[Recensione] Prenditi cura di lei di Shin Kyung-sook

Park So–nyo sparisce in una delle stazioni della metropolitana di Seoul un sabato pomeriggio qualunque. Non riesce a seguire il marito all'interno della carrozza della metro e viene risucchiata dalla folla non lasciando tracce. A quel punto inizia una ricerca disperata della donna, il marito e  i tre figli tentano di tutto, ma sembra che sia completamente sparita, come se si fosse volatilizzata nel nulla. Park So-nyo aveva 69 anni, era principalmente una madre, ma da qualche mese non sembrava nemmeno più lei, afflitta da terribili mal di testa e da improvvisi vuoti di memoria.

Prenditi cura di lei è il racconto della ricerca della donna, ma solo in parte. Ogni capitolo si focalizza su un diverso componente della famiglia, sul rapporto con la madre, sulle ultime conversazioni, su continui flashback che ci aiutano a comprendere chi era Park So-nyo, o meglio chi pensavano fosse Park So-nyo.

É proprio qui che sta uno dei punti chiave del romanzo. I suoi figli, suo marito, le persone che la conoscevano, pensavano di sapere chi fosse; una donna semplice, una contadina, una madre orgogliosa, ma in realtà la visione che tutti avevano di questa donna era estremamente limitata. Oltre a prestare poca attenzione ai suo sogni, a quello che magari avrebbe voluto realizzare, la presenza di Park So-nyo è sempre stata data per scontata.

La cura che aveva per la sua famiglia, il modo in cui si era sempre presa cura di tutti loro senza lamentarsi mai, spesso rinunciando a sé stessa e alla sua identità, l'amore che aveva sempre dato senza chiedere nulla in cambio. Nessuno aveva prestato attenzione a questi dettagli, per tutti era sempre stata semplicemente la mamma, come se tutta la sua esistenza si limitasse solo ed unicamente a quel ruolo. Poi improvvisamente non c'è più e allora, troppo tardi, realizzano quanto sia stata importante e capiscono di non averla mai capita. Molto sofferte le pagine in cui il rimorso per tutto quello che non hanno mai fatto e detto buca le pagine.  

"Tua moglie, che avevi dimenticato per cinquant'anni, era una presenza nel tuo cuore. Solo dopo la sua scomparsa è diventata tangibile, come se potessi allungare una mano e toccarla."

La scrittura è molto semplice, a tratti quasi piatta e monotona. Non l'ho trovato però un elemento negativo, perchè penso uno stile del genere abbia contribuito a dare al racconto il giusto ritmo e a restituire una storia sofferta, spesso angosciante, in cui il ricordo, e ovviamente il rimorso, la fanno da padrone.

Alcuni dei capitoli sono particolarmente forti, mi hanno spezzato il cuore. Le riflessioni dei figli, in particolare il senso di colpa che permea ogni pagina, sono state spesso difficili da leggere. Non si tratta infatti di una lettura leggera, al contrario nella sua semplicità è un romanzo estremamente profondo. Ci ricorda quanto sia importante non dare nulla per scontato, sopratutto le persone che ci circondano, le persone che ci amano e che amiamo L'imprevedibilità della vita dovrebbe spingerci a prestare più attenzione a chi ci circonda, prima che, come succede a Park So-nyo, spariscano lasciando solo un enorme vuoto. Buona lettura!

“Lei non ha avuto la possibilità di inseguire i propri sogni, e ha dovuto affrontare, completamente sola, tutto ciò che le capitava, povertà e tristezze, e non ha potuto cambiare in nessun modo ciò che la vita le aveva riservato, ha potuto soltanto subire il proprio destino, e vivere la propria esistenza al meglio delle sue capacità, dedicandosi anima e corpo a quel tipo di vita. Perché non ho mai pensato neanche per un attimo ai sogni di mamma?”


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