Racconto: "Diario di Black Gray - Le indagini Paranormali di Fedor Chastel " #6
Il nostro Romanzo strutturato a puntate e scritto dalla nostra bravissima Black Gray.
...a che punto saranno i nostri investigatori?!
BUONA LETTURA!!XX
PARTE VI
Non fu necessario sfondare la porta. Era aperta quando i due ispettori giunsero lì. Spinsero e entrarono. Si guardarono intorno. Sembrava non esserci nessuno.
Dalla finestra socchiusa penetrava un flebile raggio di luce che illuminava appena la stanza lasciando intravedere il pavimento polveroso. C’era un camino, che sembrava ormai in disuso, un tavolo malandato e delle sedie, una delle quali era ancora sporca di sangue … Apparentemente non era cambiato nulla dal loro ultimo sopralluogo.
In pochissimo tempo perlustrarono nuovamente la casa, rovistando dappertutto. Le stanze erano appena tre.
Niente. Non c’era niente di rilevante. Si ritrovarono nell’ingresso.
Quando ogni speranza di trovare qualcosa stava per abbandonarli, Delvin cominciò a battere il tacco a terra, asse per asse. Guardò Fedor che fece un segno di assenso.
“Smontiamo questa dannata casa, pezzo per pezzo!”.
Le travi erano allentate. Gli stivali dei due batterono l’intera superficie della stanza facendo risuonare le pareti dell’abitazione di uno strano e assordante baccano. Il trambusto ricordava quello di un’armata che avanzava sul campo di battaglia. Di sicuro li avrebbero sentiti tutti. Ma non importava. In quel momento e in pieno giorno, neanche il Diavolo in persona li avrebbe spaventati.
Ad un certo punto qualcosa di strano attirò la loro attenzione. “C’è un passaggio!” gridò Delvin trionfante.
Fedor lo guardò con lo stesso entusiasmo. Sollevarono la botola e si ritrovarono davanti una vecchia scala malandata. Un insieme di gradini sconnessi che finivano nel buio del vuoto.
Chastel si infilò nello stretto cunicolo. Toccava a lui andare a vedere cosa si celasse lì sotto.
“Tu resta qui. Non vorrei ci chiudessero dentro entrambi!”
Delvin annuì. Non aveva bisogno di alcuna raccomandazione.
Fedor prese le scale facendo attenzione a non scivolare o cadere. Si mosse con cautela, aiutandosi con il tatto in quell’assurda discesa, oltre la quale riuscì a vedere un’opaca luminescenza. Le pareti della stretta scalinata erano fatte di terra. Era un tunnel scavato sotto la casa del fabbro. Quando giunse all’ultimo gradino, con un salto atterrò sul duro pavimento.
Lo accolse una sorta di stanza sotterranea. Era uno spazio enorme, suppose fosse stato scavato sulle misure della casa sovrastante. L’unica luce proveniva da un insieme di fiaccole, ormai consumate, poste sulle pareti rocciose. Non c’erano vie d’uscita. Alzando il capo notò una serie di buchi su quella specie di soffitto, da cui filtravano luce e aria.
Era un rifugio. Gli occhi presero a bruciargli. Nonostante tutto il fumo delle fiaccole e l’odore di cera si addensavano nell’aria, impregnandola.
L’ispettore non riusciva a vedere chiaramente, ma nell’angolo c’erano delle casse, enormi e accatastate l’una sull’altra. Vide anche un tavolo e due sedie malandate; una candela il cui flebile fiato tracciava altre ombre su quella sorta di caverna e un pezzo di pane lasciato a metà sulla superficie scura e graffiata. Qualcuno viveva lì dentro. Il fabbro? Era lì che si era rifugiato dopo la sua ‘morte’? Ma ora dov’era? Gli sembrava di percepire una strana presenza …
Fedor proseguì la sua ispezione. Ad un certo punto il suo sguardo fu attirato da un’arma attaccata su di una delle pareti laterali. Si avvicinò e non ebbe più alcun dubbio: la balestra che aveva ucciso padre Gregor! E accanto le frecce!
Avevano trovato entrambi: il covo e l’assassino! Non aveva alcun dubbio. Non si soffermò neppure su un’eventuale quanto per lui, improbabile, alternativa. Era lui. Era Jeres. Le tessere di quel macabro mosaico stavano rientrando al proprio posto. Cominciava a capire cosa potesse essere accaduto.
Un’improvvisa fitta alla testa gli attraversò i pensieri spezzandolo in due. Si portò un mano sulle tempie. C’era qualcos’altro lì … qualcosa di indefinito … il senso di quel mistero … l’inizio …
Distratto dal dolore e da quella assurda quanto devastante rivelazione fece appena in tempo a spostarsi prima che una delle gigantesche casse gli cadesse in testa schiacciandolo.
“Ma che dia …!” Scartò rapido di lato, evitandola. Ignorando le fitte al cranio, sempre più ravvicinate, si mosse. Intercettò un rapido movimento alla sua sinistra.
Lo vide uscire dall’ombra e fuggire dalla parte opposta. Fedor si riassestò.
Chiunque fosse, era in trappola. Non sarebbe potuto andare da alcuna parte. L’ispettore si sfiorò il fianco. Il suo pugnale era lì.
Osservò la strana creatura che a quella distanza appariva come un fagotto di stracci. Non si vedevano che braccia e gambe. Il viso era nascosto da un ampio cappuccio.
Se ne stava appiattito alla parete girando la testa in maniera frenetica. Aveva paura.
Fedor fece qualche passo nella sua direzione. Mentre si avvicinava, chiudendogli ogni via di fuga, lo vide rimanere fermo, come in attesa. Sentiva il suo respiro corto. Il panico crescente. Quando arrivò a non più di due passi due occhi scuri lo fissarono straniti. Le mani attaccate alla parete si staccarono improvvisamente.
Chastel si gettò su di lui che provò ad evitarlo, maldestramente. Era veloce, ma l’ispettore lo fu di più. La goffa figura inciampò nei suoi stessi piedi. Lui ne approfittò per braccarlo e immobilizzarlo.
Fu così che si ritrovò a stringere tra le braccia un corpo stranamente morbido e fragile. Gli serrò le mani dietro la schiena per impedirgli di graffiarlo. Evitò un calcio, ma l’equilibrio precario lo fece cadere e si ritrovarono entrambi a terra.
Fedor si districò da quell’intreccio di stoffa e membra, bloccandolo definitivamente sotto di lui.
Quando gli tolse il cappuccio restò senza fiato per la sorpresa. continua sul suo DIARIO...