Molto forte, incredibilmente vicino

Buona giornata cari Lettori e buon inizio settimana! Come va? Io sono abbastanza presa da lavoro e tanti altri impegni. La letture comunque proseguono sempre e vanno piuttosto bene, ma passiamo subito alla recensione di oggi.


Molto forte, incredibilmente vicino è il primo libro che leggo di Jonathan Safran Foer, un autore di cui ho sempre sentito grandi cose ma che finora non avevo mai letto. Questo romanzo è sicuramente la sua opera più famosa, è la storia del piccolo Oskar, un ragazzino che ha da poco perso il padre nell'attentato alle Torri Gemelle. Dopo qualche mese Oskar trova nello sgabuzzino di casa un vaso con dentro una busta che contiene una strana chiave. Sulla busta è scritto solo un nome: Black. Convinto che quella chiave sia stata lasciata lì dal padre per lui, Oskar inizia una strana caccia al tesoro che lo conduce alla scoperta di New York e di strani personaggi che in u modo o nell'altro lo aiuteranno a colmare il vuoto che sente dentro di sè.  

La trama di questo romanzo mi attirava moltissimo, ma sinceramente lo sviluppo della storia mi ha lasciata spesso confusa. Safran Foer ha uno stile davvero molto particolare che non credo possa piacere a tutti, è uno stile secco e un po' confusionario. Si passa da un argomento all'altro senza collegamenti e molti dialoghi sono davvero sopra le righe. Il libro inoltre è corredato da una serie di immagini e di foto, alcune pagine sono scritte solo per metà, altre ancora contengono una sola frase.

Nonostante questo stile così poco convenzionale, il romanzo resta comunque molto scorrevole e la storia si sviluppa in un modo molto particolare mentre seguiamo le avventure di Oskar e dei suoi strampalati compagni di avventura. La storia si sviluppa su due linee temporali diverse, da una parte seguiamo il piccolo Oskar alla ricerca del significato della chiave che ha trovato, dall'altra ci viene raccontata la storia di due personaggi che non vengono subito identificati ma che sono strettamente collegati a Oskar.

Credo che la parte del romanzo che ho preferito sia stata proprio il finale della storia. Dopo mille giri di parole e infinite avventure che portano Oskar a vagare da un posto all'altro di New York, finalmente arriviamo alla fine di questa turbolenta caccia al tesoro. I sentimenti e le emozioni dei personaggi sono descritti davvero molto bene, l'autore è molto bravo nel farci provare quello che sentono i suoi personaggi, è davvero impossibile non simpatizzare col piccolo Oskar e non sentire lo stesso vuoto che lui prova.


La storia in sè è molto bella ed emozionante, purtroppo qualcosa dello stile dell'autore non mi ha pienamente convinta. Ma credo che darò un'altra opportunità a Safran Foer perchè alla fine questo romanzo  mi ha comunque emozionata molto e ha saputo toccarmi il cuore in maniera delicata ma profonda. E' una storia sull'amore e sui legami familiari, sull'elaborazione del lutto, sulla forza di superare le difficoltà e di andare avanti guardando al futuro con rinnovata speranza. Buona lettura!

"Non ci si può difendere dalla tristezza senza difendersi dalla felicità."

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