I draghi, il gigante, le donne di Wayétu Moore

Buona giornata cari Lettori e buon inizio settimana! Come state? Qui tutto procede come sempre, dopo una piccola pausa dalla lettura ho iniziato l'anno leggendo dei libri bellissimi. Tra questi anche la mia ultima lettura, un memoir intenso ma delicato.

I draghi, il gigante, le donne racconta la storia dell'autrice, Wayétu Moore. Quando aveva appena 5 anni, insieme alle due sorelle, al padre e alla nonna, Tutu è costretta ad abbandonare la sua casa e a fuggire. In Liberia scoppia una sanguinosa guerra civile che durerà per 14 anni e che causerà la morte di migliaia di persone. Insieme a parte della sua famiglia, Tutu viaggia per la Liberia semi occupata dai ribelli, alla ricerca di un posto sicuro dove nascondersi e aspettare che tutto sia finito. Per proteggere in parte le bambine dall'orrore che le circonda, il padre e la nonna si servono di favole, di draghi ed eroi, di giganti e principi. Allo scoppio del conflitto la madre di Tutu, Mam, è in America con una borsa di studio e non può far altro che assistere da lontano alle atrocità che stanno distruggendo il suo paese e la sua famiglia.

Il racconto è diviso in tre parti che raccontano prima la guerra vista dagli occhi della piccola Tutu, poi la vita da adulta di Wayétu in America e la sua lotta per affermare la sua identità e infine il racconto della madre e il disperato tentativo di salvare la sua famiglia. Questo memoir, e di riflesso la storia che racconta, è costantemente sospeso tra una realtà brutale e una fantasia che cerca di camuffarne gli aspetti più scabrosi. L'autrice è stata molto brava nel raccontare una storia drammatica e dolorosa con delicatezza e senza mai cadere nell'eccessivo vittimismo. Le tre parti in cui il libro è diviso scandiscono una certa crescita, una maturazione che deve aver coinvolto la stessa Wayétu.

La prima e l'ultima parte sono dedicate alla guerra, ad una Liberia distrutta in cui Tutu e la sua famiglia sono in fuga mentre Mam è in America impotente. Bellissimo uno dei capitoli iniziali in cui la piccola Tutu racconta la fuga e la conseguente perdita dell'innocenza. 

"le acque fangose adesso erano la mia vasca il mio battesimo in un istante superata l'infanzia superata l'innocenza superate le cose che le nuvole non facevano mai e i miei piedi hanno perso la terra sotto di me così le ginocchia adesso correvano insieme a papà e l'acqua adesso mi scorreva sul viso e il merletto sull'orlo del vestito è rimasto da qualche parte dietro di me con le mie scarpe e il carro armato e la mia infanzia e gli spari che non la smettevano ma venivano verso di me sotto i soli a picco arancioni e le nuvole che non dicevano altro che pioggia." 

Niente punteggiatura, niente pause, un fiume di parole che ci catapulta nella mente di Tutu che all'improvviso smette di essere bambina.

Ancora più interessante è però la parte centrale del memoir, in cui a prendere parola è una Wayétu ormai adulta che vive in America. In questa sezione i temi toccati dall'autrice sono quanto mai attuali; si parla di razzismo, di cosa significhi essere una donna nera in America, di pregiudizio e di molto altro ancora. Mi ha ricordato in parte Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, anche in quel romanzo Ifimelu, la protagonista, si fa le stesse domande di Wayétu. Nonostante questa parte del romanzo sia la più breve, a mio parere è la più incisiva, quella in cui vengono esplorati temi molto interessanti. Serve anche a fare da ponte tra la prima parte in cui a predominare è una sorta di realismo magico e l'ultima in cui a chiudere il cerchio troviamo Mam.

Le donne del titolo, Tutu, Mam, la nonna, la ribelle Satta, sono protagoniste indiscusse di questo memoir. Perno centrale sono anche le storie, quelle che la nonna racconta alle sue nipotine per proteggerle dagli orrori della guerra, le storie che Mam spedisce dall'America che parlano di un mondo sconosciuto, le storie che la stessa Wayétu poi decide di raccontare. Le storie che ci aiutano a guarire, a scendere a patti con il mondo che ci circonda e con quello che ci succede, le storie che ci restituiscono identità e potere, le storie che ci riportano a casa. Buona lettura!

“La sofferenza fa parte della storia di tutti. Ci saranno stagioni delle piogge e stagioni aride troppo lunghe da sopportare, dove i guai si accumuleranno come carbone per ridurti in cenere. Ma così come la sofferenza si annida in questa stagioni, anche la felicità lo fa, malgrado sia lieve, malgrado sia effimera.


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