[Recensione] Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

 Il deserto dei tartari racconta la storia di Giovanni Drogo che, all'inizio del racconto, sta partendo per prendere servizio alla Fortezza Bastiani. Avamposto che funge da sistema di protezione per un eventuale attacco dal nord, è ormai quasi abbandonata e considerata di poca importanza. Appena nominato tenente, Giovanni si aspetta un incarico molto diverso e la delusione verso quella roccaforte fantasma lo spinge a voler tornare immediatamente indietro. Ma, come molti prima di lui, Giovanni si trova risucchiato nella routine della Fortezza, sempre in attesa di qualcosa, di un'invasione, di un attacco che gli permetta di svolgere il suo compito, di diventare un eroe.

I tempi principali trattati in questo romanzo sono proprio l'attesa, la speranza per il futuro, il tempo che scorre molto più velocemente di quello che pensiamo, il rimpianto per quello che non abbiamo fatto, la monotonia. Giovanni Drogo è esempio perfetto di tutto questo. Appena arrivato alla Fortezza vorrebbe immediatamente scappare, ma acconsente a rimanere per qualche mese. Pian piano però la monotona routine della Fortezza gli entra nel sangue e al posto della voglia di scappare e tornare ad una vita normale, scatta in lui la voglia di rimanere, di attendere il fantomatico attacco che tutti aspettano da anni ma che mai arriverà.

É tutto però un'illusione, Giovanni non resta alla Fortezza per dovere o per coraggio, resta perchè la vita che si è lasciato dietro gli sembra già lontana e profondamente estranea. La casa, la madre, gli amici, quella che pensava sarebbe diventata sua moglie, tutto è diventato diverso, sconosciuto, poco familiare. Ed è allora che la Fortezza lo spinge a tornare, con la rassicurazione che lì è tutto uguale, che la sua giovinezza è ben lontana dall'essere finita, che ha ancora molto tempo per vivere la sua vita, che può permettersi di aspettare.

Ho trovato questo romanzo estremamente attuale e molto reale. Penso che tutti noi, in particolare quando raggiungiamo una certa età, iniziamo a fare un bilancio di quello che abbiamo fatto. Iniziamo a pensare, spesso con rimpianto, a cose che non abbiamo fatto, a quello che saremmo stati prendendo strade diverse. Ci illudiamo quando siamo molto giovani che abbiamo tempo. Ma il tempo non sta lì ad aspettarci, scorre molto velocemente e gli anni passano senza accorgercene. Ed è allora che, esattamente come Giovanni, guardiamo indietro e ci rendiamo conto che abbiamo rimandato per troppo tempo, che forse è troppo tardi, che abbiamo perso la nostra occasione.

Una scrittura abbastanza semplice e priva di fronzoli, perfetta per la claustrofobica ambientazione della Fortezza, ultimo baluardo di un passato che ormai non esiste più. Un romanzo doloroso e molto duro perchè ci mette di fronte a qualcosa con cui tutti dobbiamo fare i conti. Estremamente malinconico, è un romanzo che va letto perchè parla di speranze e sogni, di attese e angoscia, di emozioni che ci sono tanto familiari che vi sembrerà di leggere di voi stessi. Buona lettura!

“Oramai sarà stanco, le case lungo la via avranno quasi tutte le finestre chiuse e le rare persone visibili gli risponderanno con un gesto sconsolato: il buono era indietro, molto indietro e lui ci è passato davanti senza sapere.”


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