[Review Party] La donna del bosco di Hannah Kent

Un romanzo, basato su storie davvero accadute, streghe e superstizioni, dove la nostra normalità nel 1825 in Irlanda erano frutto di esseri soprannaturali, magia e mistero.

Irlanda XIX secolo, il piccolo Micheál 4 anni non si muove più, ne parla. Una malattia o un dispetto delle fate?! Tutti in quella vallata sono superstiziosi e tutti hanno paura di quel piccolo bambino “changeling” ovvero essere fatato, da quando lui è arrivato in quella vallata succedono cose davvero strane. Nóra, sua nonna, cerca di tenerlo lontano da tutti, perché Micheál era un bambino posseduto dalle fate e aveva paura del giudizio della gente.

La povera donna dopo aver subito due gravi lutti si ritrova sola con quella creatura che lei non accetta; decide dunque di fare di tutto per riportare indietro il suo nipotino e cacciare per sempre quel mostro. Usando ogni mezzo a sua disposizione. Dopo aver trovato in Mary, una giovane ragazza , un buon aiuto, decide di rivolgersi a un prete per tirare Micheál fuori da quel corpo ma il prete rifiuta di aiutarla in quanto Micheál è solo un bimbo paralitico. Non demorde suggestionata dalla paura e dai racconti popolari, si affida alla magia rivolgendosi a colei che il quella terra ha il dono, colei che guarisce “la donna del bosco” lei è in contatto con gli esseri fatati o buon popolo, solo lei può esorcizzare il piccolo mostro.

Uno scontro tra religione pagana e cristiana, tra superstizione e volontà di Dio, dove l'irrazionalità delle credenze di elfi e fate supera la razionalità della verità. Un mondo in cui una malattia o una deformità non possono essere spiegate se non come opere di esseri malvagi. Un mondo mistico e reale pieno di pregiudizi e mancate verità.

Un romanzo in cui viene mostrata la superbia della profondità dell’anima umana, una lotta tra ciò che si crede e ciò che è in realtà, in cui i lettore viene avvolto dai paesaggi e racconti suggestivi di un secolo che pur vantando progresso era in bilico tra magia e verità.

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