[Rubrica: Se Fosse#12] Intervista a Pierpaolo Mandetta

 
INTERVISTA A PIERPAOLO MANDETTA

Buongiorno amici miei, l'estate ha deciso di non bruciare più i miei due neuroni e io non posso che gioirne, aspettando l'arrivo del mio amato inverno, vi presento uno scrittore sorprendente, sto parlando di Pierpaolo Mandetta autore di “Cuore satellite” trovate la mia recensione qui.

Intanto "Ciao Pierpaolo e benvenuto tra gli amici de La Fenice Book "
Ciao a te Barbara e ciao alla Fenice Book, grazie per questa ospitata.

Il tuo romanzo, a differenza di molti altri,  pur affrontando un argomento serio e importante, lo fa in modo leggero e a tratti divertente, andando comunque a scavare in profondità. Come mai questa scelta stilistica? E come nasce la storia di Paolo?

Direi che in linea di massima, l’omosessualità è trattata o in maniera assolutamente esilarante come nei film Priscilla (per me, divinità del cinema lgbt) o nel telefilm Will & Grace, oppure con la massima gravità, quasi soffocante, quasi fosse un mondo oscuro fatto di gente buttata fuori casa dai genitori o malata di hiv. Io son solo abituato a parlare di vita, che è uguale per etero o per gay, e la vita è fatta di lati assurdi e di momenti drammatici. Poi adoro fare umorismo su tutto, sdrammatizzare. Adoro le commedie, come Mambo Italiano. Paolo, il protagonista, nasce dalla mia voglia di raccontare un po’ di bello e un po’ di brutto della vita banale ma vera della provincia. Di creare un personaggio gay con dei problemi non legati alla sua condizione, ma a motivi più ampi, fatti di tanti legami. E poi, certo, l’idea è nata dal mio bisogno di parlare di famiglia, che per il mondo inebetito dalla Tv di oggi e dalla Chiesa è una parola bella e dolce, ma in realtà spesso è la causa di tanti problemi personali. La famiglia ti costringe a sposarti, ti fa finire dallo psicologo, ti fa allontanare da casa, ti influenza su scelte lavorative e accademiche, ti fa torcere lo stomaco per tutti i no che vorresti urlare ma ti tieni dentro. Poi, naturalmente, per chi è fortunato, è il punto fermo da cui tornare ogni volta.

“Cuore satellite” mi ha proprio lasciato un senso di buono e giusto. Di cose vere e belle. Hai voglia di raccontarci un po' della tua vita?

È una vita tranquilla. Sono un tipo che molti definirebbero noioso. Lavoro nel bar di famiglia, ho la passione del giardinaggio, ho un cane che ho allevato instillandogli tutte le mie ansie e che ora sembra un nevrotico. Scrivo sperando di poter scrivere sempre, ho pochi amici perché vivo in un paesello, se mi capita di uscire di sera mi viene sonno alle undici, mentre in casa ascolto musica fino alle tre del mattino. Divoro pizza e pasta.

Leggevo il tuo romanzo e certe scene le immaginavo sul grande schermo. Molti autori fantasticano e sognano di vedere il proprio romanzo diventare film. Anche per te è così? Se sì, a quale attore ti piacerebbe affidare la parte di Paolo? E quella di Caterina e Leo? E chi vorresti come regista?

Ammetto di scrivere in maniera molto scenografica, quasi poco letteraria. E ammetto di amare il cinema più dei libri. Ho sempre pensato di studiare sceneggiatura, ma poi penso che siamo in Italia e qui il massimo della commedia ce l’ha in mano Siani, ormai. Sarò banalissimo, ma sognerei Almodovar come regista, o magari Woody Allen. Per gli attori, essendo parti giovani, non ne ho idea. So solo che ho scritto di Caterina pensando a Cher nel film Stregata dalla luna.

Mi pare di aver capito che non hai seguito l'iter classico per far vivere e conoscere il tuo romanzo. Ci spieghi la tua idea? La tua scelta.

Dopo tre anni di piccola editoria, dopo aver proposto il mio ultimo romanzo a un agente che lo ha definito inadatto ai tempi che corrono, e di situazioni in cui mi rendevo conto che a nessuno importava di valorizzare i miei lavori, mi son detto “ma che ne sto facendo della mia scrittura? Sto scrivendo le storie che sento o le storie che potrebbero piacere a un editore?” Ho aperto gli occhi e ho capito che stavo elemosinando un’occasione dal mondo. Mi è venuto in mente il film Il ladro di orchidee e ho accettato finalmente l’idea dello scrivere come un’avventura, debellando l’attesa di qualcuno che se ne facesse carico. Insomma, prendere in mano la vita. Ho archiviato il sogno di un grande editore e ho ricominciato da capo, tuffandomi nel tanto criticato self. Ho pagato un illustratore, ho fatto fare editing al romanzo, un booktrailer da un amico, ho usato il potere social. Era il mio obiettivo: far conoscere Cuore Satellite e lasciarlo giudicare alle persone.

Hai un consiglio da dare agli autori emergenti? E ai tanti Paolo che ci leggono?

Agli autori emergenti di guardare meno gli altri, perché ciò che vediamo è spesso illusorio, fatto di niente che brilla, e di non aver paura di tentare nuove strade e mezzi inusuali. Non sono più gli anni novanta, è ora di svecchiarsi e di cambiare sogni. E soprattutto di non scrivere per rincorrere il successo. Ai tanti Paolo… che dire? Siate sempre sinceri con voi stessi. Non c’è cosa più bella al mondo dell’aver risolto i problemi del cuore, che siano legati agli amanti, ai genitori o al passato.

Un segreto, un sogno, un viaggio ancora da fare.

Non amo viaggiare. Son molto legato alla casa. Ma il mio sogno è avere una bella villetta di mattoni a due passi dalla montagna, possibilmente piena di ruscelli e mucche al pascolo, su cui poter passeggiare ogni weekend. Ho pochissime pretese, e il verde è una di queste.

SE FOSSI...
Se un libro o un autore fossero musica...fossero un film, un colore, una città ...Ognuno di noi nel nostro immaginario crea mille mondi, mille volti e mille ideologie. Invece di inserire le solite recensioni e le solite interviste assocerò questa meravigliosa idea di immaginare se un autore fosse...o un libro ...a seconda dei casi...

Stars Hollow, perché per me è l’idea perfetta di paesello bucolico e caloroso, in cui tutti sono un po’ la tua famiglia, e ogni settimana c’è una festicciola che coinvolge la comunità nella piccola piazza.



Verde acqua, che mi ricorda tanto la libertà.


Powerless di Nelly Furtado, perché quando andavo alle superiori, che per me son state terribili, pensavo al volto gioioso della cantante e mi dicevo è così che voglio il mio sorriso, un giorno.


Nightmare before Christmas, perché è il riassunto della mia infanzia, fatta di mostri affettuosi, di ombre rassicuranti, di lieto fine.

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