I want to die but I want to eat tteokbokki di Baek Se-hee

Buona giornata cari Lettori! Oggi voglio parlarvi di una delle mie ultime e decisamente particolari letture.

I want to die but I want to eat tteokbokki è un ibrido tra un memoir e un resoconto di 12 sedute di psicoterapia che l'autrice ha registrato. Si tratta sicuramente di un libro estremamente particolare, i capitoli infatti sono formati quasi esclusivamente dalle conversazioni tra l'autrice e il suo psichiatra, mentre alla fine del libro si trova una parte finale che non fa che riassumere le conclusioni di questo percorso. 

Perchè ho deciso di leggerlo? Non lo so nemmeno io in realtà, negli ultimi mesi sto cercando di approfondire la mia conoscenza della letteratura sudcoreana, sia più classica che contemporanea. In più ho anche letto diversi saggi di psicologia, quindi attirata dal tema e dal meraviglioso titolo (per chi non lo sapesse i tteokbokki sono un piatto tipico coreano) mi sono lanciata nella lettura.

Alla fine si tratta di una sorta di testimonianza relativa ad un percorso di comprensione e accettazione di sè stessi. L'autrice è coreana e ovviamente molte delle cose di cui parla riflettono quella che è la società coreana; si parla ad esempio degli standard di bellezza coreani, spesso assurdi, della competizione, della pressione nel trovare un buon lavoro. Ma molti dei temi toccati sono comuni a tutti noi, tutti almeno una volta nella vita ci siamo sentiti inadeguati, non all'altezza, quasi guasti. Si parla moltissimo anche di felicità, di quanto la ricerca spasmodica della felicità a volte ci porti all'esatto opposto. Molto bella una delle riflessioni che vengono fatte sul tema: "Light and darkness are part of the same thing. Happiness and unhappiness alternate throughout life, as in a dance. So as long as keep going and don't give up, surely I will keep having moments of tears and laughter."

Ho trovato davvero interessanti queste brevi conversazioni, mi sono ritrovata in alcuni dei pensieri dell'autrice e ho apprezzato moltissimo l'onestà con cui è stata capace di parlarne. A tratti mi sono sentita compresa e, anche se non si tratta di quello che potremmo definire un libro di self help, alla fine leggerlo mi ha portata a riflettere sulla visione, spesso errata e totalmente fuori fuoco, che abbiamo di noi stessi e su quanto le eccessive pressioni esterne della società ci portino fuori strada. Brevissimo, si legge in poche ore, ma inaspettatamente profondo. Buona lettura!

“Because the human heart, even when it wants to die, quite often wants at the same time to eat some tteokbokki, too.


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