[Blogtour - Intervista] Alessandro Biasi, la moda e i suoi Spazi Sospesi

Dalla Moda alla Narrativa, Alessandro Biasi – fashion designer milanese fondatore del brand A-LAB MILANO (a-labmilano.com) – prosegue il suo percorso creativo nelle vesti di scrittore.

Da sempre attento osservatore delle dinamiche umane, Alessandro ha concentrato le sue energie nel racconto, da quello in immagini del prêt-à-porter a quello fatto di parole, spinto dal desiderio di mostrare un lato più intimo della propria creatività utilizzando la narrazione scritta. 

“Quando ho cominciato a scrivere Spazi sospesi non sapevo bene quali storie avrei raccontato ma sapevo che volevo scrivere di momenti rubati al quotidiano. Sono attratto dalla routine giornaliera, da quelle abitudini che diventano confort-zone ma che spesso rappresentano gabbie che ci costruiamo intorno senza nemmeno accorgercene”. 

Da questi presupposti nasce Spazi sospesi (Morellini Editore). Gli spazi sospesi sono gli angoli, quelle pieghe rese intenzionalmente bianche dalle protagoniste che animano la raccolta: spazi che le donne di questi undici racconti lasciano incustoditi per allontanarsi – senza chiedersi se tornare o fermarsi altrove – con l'intento di prendere fiato o per trovare riparo e mettere nuove radici. Sono luoghi dell'attesa dove, tra l'ironia di una battuta e un'emozione soffocata, le vicende si illuminano di una improvvisa rivelazione capace talvolta di restituire senso all'esistenza. Ma sono anche le mancate certezze che ognuna di queste sorprendenti donne comuni si porta dentro, raccontate in un susseguirsi di storie dove desideri, paure e bisogni universali muovono la narrazione in un tempo che, senza compassione, appare anch'esso sospeso. 

Alcuni dei racconti presenti nel volume sono stati abbozzati durante la pandemia. La cover è firmata dall’autore stesso (Veranda, 2020) che ha cercato di convogliare le emozioni raccolte nel libro e sottolineando il senso di vuoto che ha caratterizzato gli anni della crisi pandemica. 

Una raccolta intima, che dona suggestioni e regala al lettore un quadro vivido sull’universo femminile, attraverso le fragilità delle donne che sono considerate non un limite ma lente di ingrandimento per acquisire attimi di consapevolezza.


Alessandro Biasi
(1983) vive e lavora Milano. Collabora con aziende italiane ed estere come direttore artistico e creativo. Dal 2012 è docente in Fashion & Textile design alla Naba (Nuova Accademia di Belle Arti) ed è fondatore del brand di pret a porter femminile A-lab Milano. Spazi sospesi è il suo primo libro.

INTERVISTA


F.B. Benvenuto sul blog letterario “La Fenice Book”. Mi fa piacere ospitarti e offrirti una tazza di caffè. Iniziamo subito. Raccontaci, di cosa ti occupi. 

A.B. Grazie a te. Posso chiederti un po' di zucchero?  
È difficile per me, in questo momento, definire ciò che faccio. Mi occupo di molte cose. Tra queste c’è la Moda che mi ha accompagnato negli ultimi 15 anni. C’è il mio lavoro come docente di Fashion e Textile Design alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) e c’è la mia passione per la scrittura… 

F.B. Com’è iniziata la tua passione per la scrittura? Quando hai instaurato la tua connessione con essa? 

A.B. Il mio amore per la scrittura è nato quando ero bambino. Mi piaceva scrivere poesie. Amavo scrivere storie e illustrarle e da adolescente ho sviluppato questo aspetto anche creando fumetti. A poco a poco ho accantonato la scrittura per dedicarmi al racconto per immagini, all’arte prima e alla moda poi. Ho ripreso a scrivere parecchi anni dopo, nei ritagli di tempo, magari durante le vacanze o nelle brevi pause tra una collezione e l’altra. Mi sono però davvero ri-connesso con la scrittura soltanto durante il primo lockdown quando ho sentito la necessità di riconsiderare la mia vita lavorativa e le mie priorità creative. 

F.B. Dalla Moda alla Narrativa quali similitudini ci trovi e cosa ti piace di più e di meno? 

A.B. Anche la Moda, almeno per come si concepiva un tempo, è una forma di narrazione. Come il cinema, la musica - credo come un po' tutte le arti - racconta storie attraverso specifici codici ed elementi: tessuti, colori, silhouette… Quello che apprezzo maggiormente della Narrativa rispetto alla Moda è che lascia maggior spazio all’imperfezione, dandomi la possibilità, attraverso ciò che creo, di essere più autentico, in primis con me stesso e quindi anche con gli altri. 

F.B. Sei un fashion designer milanese fondatore del brand A-LAB MILANO (a-labmilano.com) trovi che la moda e l’editoria riescano a trovare un punto d’incontro? 

A.B. Credo che la Moda rispetto all’Editoria sia molto più veloce. Si trova sempre un passo più avanti. Perché è più curiosa, più sensibile alle novità e aperta alle contaminazioni… Direi che è più giovane, in un certo senso. La Moda spesso anticipa non solo le tendenze ma anche i cambiamenti sociali che la Narrativa poi racconta. Più che un punto di incontro vedo un avvicendamento nella trattazione e nell’approfondimento delle dinamiche umane. 

F.B. Spazi sospesi è il tuo nuovo libro. Raccontaci di cosa parli e perché. 

A.B. Spazi sospesi parla di donne che, per un motivo o per un altro, si ritrovano a far i conti con la propria esistenza, con quelle cose che credevano di aver superato o di aver chiuso in un cassetto per sempre. Parla di vite, di vite comuni, di abitudini, di normalità. Di parole non dette, di emozioni celate. 

F.B. Donne, parli di loro e degli spazi che cercano di vivere. Ti sei ispirato a donne reali, hai preso spunto da caratteri, spazi e esistenze? 

A.B. Ho preso spunto dalla mia vita, da emozioni reali e da donne che sicuramente esistono ma che, quasi sempre, non conosco. Mi piace osservare il mondo intorno a me, lo faccio spesso, soprattutto in metropolitana o nei caffè, e a volte mi capita che qualcuno colpisca la mia attenzione per un atteggiamento, per una frase che ha pronunciato o semplicemente per come è vestito… Da lì parte tutto.

F.B. Ti senti vicino alle donne? Secondo te gli uomini sono così diversi da loro? 

A.B. Mi sento molto vicino alle donne, forse perché per molti anni le ho vestite (ho sempre disegnato collezioni femminili) e anche perché fin da bambino amavo stare con le donne della mia famiglia, riunite nella grande cucina della nostra casa di campagna, ad ascoltare le loro storie, i pettegolezzi, i turbamenti. Decisamente più interessanti di calcio e motori. Credo che uomini e donne siano diversi. E credo che molta di questa diversità sia culturale, data soprattutto dal modo in cui veniamo cresciuti, per rispondere ad aspettative e a ruoli prestabiliti. 

F.B. Un’ultima domanda, spoileraci qualche tuo nuovo progetto futuro. A cosa stai lavorando sia nel campo della moda che nel campo della scrittura? 

A.B. In questo momento mi sto concentrando principalmente sulla scrittura per raccontare la precarietà, prima di tutto emotiva, di noi millennials. Sarà una storia di relazioni, legami e famiglia, nello spazio di un romanzo anche se credo che il mio grande amore resti la forma breve. 

F.B. Grazie d'esser stato con noi. 

A.B. Grazie a te per avermi ospitato! Ottimo caffè!

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