[ V° Tappa BlogTour] Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito) di Chiara Parenti


Buongiorno cari #FeniLettori e benvenuti alla V° Tappa del BLOGTOUR dedicato al libro "Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)" di Chiara Parenti.
La vita di Maia Marini procede a vele spiegate verso la felicità: un fidanzato appartenente a una prestigiosa famiglia, un lavoro presso una delle più rinomate agenzie di comunicazione di Milano, tre amiche splendide con cui trascorrere il weekend per festeggiare l'addio al nubilato di Diana, la futura cognata! Peccato che la meta prescelta sia la Versilia, dove Maia ha passato le vacanze fino all'estate dei 16 anni. Ritornare nei luoghi in cui ha lasciato il cuore e rivedere Marco, il primo amore, la manda in tilt. Così decide che qualche mojito non potrà farle male... e anzi l'aiuterà. Il mattino dopo, però, Maia non ricorda niente. Non ha idea di cosa abbia combinato durante quel folle venerdì notte. In compenso, però, lo sanno i suoi 768 amici di Facebook. Cercando di ricucire una situazione compromettente e compromessa in ogni settore della sua vita, Maia si troverà a porsi una domanda fondamentale: e se invece che la fine di tutto, fosse solo un nuovo inizio? Perché se è vero che l'alcol fa fare pazzie, è altrettanto vero che a volte aiuta a fare la cosa giusta! 

Chiara Parenti è laureata in Filosofia, è giornalista pubblicista e lavora nell’ambito dell’editoria e della comunicazione. Appassionata di scrittura creativa, è autrice di un manuale di scrittura e coautrice di diversi saggi. Il suo blog personale, Il giardino d’estate è online all’indirizzo chiaraparenti.blogspot.it
All’interno il locale è arredato nei toni del bianco, con un’ampia zona semiaperta che dà direttamente sulla spiaggia.
È pieno di gente e il mio stomaco, non so perché, inizia a fare le capriole come un delfino in piscina.
«Ciao, siamo qui per l’addio al nubilato…» spiega Margherita. 
«Ciao ragazze!» esclama, gentile, una cameriera che ci è venuta incontro, accogliendoci con un sorriso. Ha i capelli corti e neri, un grande tatuaggio le percorre tutto il braccio sinistro.
«Ho parlato con il titolare l’altro giorno…» aggiunge Margherita, abbassando il tono come se avesse tramato con lui i dettagli segreti della marcia su Roma.
«Sì, lo so, è tutto a posto! Seguitemi!» le risponde lei con la stessa aria complottista.
Con un mal di piedi che mi sale fino al cuore, mi trascino dietro alla mia amica e alla controfigura di Lisbeth Salander, gli occhi incollati al mio cellulare e i capelli che mi ricadono sul viso.
Forse assomiglio a un cucciolo di maltese, ma non si sa mai, meglio essere prudenti.
“Comunque, se anche lui fosse qui, in tutto questo caos non mi vedrebbe mai”, mi ritrovo a pensare. “E poi, quante probabilità ci sono che lui sia qui proprio stasera?”, mi dico con ritrovato ottimismo.
La traversata della sala con Gaia vestita come una velina ai casting non passa inosservata ma comunque senza gravi conseguenze. Tuttavia mi rilasso solo quando ricevo un messaggio,
almeno non devo continuare a far finta di fissare lo schermo buio del telefono.

Mi hanno fissato il colloquio per lunedì al Conservatorio. Ti faccio sapere… Grazieeeeeeeeee.


