[BlogTour Isola di Heta] Fuoco amico parte#2 di Sandra Moretti


Il prologo svelerà al lettore un tema centrale del quarto libro: tra le file degli alleati di “Uniti per Heta” si annida un traditore. La trama ci porterà via via a scoprire che il mansueto e affidabile Dott.Maccoy non è chi dice di essere, ma in verità si svela come il primo e unico burattinaio della guerra tra Ribelli e Sistema iniziata dalla morte di Charles Firth, di cui Maccoy è stato il vero mandante. 

Zeno Loch si delinea come suo braccio armato, il volto da copertina dei Ribelli che osteggiano il Sistema, ma egli stesso è ignaro del piano di Maccoy e degli esiti che avrà anche su di lui. Il movente del Dottore è ancora una volta l’amor perduto e l’averlo trasformato in una occasione di odio e vendetta: non riesce a perdonare a Rain, Charles e Althea Firth di aver recluso e lasciato morire sua moglie, Teresa Swan Maccoy. E dal momento della sua morte progetta la sua vendetta. La prima parte del suo piano prevede di ridare una forma umana alla moglie, della quale ha potuto riprodurre una coscienza tramite intelligenza artificiale, ma necessita di un corpo clonato per rendere possibile il suo sogno. Per tale motivo, dopo aver eliminato Rain, rapisce Lea, la figlia di Miranda Cole, il più importante ingegnere biomedico di Heta, così da costringerla a clonare la moglie defunta. La seconda parte del piano riguarda invece Thea. La ragazza nasconde in sé un segreto del quale è ignara: è la personificazione del Ponte che unisce Heta alla Terra. Sin da bambina i suoi poteri le hanno permesso di spostarsi tra i due mondi proprio perché è lei stessa a plasmarne il passaggio. 

Dopo le elezioni presidenziali di Uniti per Heta, in cui Nate diventa il nuovo Presidente della Repubblica, e la nascita della figlia di Thomas e Sylvia, la piccola Elèna, con l’inganno Maccoy costringe Thea a concludere la sua fusione con il Ponte che unisce le dimensioni, rendendola ancora più potente e allo stesso tempo permettendo a lui che la tiene prigioniera, di immettere nel Ponte un virus letale, il NT20 modificato, che ucciderà tutti gli abitanti di Heta quando verrà rilasciato. Il contagio dovrà avvenire per mano di Zeno Loch, che grazie alla connessione creata tra lui e Thea tramite la diennina- una sostanza solo in parte sintetica - e ancor più per merito di una manipolazione genetica a cui Maccoy lo ha sottoposto, ha poteri così grandi da poter quasi eguagliare Thea e quindi è in grado di assorbire il Virus e reiserirlo nei propri Cloni. 

Poco prima della battaglia finale Nate riesce a liberare Thea, ma il Virus ormai è stato inoculato in Loch e nei Cloni. L’unica salvezza appare essere un antidoto, che Miranda riesce a produrre e distribuire alla popolazione. Nel frattempo Maccoy si è rifugiato sull’Arca – un compendio biologico di tutto ciò che vale la pena di essere salvato del loro mondo - insieme alla moglie Teresa, che ha finalmente ottenuto sembianze umane. La donna però, dopo aver compreso che il marito userà Thea e Loch per distruggere l’intera Isola, uccide il consorte e chiede a Thea di eliminarla. 

Maccoy è morto e il suo piano sembra sventato, ma restano ancora due questioni: fermare l’avanzata di Loch e cancellare i suoi poteri e infine limitare i poteri di Thea, i quali sono troppo forti anche per lei: l’Isola non è al sicuro perché una sua scarica di energia potrebbe distruggerla. Nate si offre come “limitatore di potenza” e unendosi a Thea tramite la diennina si sobbarca di una parte della sua energia, condannandosi inconsapevolmente a morte da lì a poco. Proprio per evitare che Nate muoia, Thea decide di porre fine alla guerra prima della battaglia finale. Con l’aiuto di Thomas intrappolano Loch e, dopo averlo immunizzato dal Virus (e con lui i Cloni) Thea sacrifica se stessa portando con sé Zeno sul Ponte. 

Thea cerca tuttavia di sfuggire al suo destino mentre il Ponte si dissolve, e usa il suo antico legame con Nate per tornare su Heta, ma quando le loro mani stanno per toccarsi, l’energia dell’implosione del Ponte la risucchia, portandola via con sé. 

  Come ti è venuta l'idea de "L'isola di Heta"

Ho iniziato a scrivere seguendo un consiglio che spesso mi trovo a dare ai miei giovani pazienti: nei momenti di difficoltà, cerca comunque il lato bello e positivo e, se non lo vedi fuori, costruiscilo dentro di te.
Così nasce l’idea di un altro universo, un’altra dimensione in cui immergersi per trovare nuova linfa e trasmetterla agli altri. 
“Esistono tanti mondi quanti ne puoi immaginare”… Heta è il mio, ma la scrittura apre sempre porte su nuovi mondi, è solo questione di lasciarsi andare. 

All’inizio è stato facile, mi venivano in mente tante cose da inserire e le buttavo giù. Poi però ho dovuto armonizzarle, renderle credibili e ho lavorato molto per non lasciare buchi nel world contest. Ogni aspetto doveva avere una sua realtà hetiana. Da lì la decisione di inserire Heta in un completo sistema planetario, dando nome e caratteristiche a ciascun pianeta. Nel libro, molte cose che ho ideato nei minimi dettagli sono solo citate, per non appesantire il lettore, ma in realtà per poterlo anche solo nominare un posto, un cibo o un pianeta, prima ho dovuto creare tutto quello che riguardava. Insomma, un lavoro impegnativo ma davvero stimolante.



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