Il libro bianco di Han Kang
Il libro bianco è l'ultima uscita Adelphi di Han Kang. Ho già letto il libro qualche anno fa in inglese e il ricordo che ho è quello di una bellezza struggente impossibile da descrivere a parole.
Una città straniera, lontanissima da casa, avvolta nella neve e nel freddo, in un bianco accecante e puro. Un ricordo improvviso, quello di un visino simile ad un dolcetto di riso, sopravvissuto troppo poco ma mai dimenticato. Un racconto che parte da quel visino, dalla bambina che non è sopravvissuta ma che in un certo senso vive ancora nella scrittrice e nei suoi ricordi.
Da qui parte il racconto: "Se volevo darle un corpo in cui scorresse sangue tiepido, dovevo sfiorare con mano, ogni istante, il fatto che abitiamo un corpo caldo, non potevo fare altrimenti. Dovevo credere in quella parte di noi che rimane intatta, pulita, indistruttibile a dispetto di tutto, non potevo far altro che crederci." Han Kang diventa lei, la sorella che non ha mai vissuto, le dona parte della sua vita, del suo vissuto, del suo stesso corpo, diventa lei e tramite lei racconta. Racconta della perdita, del lutto, della memoria; semplicemente racconta, perchè attraverso le parole è possibile guarire.
Una lunga lista di cose bianche; un camicino di cotone, delle zollette di zucchero, la schiuma delle onde del mare, le stelle, la luna, la neve, la città bianca che è straniera ma allo stesso tempo familiare, delle ossa bianche, un respiro. É un racconto fatto di immagini che bucano le pagine, una lunga riflessione sulla vita umana, su quanto sia fragile. Non posso definirlo un romanzo, non so bene come definirlo, so solo che resta ad oggi una delle più belle riflessioni sulla vita, la memoria e la perdita che io abbia mai letto.
Delicatissimo, essenziale ma ricco. Quello che lo rende tanto speciale è il modo in cui partendo da cose semplicissime, Han Kang riesce a creare delle vere e proprie immagini che durante la lettura prendono vita. Mi sembrava di sentirla parlare, mi sembrava quasi di vedere il volto della bambina, di essere io stessa a passeggiare per le strade di una Varsavia innevata sospesa nel tempo. Sono pochi gli scrittori in grado di far percepire tutto questo, Han Kang ha un dono eccezionale.
Non credo di essere in grado di rendere giustizia alle sensazioni provate durante la lettura, è stata un'esperienza totalizzante ed estremamente commovente. Concludo come al solito consigliando questa scrittrice straordinaria che ogni volta mi sorprende con la sua empatia e la bellezza della sua prosa. Buona lettura!
"Avanziamo così lungo lo spigolo tagliente del tempo, sul ciglio di un invisibile precipizio che si rinnova attimo dopo attimo. Poggiamo un piede malfermo sul limite del tempo già vissuto e, a dispetto della nostra volontà ma senza esitazione, con l'altro muoviamo un passo nel vuoto. Non perchè siamo particolarmente coraggiosi, ma perchè non abbiamo scelta."