A scrivermi è Antonella Grassi, un’altra vittima di Tancredi De Bernardinis.
Dopo che se n’è andata con un esaurimento nervoso e una mano slogata (per aver dato un pugno nel muro) due anni fa, l’unico lavoro che era riuscita a trovare era in un bar di Gallarate. L’altro giorno il presidente dell’Associazione Musicale di Milano mi ha detto di aver bisogno di un responsabile
della comunicazione, così gli ho segnalato Antonella e lui deve averla chiamata.
Dopo averla licenziata per una tutt’altro che giusta causa, Tancredi le intimò che non avrebbe mai più lavorato nel mondo della comunicazione, di cui lui detiene l’impero assoluto.
Perciò adesso una scintilla di euforia mi pervade all’idea di essere riuscita, nel mio piccolo, a far trionfare il bene.
Sventolo in aria con orgoglio la mia alabarda immaginaria e raggiungo le mie amiche con ritrovato buonumore. 
Il tripudio di palloncini bianchi, coriandoli e stelle filanti è il nostro tavolo, che si trova esattamente sotto un piccolo palco. Lo vedo, sobbalzo, e addio buonumore.
La cameriera si allontana e Diana, eccitatissima, ci indica i nostri posti. Mentre scosto la sedia, mi accorgo che sopra c’è una busta di plastica nera con la scritta Sexy shop che non preannuncia nulla di buono. L’appoggio a terra e mi siedo con cautela, sperando che il mio vestito non si strappi in due. 
Gaia, invece, ha già rovesciato sul tavolo ogni tipo di gadget porno-sexy.
Sembra una bambina la mattina di Natale e la sua voce ha lo stesso entusiasmo. Solo che, anziché stupirsi di fronte all’ultimo modello di Barbie, esulta euforica stringendo tra le mani il glorioso Kit Sposi Sadomaso.
«Ehi! Ma avete svaligiato un sexy shop?» Diana si siede vicino a lei, che ora sta studiando una lampada dalla evidente forma fallica.
E questi cosa sono? Oh, non posso crederci. I dadi del Kamasutra.
Sto girando e rigirando tra le dita una coppia di cubetti sulle cui facce sono disegnate posizioni che non riesco nemmeno a capire come possano essere realizzabili senza infrangere la legge di gravità. A essere sincera, io non so neanche a cosa servano molti di questi cosi.
Con Lapo non usiamo certo tutta questa attrezzatura quando facciamo sesso. Anzi, non usiamo alcun tipo di attrezzatura.
O meglio non facciamo sesso. No, scherzo, quello lo facciamo. Gli ho dato anche un nomignolo per i momenti di intimità: Flash. Ma questo lo so solo io.
L’importante tuttavia non è la durata, è arrivare a meta, come mi insegna Margherita. 
«Maia! Che faccia fai? Sembra che tu non abbia mai visto queste cose!» domanda Gaia, ora con l’aria da escort navigata. 
«No, figurati!» ribatto io, dandomi il tono da esperta del sesso estremo.
«In effetti non ce lo vedo proprio mio fratello che sperimenta strane posizioni a letto!» Diana scoppia in una risata sguaiata.
«Tanto non c’è niente da fare! Gli uomini sono tutti uguali: all’inizio fuoco e fiamme. Poi si adagiano, s’impigriscono e tanti cari saluti al desiderio!» aggiunge Margherita. È sempre stata una femminista convinta: se fosse vissuta negli anni Settanta avrebbe dato fuoco a mutande e reggiseni con la stessa energia della Torcia Umana. Odia le donne geisha cosparse di spirito da crocerossina. Se potesse avvicinarle, lo farebbe solo con l’accendino in mano.
«Lapo e io siamo due persone adulte e mature» replico, con un velo d’imbarazzo. «Il nostro è un rapporto serio. Ovvio, dopo tanti anni che uno sta insieme a una persona è normale che la passione venga meno. Voglio dire, il nostro rapporto non si basa certo sul sesso, altrimenti non saremmo arrivati fino a questo punto. Ci sono altri interessi, altre cose…» E qui lascio cadere la frase perché all’improvviso non mi viene in mente nulla, ma è senza dubbio per colpa del baccano che
