[Recensione] L'ora di greco di Han Kang

Una donna che non parla più, chiusa in un mutismo da cui spera di guarire attraverso lo studio di una lingua morta, il greco antico.

Anche quando poteva parlare, lo faceva sempre con un tono di voce basso. Non era un problema di corde vocali o di capacità polmonare. Semplicemente non le piaceva appropriarsi dello spazio. Ognuno occupa un certo spazio fisico che corrisponde esattamente al volume del proprio corpo, ma la voce si propaga molto oltre. Lei non voleva espandere la propria presenza.

Dall'altro lato troviamo un professore di greco antico che sta perdendo la vista e che prima di diventare completamente cieco ha lasciato la famiglia in Germania ed è tornato a Seoul da solo. Le lezioni di greco li mettono in contatto. Lei non parla, lui non la vede, eppure c'è qualcosa che li lega.

Che il giorno in cui renderemo al mondo della materia quanto di più fragile, delicato e solitario possediamo, ovvero la nostra vita, non riceveremo nulla in cambio. Che è in questo avvilente contesto che credo di comprendere Platone. Che lui stesso sapeva che una bellezza simile non esiste. Che non c'è mai nulla di perfetto. Non in questo mondo, perlomeno.

Delicatissimo, quasi impalpabile, poetico. Han Kang riprende in parte i temi trattati ne La vegetariana, ma allo stesso tempo se ne discosta. Abbandona l'asprezza del precedente testo e crea un racconto che sembra quasi una carezza. Ricco di metafore, immerso in un'atmosfera onirica, questo romanzo utilizza lo studio del greco antico, una lingua morta, per parlare di qualcosa di vivo.

Dolore, sofferenza, perdita, tutti i temi cari all'autrice ricompaiono in questo racconto. Il silenzio fa da fil rouge, ma è un silenzio che fa rumore, che ci accoglie e ci allontana, un silenzio che lascia il lettore in sospeso, in attesa di qualcosa, esattamente come i due protagonisti di cui non conosceremo mai il nome. Suggestivo, commovente, tipicamente orientale. Buona lettura!

Non le capita mai di trovarlo strano? Che il nostro corpo abbia palpebre e labbra, che possono essere tappate dall'esterno, ma anche sigillate dall'interno?


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