Tre gocce d'acqua di Valentina D'Urbano

Buona giornata cari Lettori! Oggi parliamo di un romanzo letto la scorsa settimana che mi ha completamente stregato.

Tre gocce d'acqua è l'ultimo romanzo di Valentina D'Urbano,  autrice che io ho scoperto in grande ritardo leggendo il suo romanzo d'esordio, Il rumore dei tuoi passi, romanzo che mi ha straziata ma che ho trovato allo stesso tempo meraviglioso. Tre gocce d'acqua è l'ultimo lavoro dell'autrice e mi ha praticamente chiamata. Ho letto sommariamente la trama ed è come se avessi già capito che era il romanzo per me, quello di cui avevo bisogno in questo momento. Al momento mi trovo in un mood di lettura particolare, prediligo le storie malinconiche, spesso dolorose e brutali, i racconti di relazioni complicate e di famiglie disfunzionali. E questa storia possiede tutte queste caratteristiche e molto altro ancora.

La storia ha per protagonisti Celeste e Nadir; non sono fratelli, non sono parenti, non sono nulla, ma c'è qualcuno che li lega. Si tratta di Pietro, fratello di Celeste da parte di padre e di Nadir da parte di madre. Pietro ha 10 anni più di loro, li ha visti nascere ed è sempre stato per entrambi il punto fermo, la persona da imitare, da amare di quell'amore folle e spietato che può esistere solo tra fratelli. Quando Celeste è ancora piccola scopre di essere malata, di avere l'osteogenesi imperfetta, una malattia che rende le sue ossa fragili come il cristallo. Ma quello che più di tutto sconvolgerà la sua esistenza non sarà tanto la malattia, ma piuttosto il primo incontro con Nadir. Nadir che è scuro, brutto, ha gli occhi di colore diverso, è duro e spigoloso. Ma sopratutto si contende con Celeste l'attenzione e l'amore di Pietro.

L'incontro tra Celeste e Nadir segna l'inizio di una vita di scontri/incontri, di lotte, litigi e ostilità. Allo stesso tempo però i due non riescono a stare lontani, dipendono l'uno dall'altra esattamente come entrambi dipendono da Pietro. Una vita fatta più che altro di fughe, da sè stessi e dall'altro, da un sentimento che li spaventa perchè rischia di distruggere la corazza che entrambi portano orgogliosamente addosso.

Quando ho voltato l'ultima pagina di questo libro mi sono venute in mente le parole di Paolo Nori che una volta ha scritto che "i libri, quelli belli, e gli scrittori, quelli bravi, fan questo effetto che, non so come dire, ti feriscono. Ti fanno star male." Tre gocce d'acqua mi ha fatto stare male, mi ha devastata emotivamente. Ho letto quasi 500 pagine in una sera, non riuscivo a fermarvi, ero troppo immersa nel racconto, troppo partecipe di quello che stavo leggendo. Perchè questo romanzo parla di tante cose, ma parla anche di morte e lutto, due cose con le quali ho dovuto fare i conti e dalle quali non credo di essermi ripresa, in realtà penso che mai mi riprenderò.

Valentina D'Urbano è stata capace di intessere un racconto che ancora una volta trova uno dei suoi principali pregi nell'onestà. Onestà nel raccontare, nel dipingere dei personaggi che non sono mai positivi, nel parlare di dolore come pochi hanno il coraggio di fare. La storia di Pietro, Celeste e Nadir mi ha commossa molte volte, in particolare durante gli ultimi capitoli. E' un racconto scritto per non farsi dimenticare e come si fa a dimenticarlo? Come si dimentica qualcosa che ti ha colpito così profondamente e che a tratti sembra scritto esattamente per te?

Lo stile dell'autrice è molto scorrevole, spesso asciutto e quasi sbrigativo. Ma il modo in cui le emozioni dei personaggi sbucano fuori dalle pagine è talmente potente che vi sembrerà di vederli, di sentirli parlare. I personaggi sono un altro dei punti che rende questa storia indimenticabile; Pietro non è il personaggio principale, ma alla fine lo diventa con la sua bontà, il suo amore per quei due fratellini scapestrati che per tutta la vita lo perseguiteranno, anche per la sua etica. Celeste e Nadir invece meritano un discorso a parte; sembrano diversi, in realtà sono uguali. Due immagini speculari, testardi, spesso insopportabili, passano la vita a odiarsi e a rincorrersi senza avere il coraggio di ammettere che quello che provano va oltre il legame pseudo familiare che li lega.

Duri e spigolosi, si feriscono talmente tante di quelle volte, si fanno male ma alla fine si cercano sempre. Perchè si considerano rivali, ma in realtà sono sempre stati complici. Il loro rapporto, e di riflesso anche il rapporto che hanno con Pietro, tutte le dinamiche familiari che si celano dietro di loro, sono tutti elementi che ho trovato particolarmente interessanti e sono anche le interazioni che mi è piaciuto di più leggere. 

Non è però un romanzo a lieto fine, di quelli in cui tutto si risolve per il meglio. Non era questo credo l'intento dell'autrice. C'è tanto da soffrire, tanto dolore, tanta disperazione in questo romanzo. Si fanno i conti con la malattia, con la morbosità di alcune relazioni, con la morte e con il lutto che la segue. Probabilmente questa è stata la parte più dura da digerire ma anche quella che mi ha coinvolto di più.  Perchè so cosa significa e c'è una frase nel romanzo che dice: "Succede che ricordi perfettamente dove sono state le tue mani, l'ultima volta che hai toccato qualcuno che se n'è andato, che t'ha lasciato solo un cratere." E l'ho sentita così forte dentro, come uno schiaffo in pieno volto. Mi ha ricordato, come se poi potessi mai dimenticarlo, quanto sia potente la lettura, anche quando fa così male.

C'è tanta vita dentro questo romanzo, c'è l'amore declinato in tutte le sue forme, ci sono quei "legami così affilati che recidono ogni altra cosa", c'è malinconia e nostalgia per qualcosa che non potrà esistere per sempre, ma c'è anche tanta speranza, tanta voglia di vivere e di amare. Non ho parole che possano rendere giustizia alla bellezza di questo romanzo, so solo che è stata una lettura totalizzante che mi ha toccata molto più di quello che mi aspettavo, mi ha ferito in un modo che non pensavo possibile. Ma mi ha lasciato tanto e non la dimenticherò facilmente, Celeste, Nadir e Pietro avranno sempre un piccolo angolo del mio cuore, a ricordarmi che certi legami sopravvivono a qualsiasi cosa. Buona lettura!

"In questa vita niente e nessuno ci appartiene davvero, e arriva il momento in cui ognuno di noi deve restituire qualcosa al mondo."

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