c’è nel locale e mi impedisce di pensare.
Una strisciante sensazione di disagio si fa largo dentro me e si raduna come un peso alla bocca dello stomaco.
Non vedo l’ora che questa serata finisca e di essere di nuovo in viaggio per Milano. Se penso a tutte le cose che ho da fare, mi sento sopraffatta.
Quando ho finito di rispondere ad Antonella, il telefono inizia a squillare.
«Ancora? Ma non è possibile Maia!» Diana sbuffa, mettendo il broncio. A volte sembra una bambina che fa le bizze.
Mi stringo nelle spalle, desolata. «Tancredi, ciao!» 
«Ma dai, anche di venerdì sera!» borbotta Margherita, mentre le faccio cenno di stare zitta.
La voce brusca di Tancredi mi inchioda alla sedia. «Voglio che tu senta il caporedattore cronaca di “Auto Élite” perché tu lo convinca a fare un pezzo su mercoledì» ordina con un piglio che non lascia alternative.
«Ma Tancredi, uhm, hanno già risposto che non ce la fanno a coprire l’inaugurazione. Il numero è, uhm, in chiusura…» cerco di spiegargli mentre mi tappo l’altro orecchio per non ascoltare quello che dice il tizio al microfono che è appena salito sul palco. Mi allontanerei dal tavolo, se non fossi ingessata in questo dannato miniabito. Penso che per toglierlo ci vorranno le cesoie.
«Non mi importa! Ho detto che voglio quel pezzo e devono farmelo! Sono o non sono il comunicatore più famoso di Milano?»
«Certo Tancredi, farò il possibile…» Sicuramente. Proverò a impedire che il giornale vada in stampa, magari pagando un talebano perché si faccia esplodere in tipografia. Che ci vuole? Potrei chiedere a Madre come si fa.
Appena vedo dei ragazzi salire sul palco il mio cuore si ferma: Tancredi De Bernardinis potrebbe essere qui a ricordarmi quanto sono incapace, sbraitandomi ordini in sanscrito, ma io non lo sentirei.
«Ciccio Cianuro ti chiama anche di venerdì sera per un contratto di mille pulciosissimi euro al mese?» sento mugugnare una delle ragazze, e ora come ora non saprei neanche dire quale.
Per qualche attimo entro in trance.
Solo quando i ragazzi si avvicinano e si posizionano davanti agli strumenti, sento che ogni mio nervo si rilassa. Non sono loro…
Prendo un respiro e mi sforzo di tornare in me. Mi schiarisco la voce. «Sì, ma ancora per poco.»
Mi sporgo in avanti, non voglio gridare, anche se, con la musica, parlare adesso sta diventando difficile. «Ha detto che forse mi assume: appena questo contratto scadrà, me ne farà uno a tempo indeterminato» dico incrociando le dita, per scaramanzia.
«Non te l’aveva detto anche l’altra volta?» chiede Diana scettica, aggrottando la fronte.
«E comunque non può rinnovarti il contratto a progetto all’infinito…» soggiunge Margherita.
«Ti assicuro che lui può fare questo e altro…» ribatto, ma poi mi freno. Non parlo mai troppo del mio capo e di sicuro non lo faccio su quello che so di lui e che non dovrei sapere... Sono una professionista, certe cose le tengo per me. 
«Be’, adesso basta con il lavoro, Maia! Non hai smesso un attimo da quando siamo qui!» Diana è di colpo risoluta. 
«Ora voglio che tu mi dia la borsetta, così niente più cellulari, email o altro!»
«Ha ragione, hai bisogno di rilassarti! Guardati, sei un fascio di nervi!» aggiunge Margherita, scuotendo la testa, mentre io, colta in fallo, smetto di mordermi il labbro.
Come un vigile urbano, Diana allunga la mano tra le bottiglie di prosecco in attesa che le consegni la borsa.
No, questo non è proprio possibile.

