[IV° Tappa BlogTour] Nella tela del tempo di Barbara Nalin

Buondì cari #FeniLettori, come state?! Oggi un bellissimo BlogTour! Di cui ci eravamo occupati dell'anteprima...ricordate? Ebbene abbiamo il privilegio di ospitare una tappa! La nostra, ancora una volta, sarà un'intervista all'autrice scopriamo insieme cosa ha da raccontarci...
Genere: Fantasy/Romance
Pagine: 314 Prezzo: 14,99€
Uscita: 16 Settembre 2015
Malta, Isola di Comino, Fabrizio Dalle Tele e sua moglie Velata discutono animatamente in seguito all'arrivo di un gruppo di persone il cui destino è profondamente connesso alla storia della loro famiglia e in particolare al rapporto che da decenni li unisce. Los Angeles, redazione della rivista Magic in Action, Melita Dalle Tele, giovane e talentuosa fotografa, riceve dalla direttrice del giornale l’incarico di recarsi a Malta per raccogliere le prove fotografiche di un mistero custodito nel Ta' Kola, il mulino di proprietà della famiglia. Non è facile per lei tornare nel luogo che ha lasciato poco più che adolescente, animata dalla passione per la macchina fotografica e dalla volontà di fuggire da un passato problematico e doloroso.

Inizia così un viaggio alla scoperta di segreti sepolti nel tempo, legati alle vicende dei Cavalieri di Malta. In un’isola la cui storia ha segnato la cultura occidentale si svolgono le avventure della famiglia Dalle Tele, tra amori che sfidano i secoli e intrighi che lasciano il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina.

Ciao Barbara, benvenuta! Com'è nato “Nella tela del tempo”?
Ciao a tutti voi e grazie per aver accettato di ospitarmi nel vostro blog. Come è nato “Nella tela del tempo”... questa è una domanda che mi hanno già fatto e che, non lo nego, ho sempre difficoltà a rispondere perché la nascita del mio romanzo e il suo svilupparsi non è stato per niente semplice. Dico sempre che è come se avessi partorito sette volte nella mia vita, due quelle reali, (i miei figli Francy e Ale) e le altre cinque sono tutte dedicate a “Nella tela del tempo”. L’idea è nata un pomeriggio dell’anno 2009, avevo da poco pubblicato il mio primo romanzo “I Guerrieri dell’Arcobaleno e la Profezia di Vallecolore” e stavo mettendo ordine tra le mie carte, quando mi è capitato tra le mani il mio diario personale, dove da ragazzina scrivevo tutti i miei pensieri più intimi. Ho cominciato a sfogliarlo, le prime pagine parlavano di me quattordicenne e del mio mondo, ho proseguito completamente rapita dalla lettura, (mi chiedevo com’era possibile che già a quell’età avessi pensieri così profondi), finché sono arrivata al periodo dei miei diciotto anni, a quell’ indimenticabile vacanza studio sull’isola di Malta, dove mi ero preso una cotta per Simon, il mio professore di ventidue anni. La ricordo ancora, malgrado siano passati ventisette anni, forse perché è stata la mia prima vera cotta o forse perché quello era il periodo in cui pensavo che il mondo aspettasse solo me, un tempo in cui tutto mi era permesso, in cui mi sentivo libera di fare, agire e soprattutto di essere! Ecco, penso che l’idea sia nata quel pomeriggio di aprile di sette anni fa.

È stato difficile scrivere la parte “storica”, quella relativa ai Cavalieri e all'Ordine? Hai fatto molta ricerca?
Difficile non direi, preferisco il termine “impegnativa” . Penso che quando un autore decide di raccontare un determinato periodo storico, deve per forza di cose informarsi, fare delle ricerche, ma deve soprattutto entrare nella storia, entrare in sintonia con essa, solo così puoi far tuo quel momento particolare. Per quanto mi riguarda, la storia dei Cavalieri di Malta, mi ha sempre affascinata e quando ho cominciato a scrivere il romanzo, in giro pullulavano solo libri sui Cavalieri Templari, si sapeva tutto di loro, di come il re di Francia, Filippo IV detto il Bello, aveva dato inizio alla loro persecuzione, ed è stato allora che gli ingranaggi della mia fantasia si sono messi in moto. Poi sono dell’idea che quando una cosa deve succedere ed è destino che capiti, ti arrivano dei segnali  incappi nelle famose coincidenze... La mia è arrivata un sabato mattina mentre facevo una passeggiata per il centro della mia città, Verona, ricordo che sono entrata in una libreria di guide turistiche. Beh, insomma, mentre cercavo un libro sulla Francia, tra le mani mi è capitato un libricino con la copertina rossa che raccontava i fatti dell’assedio turco del 1565 a Malta. Quello è stato il mio “segno”, era come se mi si stesse dicendo che ero sulla strada giusta, che dovevo scrivere quel libro!

