[Recensione] Io ci sarò di Kyung-sook Shin

Triste, malinconico, a tratti doloroso ma intriso di bellezza. Io ci sarò racconta la storia di tre giovani sullo sfondo delle rivolte studentesche che si consumarono tra gli anni 60 e 90 in Corea del Sud. Il libro si muove tra passato e presente; un presente dove una dei protagonisti, Yun, scopre che il professore universitario che più di tutti ha segnato la sua crescita è malato e sta per morire. La notizia la rimette in contatto non solo con Myeong-seo, amico con cui ha condiviso una parte importante della sua vita, ma anche con tutta una serie di avvenimenti che l'hanno portata a diventare quello che è ora.

La Corea viene raccontata in alcuni tra i suoi anni più bui. Le rivolte degli studenti, le manifestazioni, le proteste contro un regime che non voleva concedergli le libertà, il futuro che desideravano. Le sparizioni, le morti improvvise, a tutti questi elementi si accenna solo, ma restano sempre presenti sullo sfondo a ricordare quello che è stato.

Yun, Myeong-seo, Miru e il loro professore sono protagonisti assoluti di questo racconto dove a farla da padrone resta il ricordo, il rimpianto, il dolore per qualcosa che non si può più cambiare. Centrale anche il tema della morte e del lutto; tutti i personaggi del racconto in un modo o nell'altro hanno a che fare con la morte e il dolore della perdita, ma nulla viene mai esagerato nè enfatizzato al punto da diventare eccessivo.

Se c'è una cosa che sto imparando ad amare nei romanzi coreani è proprio la delicatezza con cui si racconta. Questo romanzo in particolare ha uno stile molto lento, che a volte potrebbe rasentare il monotono, ma che allo stesso tempo riesce ad essere incisivo, forte, estremamente struggente.

Bellissima tutta la parte dedicata al risveglio della protagonista, alla voglia di vivere che vince contro qualsiasi dolore, al ricordo che resta sempre presente nonostante tutto. Ed è proprio attraverso i ricordi, o meglio al modo in cui riescono a lasciarseli alle spalle, che i personaggi di questo racconto trovano la forza di andare avanti, di continuare a vivere nonostante il dolore. 

Molto affascinante grazie ad uno stile ricercato e mai banale, Io ci sarò è un racconto in cui la malinconia impregna ogni pagina, denso, ricco di avvenimenti e di personaggi che non dimenticherò facilmente. Leggetelo se volete conoscere meglio la cultura sudcoreana, leggetelo se amate i racconti brutalmente onesti. Io l'ho amato, moltissimo, e "un giorno" lo porterò con me e passeggerò per quelle stesse strade di Seoul che Kyung-sook Shin descrive così bene. Buona lettura!

“Ricordate sempre che ognuno di noi  porta sulle spalle il peso del mondo in cui vive. La vita ci chiede, in ogni istante, di fare sacrifici e scelte difficili. Vivere non significa attraversare la la vacuità del nulla, ma piuttosto muoversi attraverso una rete di relazioni in cui ogni cosa esistente si lega all'altra, ognuna col proprio peso, il proprio spessore e il proprio carattere. La vita in quanto tale è continuo divenire, e mai deve venir meno la vostra speranza nel cambiamento. Vi lascio con un ultimo invito. Siate vivi. Fino all'ultimo istante di vita, amate, lottate, indignatevi, provate dolore. Siate vivi.


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