Mi rendo conto che la mia vita è appesa a una macchina. Il mio cellulare. E poi anche il portatile e facciamo pure anche l’iPad.
Per questo non posso proprio separarmi dal telefono per tutta la sera, potrebbe costarmi la pelle.
Diana mi sta ancora scrutando in attesa, e capisco che devo inventarmi subito qualcosa.
«Ehm… Certo» farfuglio nel panico. Mi chino sotto il tavolo, sfilo il cellulare e me lo nascondo tra le cosce. Voglio bene a Diana, ma non posso separarmi dal telefono per due ore. E se succedesse qualcosa? Se Tancredi mi chiamasse per qualche emergenza?
«Stasera ci dobbiamo solo divertire, okay? È la mia festa e voglio che sia indimenticabile!» dice Diana con espressione vittoriosa impugnando la mia borsa come un trofeo di guerra.
Respiro profondamente e mando giù un bel sorso di prosecco. 
Aspetto che la conversazione si avvii, sorridendo di tanto in tanto alle battute di Margherita.
Buonasera dottor Santini, sto scrivendo.
Con una mossa rapida ho infilato la mano sotto la coscia, ho afferrato il telefono e l’ho scostato leggermente, accavallando la gamba per riuscire a vedere lo schermo. 

So che state andando in stampa con il numero, ma siamo ancora in tempo 
per quell’approfondimento sull’evento di mercoledì a…

«Maia! Che stai facendo?» All’improvviso Diana è sull’attenti.
«Niente!» mi affretto a rispondere, infilando il telefono sotto la coscia.
Gaia, davanti a me, si sporge a guardare, scostando lievemente la tovaglia.
«Che cos’hai tra le gambe?» Un lampo di sospetto attraversa i suoi occhi.
Abbozzo un sorrisetto, alzando gli occhi al cielo. «Niente! Cosa dovrei avere!»
All’improvviso avverto un sussulto sotto le cosce. Mi blocco, lasciandomi sfuggire un gridolino di sorpresa. Il telefono inizia a vibrare e in perfetta sincronia la canzone finisce.
Uhm.
«Sono stati bravi però, eh!» annuisco, mimando un applauso alla band sul palco verso cui cerco di spostare l’attenzione.
Gaia stringe gli occhi. Diana e Margherita sono attente allo strano rumore che proviene dalla mia sedia tremolante.
«Maia, non posso crederci!» esclama all’improvviso Diana, che mi sta fissando a bocca aperta.
Non riesco a guardarla negli occhi: adesso mi sento proprio una pessima amica.
«Senti, mi dispiace, dovevo solo…» inizio la mia confessione con aria colpevole mentre sfilo il telefono, ma la voce stridula di sua cugina mi interrompe.
«Ehi, non ti facevo così lussuriosa! Vedo che mi hai preso in parola!» esclama Gaia, battendo un pugno sul tavolo mentre tutte la fissiamo con aria incredula. «Cavoli, un vibratore!»
Alla parola vibratore cade il silenzio in sala. Esattamente come succedeva a scuola: tutti parlavano e poi, all’improvviso, quando entrava il prof, calava un silenzio di tomba, mentre lo sfigato di turno stava dicendo qualche parolaccia. 
«Vibratore?» Il cantante dal palco non si lascia sfuggire l’occasione. «Ehi ragazze, vedo che vi state divertendo con tutti quei giochini, eh?!» 
Quando un occhio di bue illumina il nostro tavolo è il momento esatto in cui desidero stramazzare al suolo e morire.
«Sì, la mia amica qui ha già iniziato da sola!» gli risponde Gaia, poi mi scocca un’occhiata densa di sottintesi. «Vero, Maia?!»
Il ragazzo si avvicina a noi con aria divertita, calamitando l’attenzione di tutta la sala verso il nostro tavolo. E quando dico tavolo, intendo me. E quando dico me, intendo le mie cosce.
No. Non sta succedendo davvero.
«Ehm, io…» mi schiarisco la voce. Le mie guance sono in fiamme, non ho mai provato tanta vergogna in vita mia.
«Grande Maia!» Diana è divertita e sconcertata al tempo stesso. Le rivolgo un risolino imbarazzato mentre il telefono vibra di nuovo nella mia mano. Lancio un’occhiata al numero  sul display e provo una morsa allo stomaco.
MADRE.

