[BlogTour] Il tavolo blu di Manuela Costantini

«Guarda ancora una volta quei rami protesi come artigli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi. Sono come lei: sbeccati, lacerati, e tenuti stretti indissolubilmente a radici ormai sradicate. Arriva sempre il momento di scegliere, di andare via e di tornare. C’è un tavolo blu che l’aspetta.»
 
Mirna vive ad Amalbena, una piccola città sul mar Adriatico. Ci è arrivata da bambina, insieme a sua madre Diana, che ora è morta. Mentre cerca di raccogliere i pezzi e affrontare il lutto insieme al suo patrigno, incontra Rachele, che ha da poco preso in gestione un ristorante in città. Si è trasferita per ricominciare, un'altra volta. Quando Mirna entra nel ristorante di Rachele e va a sedersi al tavolo blu, le due scoprono di avere molto in comune: Diana. Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, hanno vissuto diciannove anni in simbiosi come sorelle, nonostante non avessero neppure un gene in comune. Tra Rachele e Mirna nasce un rapporto fatto di confidenze, avvicinamenti e distanze. Tra loro lo spettro del ricordo di Diana, sempre presente.



I PERSONAGGI DEL ROMANZO

I personaggi, secondo me, sono la cosa più bella da “inventare” in una storia. I miei nascono dalla continua e inconsapevole e discreta osservazione delle persone che mi circondano o che incontro per caso o che guardo soltanto. 

C’è Rachele Corsaro: una donna adulta, con un passato tormentato alle spalle e con la voglia di ricominciare. Lei dice che qualche volta le manca un “pezzo” ma che si può vivere anche senza pezzi. 

C’è Mirna Sanchirico che è una ragazza giovane, contraddittoria e ribelle che prova a reagire al momento difficile che sta attraversando: un lutto, la fine di una relazione e una situazione lavorativa che non vuole accettare. 

C’è Diana Luce che muore all’inizio di questa storia ma che sarà sempre “presente”. 

E poi ci sono Ottavio, che riesce a scorgere quello che gli altri non vedono; Scorza che racconta e si racconta storie per “capire”; Caterina, disincantata e luminosa; Elvezia, saggia, stupida e “umana” e Germano, fragile e indeciso. Insomma, credo che ci “siamo” un po’ tutti.

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