Qual è il personaggio di cui ti è piaciuto di più scrivere e perché?
Innanzitutto premetto che amo tutti i miei personaggi, soprattutto le donne, sulle quali è incentrato il romanzo. E proprio fra queste, il personaggio che mi è piaciuto di più scrivere in assoluto è quello di Sara Dalle Tele. Un personaggio che non ha riscosso molta simpatia, nell’ultima recensione che mi hanno fatto, la blogger affermava che Sara era quella che aveva odiato più di tutte, altri addirittura mi avevano detto che si poteva benissimo togliere dal romanzo, era la cosiddetta donna inutile la cui funzione era unicamente quella di rendere più interessante il personaggio di Melita, la mia protagonista. Al contrario, io trovo che Sara sia una delle persone più affascinanti del libro, con la sua fragilità e il suo voler essere a tutti i costi una donna forte, tutta d’un pezzo. L’ho amata perché lei mette in scena tutte le debolezze di una donna, e per me è la donna con D maiuscola, è colei che sa essere all’occorrenza, amica, confidente, figlia, sorella, nipote, amante. La sua più grande debolezza è cercare di farsi accettare da chi le sta intorno, perdendo così di vista se stessa, e confondendo questo suo bisogno con l’amore, annientandosi, senza sentire la gioia ma solo un perenne senso di dovere. La grande sfida di Sara sarà capire che l’amore ti porta gioia e tanto piacere, perciò dovrà ascoltare il suo cuore e comprendere dove si trova: nella gioia, nella frustrazione o sempre nel dovere. Non arriverà a capirlo, non in questo libro almeno, ma nel seguito ho già in mente qualcosa di speciale per lei.

Perché hai messo al centro di tutte le vicende il Ta’ Kola, un antico mulino esistente?
Fin dall’inizio sapevo che avrei affrontato il tema del viaggio nel tempo. Mi ha sempre affascinato, soprattutto da dopo che era uscita la saga di “Ritorno al futuro” con Michael J. Fox, chi non se la ricorda! Ebbene, necessitavo solo di uno strumento che mi facesse varcare le porte del tempo. Ho fatto un po’ di ricerche e mi sono imbattuta in questo mulino che si trova sull’isola di Gozo e che era stato costruito nel 1700 dai cavalieri di Malta. Ho pensato: “Perché no?”

Se dovessi scegliere il Valore che ti rappresenta di più fra quelli cui si fa riferimento nel romanzo (Purezza, Fiducia, Impegno, Umiltà, Misericordia, Pentimento, Giustizia, capacità di Dialogo) quale sceglieresti?
Sicuramente la Giustizia che per me si sposa immancabilmente con il Rispetto. È stato mio padre a trasmettermi questi valori, ricordo che una volta, quando ancora ero ragazzina mi disse: “Fai attenzione a come parli con le persone, perché tu non sai mai chi hai dall’altra parte, chi hai di fronte... e non perché devi pensare che quella persona ha magari influenza, soldi, ricchezze e può nuocerti, no, perché non puoi mai sapere i drammi, i dolori, le sofferenze dell’altro!” Quella è stata una grande lezione di vita, che cerco di trasmettere ogni giorno anche ai miei figli.

Quale, fra i tanti personaggi maschili che popolano il romanzo, è quello che potrebbe essere il tuo “uomo ideale”? :D
Simon! Simon al di sopra di tutti. Però ora che ho incominciato a scrivere il secondo e ultimo capitolo della storia, non vi nego che anche Murad incarna il mio “uomo ideale”, forse lui è più “uomo” del suo antagonista Simon. E per sapere chi farà breccia definitivamente nel cuore di Melita, non ci resta che attendere il seguito, anche perché ad essere sincera, non lo so nemmeno io!

C'è un messaggio di fondo che hai voluto comunicare al lettore scrivendo questa storia?
Sì... quello che penso è che tutti noi nella vita siamo alla ricerca di un qualcosa che ci faccia sentire parte proprio di questa vita. Le mie donne combattono, litigano selvaggiamente tra di loro, mentono, fuggono, il tutto per cercare una loro identità, un loro posto, è un po’ come se portando alle estreme conseguenze i loro comportamenti, ci dicessero che non siamo esseri perfetti e mai lo saremo. È come se ci spronassero ad accettare le nostre debolezze, quello che siamo, con i nostri limiti, è come se volessero portarci a gioire del grande dono della vita e di vivere l’amore, in tutte le sue forme, per quello che è e di lasciare andare i compromessi oscuri e le manipolazioni. Velata e Fabrizio, due dei miei personaggi più importanti, mentono e manipolano per tenere unita la loro famiglia, ma così facendo non fanno che acuire quel senso di estraneità e allontanamento che si è ormai instaurato da anni.

Il romanzo avrà un seguito?
Sì, ho cominciato a scriverlo proprio nelle ultime settimane e la storia sta prendendo forma, sta avendo un suo “perché”. Non so ancora cosa accadrà a ognuno dei miei personaggi, ma vi posso dire che alcuni ritorneranno e qualcun'altro arriverà per la prima volta.


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