Devo assolutamente rispondere. Madre si indispettisce come un crotalo se qualcuno non le risponde al telefono.
«Ehi, Maia! Dove vai adesso?» Margherita mi guarda stupita alzarmi di scatto dalla sedia.
Il telefono sussulta ancora nella mia mano, che tengo appoggiata sulla coscia per nascondere quello che tutti credono sia il mio giocattolino privato.
«Abbiamo interrotto qualcosa, bellezza?» mi chiede il tipo dal palco. «Dove te ne vai così di fretta?»
Una email, io volevo solo inviare una maledettissima email!
Mi sento avvampare in viso, la mente vuota. «Ehm… io… vado in bagno!» farfuglio.
«Giusto! Va’ a finire quello che hai iniziato!»
Mi fiondo verso la toilette con il viso avvolto dalle fiamme dell’inferno, tra le risate e i gridolini di tutta la sala.
Che figura di merda. Che figura di merda. Che figura di merda.
«Atena, ciao! Che sorpresa!» esclamo con una voce assurdamente acuta, cercando di nascondere l’affanno della corsa con le tagliole ai piedi.
«Sì, ciao Maia!» mi interrompe, brusca. «Ascolta, mi voglio raccomandare a te, perché con quella sciagurata di mia figlia non ci si ragiona. Lo so come funzionano queste stupide feste di addio al nubilato: niente sciocchezze, okay?»
«No, certo Atena, figurati…» la rassicuro, parlando a quello che almeno duecento persone in questo momento pensano sia un vibratore.
All’improvviso un ragazzotto muscoloso e tarchiato mi si para davanti cercando di fermare la mia corsa verso il bagno. 
«Ehi, bella! Se volevi un po’ di compagnia bastava che lo dicessi…»
«Chi era?» Atena è sospettosa. Più del solito, voglio dire. «Chi era chi?» domando a mia volta incredula mentre spingo via il tipo e continuo a correre. «Ho sentito la voce di un uomo. Chi c’è lì con te, Maia?»
«N-nessuno, Atena!»
«Ehi, tesoro! Hai bisogno di aiuto?»
Oh, Dio! Eccone un altro!
Atena si spazientisce. «L’ho sentito ancora!»
«No. Ti sbagli, sono sola, sono andata in bagno…» Quando finalmente mi chiudo la porta della toilette dietro le spalle, sospiro sollevata come se fossi al sicuro in un rifugio antiatomico
in cemento armato.
«E perché qualcuno ti ha chiesto se avevi bisogno di aiuto?»
Balbetto paurosamente. «P-perchééé… ehm…»
Già, perché?
Strizzo gli occhi e mi butto. «Ho un attacco di diarrea.»
Non c’è che dire: sotto pressione il mio cervello dà proprio il meglio di sé.
Madre ansima rumorosamente e io me la immagino sollevare al cielo quei suoi zigomi appuntiti da poterci tagliare il vetro e scatenare una tempesta solare.
«Meraviglioso, Maia. Devi sempre crearmi problemi!» Per un attimo fisso il telefono con aria dubbiosa: da quando una mia eventuale dissenteria sarebbe un problema suo?
«Cerca di fartela passare per domenica!» Dal tono con cui lo dice non è un consiglio, è una minaccia. «Non puoi mancare al compleanno di mia madre. Ormai l’ho detto a tutti che ci sarete anche tu e Lapo!»
«S-sì. Non preoccuparti» mi affretto a dire. «Ci sarò sicuramente e dav…»
Smetto di parlare non appena mi accorgo che lei ha già riagganciato.
Resto impalata a fissare il telefono, che dopo qualche secondo vibra di nuovo nella mia mano. È Lapo e credo già di sapere cosa vuole.
«Tesoro, mia madre mi ha detto che hai la dissenteria!» prorompe in tono allarmato.
Ogni volta mi stupisco di come facciano lui e Madre a comunicarsi le cose con una tale velocità e ormai sono quasi certa che abbiano le menti con il bluetooth.
«Ma non è niente, sul serio…» Mi spiace di aver inventato questa balla assurda e che adesso si stia preoccupando per me.
«Mmh…» mugugna, e io mi sento colta in fallo. «Non sarà una scusa per non venire domenica al compleanno di mia nonna, vero?» Il suo tono si fa sospettoso. Ma d’altronde, tale Madre…
«No, figurati…» Mi porto una mano sulla fronte, sto sudando come un cinghiale.
«Mmh» mugola ancora. «Scommetto che hai mangiato qualche schifezza come al solito!»
«No, non ho mangiato niente. Non mangio niente da stamattina!»
Questo è vero, lo giuro Vostro Onore!
«Ma almeno ti sei portata un po’ di gallette di riso?» mi chiede Lapo con insistenza. «Anzi, per cena mangiati solo uno yogurt di riso e basta, servirà a riequilibrare la flora intestinale. Capito?»
«Riequilibrare la flora intestinale.» Quando ci si mette, penso, il mio ragazzo sa essere veramente romantico.
Lo rassicuro e, dopo alcune altre raccomandazioni che nemmeno il migliore degli endoscopisti digestivi italiani, mi ritrovo sola nel bagno senza avere la minima idea di come uscirne evitando di sprofondare in un mare di vergogna.
Che probabilità ci sono che di là sia esplosa una bomba e ora ci sia un desolato, freddo e silenzioso deserto nucleare?
Nessuna, mi dico. E la mia voglia di vivere precipita sul pavimento.
Alla fine mi rassegno al mio destino, dopo aver preso in considerazione la piccola finestra sul soffitto da cui non riuscirebbe a uscire nemmeno un criceto, e il mai così invitante buco del water.
Un imprecisato numero di minuti dopo (chiuderà per ferie questo locale prima o poi, no?), mi rendo conto di non avere scelta.
Prendo un respiro.
Poi un altro.
E già che ci sono un altro ancora.
Stringo gli occhi e apro la porta ignorando tutto e tutti lì fuori e ritorno in sala con la sola, disperata voglia di bere una tinozza di qualunque cosa, basta che sia roba forte.
Finché non vado a sbattere contro qualcuno.
«… M-Maia?»
Al suono di questa voce, il mio cuore si ferma.
Per vincere qualcosa di unico partecipate al giveaway!
Per tutti quelli che vogliono partecipare:

