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Recensione ~ Figlie del mare di Mary Lynn Bracht

Figlie del mare è un romanzo che ho in wishlist da molto tempo, ma incosciamente l'ho sempre evitato perchè sapevo quanto doloroso sarebbe stato leggerlo. Doppia ambientazione: Corea del 1943, durante l'occupazione giapponese e la Seconda guerra mondiale, e i giorni nostri. Hana ha solo 16 anni quando viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria; Hana vive nell'isola di Jeju ed è una Haenyeo, una donna del mare, una delle tante pescatrici di Jeju che portano avanti una tradizione millennaria. Per salvare la sorellina Emi da un destino terribile, Hana si sacrifica e finisce in Manciuria in una di quelle che venivano definite case di conforto, un bordello a disposizione dei soldati giapponesi dove vive un incubo infinito.

Anni dopo, precisamente nel 2011 a Seoul, Emi continua a partecipare anno dopo anno alle manifestazioni delle comfort wowen. Qui spera di ritrovare la sorella perduta, la sorella di cui nessuno sa nulla, nemmeno i suoi figli, ma che non ha mai dimenticato. 

La storia raccontata in questo romanzo, almeno per chi conosce un po' di storia coreana e gli eventi legati all'occupazione giapponese della penicola coreana, non è una novità. In realtà non lo è probabilmente per nessuno, perchè ogni guerra ha le sue tragedie, i suoi orrori, quegli orrori che spesso si tenta in tutti i modi di nascondere. E invece come dice l'autrice, il miglior modo per non ripetere gli errori del passato e per guardare al futuro con speranza, è proprio quello di ricordare, anche quando i ricordi sono terribili.

La storia di Hana ed Emi si intreccia negli anni su due piani temporali diversi. Quella di Hana è la parte terribile del racconto, dal suo arrivo alla casa di conforto alla sua vita nel bordello, nulla ci viene risparmiato. L'orrore che si respira in quelle pagine mi ha distrutta, e questo nonostante sapessi perfettamente cosa stavo per leggere. Altrettanto dolorose sono poi le pagine di Emi, perchè la sua storia, il suo voler ricordare ma allo stesso tempo la vergogna che prova, rappresenta perfettamente il dolore e la vergogna di tutte quelle donne sopravvissute, molto poche, che per anni hanno nascosto tutto quello che hanno subito, per paura di essere ancora una volta giudicate, per non diventare la vergogna delle loro famiglie. 

Questo romanzo è un modo, seppur piccolo, per ricordare e in un certo senso ammettere la loro storia. La storia di Hana ci ricorda quanto sa importante ricordare. Ancora oggi le halmoni sopravvissute, le nonne che sono state loro malgrado comfort women, continuano a battersi per fare in modo che il Giappone riconosca i suoi crimini. 

A Seoul c'è un museo dedicato alle comfort women, si chiama War & Women's Human Rights Museum e si trova a Mapo-gu. All'interno del museo c'è una statua, una copia della controversa Statua della pace che venne posizionata di fronte all'ambasciata giapponese di Seoul. Gli occhi della ragazza sono fissi, sulla sua spalla c'è un uccellino che simboleggia la libertà negatagli, affianco una sedia vuota, un memoriale per le donne che non ci sono più e non possono più lottare per ottenere giustizia, e allo stesso tempo un invito alle nuove generazioni a continuare questa lotta. 

Questo è un romanzo difficile, duro, non è certo una bella storia da leggere, ma è uno di quei libri che vanno letti. É un ulteriore e importante tassello che ci permette di tenere viva la memoria delle comfort women, sperando che un giorno ottengano almeno una piccola parte della giustizia che finora gli è stata negata. Buona lettura!

“Avevi paura che la strada della vita o della morte fosse arrivata, così te ne sei andata senza nemmeno dirmelo. Come foglie sospinte dal primo vento autunnale, nate da un ramo,nessuno sa dove vanno.”