronto che la Fallaci crede neanche esista, si passa a parlare dell'Occidente. Prima dell'America, paese che della libertà e della democrazia ha fatto la sua forza e che proprio per questo è ancor più oggetto di attacchi da parte di chi nella democrazia e nella libertà non crede affatto. 
Infine si arriva a parlare dell'Italia, quell'Italia da cui la Fallaci è fuggita, scegliendo l'esilio volontario, quell'Italia che l'ha delusa forse più di tutto. L'invettiva contro la sua patria, insieme a quella contro l'Islam, è la parte più dura e forte del saggio, la Fallaci sfoga tutta la sua rabbia inveendo e arrabbiandosi, ma lucidamente, come solo lei sapeva fare .

È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo, perdio! Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Alla propria carrieruccia, alla propria gloriuccia, alla propria popolarità di periferia. Pei propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono, si accusano... Io sono assolutamente convinta che, se Usama Bin Laden avesse fatto saltare in aria la Torre di Giotto o la Torre di Pisa, l’opposizione avrebbe dato la colpa al governo. E il governo avrebbe dato la colpa all’opposizione. I capoccia del governo e i capoccia dell’opposizione, ai propri compagni e ai propri camerati...

La conclusione del saggio ha tono profetico, la Fallaci invita a reagire contro chi, secondo lei, sta cercando di distruggere la civiltà occidentale, invita a renderci conto del pericolo che arriva dal Medio Oriente: "Sveglia, gente, sveglia! Intimi­diti come siete dalla paura d’andar contro corrente op­pure d’apparire razzisti,non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad, Guerra Santa. Una guerra che forse non mira alla conquista del nostro territorio, (forse?), ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime: alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà, all’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci...Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. Distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri..."

Leggere queste parole alla luce degli ultimi avvenimenti relativi al terrorismo,alla Jihad e alla paura che negli ultimi tempi ci ha assalito tutti, le mette sotto una luce diversa. Nonostante sia stato scritto più di 10 anni fa, questo saggio è più che mai attuale e pur non essendo completamente d'accordo con le sue parole o col modo in cui le pronunciò, non possiamo che ammirare questa donna che, mentre gli altri tacevano, ebbe il coraggio di parlare. Buona lettura!

Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.


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