-Mettere “Mi piace” alla pagina Facebook dell’autrice
-Seguire i vari blog partecipanti
-Inviare una foto (a noi blogger o anche all’autrice) con l’hashtag #summerlove: vanno bene selfie, foto e immagini che ritraggano l’amore che nasce in riva al mare, quello che prima o poi, almeno una volta nella vita, ciascuno di noi ha provato (e che è al centro di questo libro).

C’è tempo per inviare le immagini fino al 30 maggio! Il primo giugno sarà scelta la vincitrice a insindacabile giudizio dell’autrice e delle admin che partecipano al Blogtour. E qui potete vedere il bellissimo booktrailer del libro =)

Buona fortuna e tutti e a tutte e buon BlogTour!
Il calendario con il riepilogo delle varie Tappe qui. 

16 maggio 1° TAPPA – Presentazione Blogtour + Apertura Giveaway  (Libro Fatato)
18 maggio 2° TAPPA – Presentazione Dream Cast (Riflessi di libri)

23 maggio 3° TAPPA – Recensione (Insaziabili Letture)

25 maggio 4°TAPPA –Intervista all’autrice ( Il rumore dei libri)

30 maggio 5° TAPPA – Estratto (La Fenice Book)


 1 giugno – Tutti i blog pubblicano la propria recensione e Insaziabili Letture annuncia il vincitore 

E con questo concludiamo, spero che la nostra tappa vi sia piaciuta! Alla prossima!

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