[Intervista #9] Coffee Time with Alessandra Paoloni

Buona Giornata, oggi sono già a casa. Qui il tempo è grigio ma noi vogliamo allietarvi con una bella intervista. In collaborazione con SannioLife abbiamo intervistato...Alessandra Paoloni, autrice che fin da bambina ha coltivato la sua passione per la scrittura e la lettura, La stirpe di Agortos, uscito in questi giorni per Edizioni Rei (www.edizionirei.com) è un racconto ‘bucolico’. Un fantasy ‘fuori dagli schemi’ in cui emerge forte la spinta ecologista e il legame ancestrale tra gli uomini e la Natura.


"Alessandra collabora attualmente come scrittrice per una nota rivista al femminile e per alcuni periodici indipendenti." Allora Alessandra, è da poco uscito La Stirpe. Non si tratta della tua prima pubblicazione, vero?

No, La Stirpe di Agortos è in ordine di uscita il mio quarto libro. Nel 2008 ho esordito con la raccolta di poesie-monologhi “Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento-i Morti” con la casa editrice Il Filo (ora lo stesso libro con l'aggiunta di tre monologhi è acquistabile sul sito lulu.com). Poi nel 2009 e nel 2010 sono usciti rispettivamente Un solo destino-Prima Generazione e Heliaca, la pietra di luce-Seconda Generazione, entrambi editi dalla 0111 Edizioni. La stirpe di Agortos è appunto la ripubblicazione del primo dei due libri, la versione ricorretta e ampliata di Un solo destino. Questa scelta, che non tutti comprenderanno forse, è nata dal bisogno di rivisitare la saga intera (infatti la Stirpe fa parte di un progetto molto più ampio). Dopo un periodo di pausa dalla scrittura durato quasi due anni, ho preso la decisione di rimettere mano alla saga fantasy e di darle un nuovo lustro.

A che età hai cominciato e cosa significa per te, scrivere?

Ho iniziato a scrivere da piccolissima. All'inizio scrivevo avventure su personaggi che leggevo nei libri, li rifacevo miei e inventavo su di loro nuove vicende. Poi sotto suggerimento della mia amica di infanzia, che mi spronò a creare racconti che fossero tutta farina del mio sacco, ho iniziato a scrivere storie autonome che ancora oggi tengo segretamente chiuse in un cassetto. Da allora non mi sono più fermata. Scrivere all'inizio era per me, come lo è per molti, la mia personale valvola di sfogo; solo attraverso la scrittura riuscivo, e riesco ancora oggi, ad esprimere me stessa. Solo intorno ai vent'anni però ho deciso di fare sul serio, ovvero a prendere in considerazione l'idea di affrontare il “complicato” mondo dell'editoria. In quegli anni nacque l'idea di Agortos e della sua stirpe, anche se all'inizio il progetto era completamente diverso da quello attuale. Sembra un controsenso, ma inventare mondi immaginari mi aiuta a trovare un posto nella realtà di tutti i giorni.

Da valvola di sfogo a progetto di vita. Quali sono i luoghi, le circostanze, gli stati d’animo che più ti ispirano e spingono a scrivere?

A principio scrivevo per sfogarmi. In età adolescenziale non mancano certo le occasioni per avercela col mondo, e a quell'età prendevo in mano una penna soprattutto per esprimere il mio disappunto e la delusione per una realtà nella quale non mi rispecchiavo. Oggi è diverso. Non scrivo più per frustrazione, ma perché la scrittura è diventata oramai una parte di me e non posso stare senza. E' bello svegliarsi al mattino e pensare a quello che combineranno i miei personaggi durante la giornata. La scrittura non è un lavoro per me, inteso nel senso stretto del termine. Non nego che vorrei lo diventasse, ma la strada è lunga e difficile. E scrivo per provare ad avverare quello che è il mio più grande sogno.

Come è nato "La stirpe" ?

Influenzata dal Signore degli Anelli, avevo intenzione di scrivere un fantasy che fosse però diverso da tutto quello che avevo letto e visto. Non volevo ricadere nel solito tema della lotta bene contro male, così mi venne alla mente l'idea di personificare la Natura e i luoghi del mio racconto e di farli interagire in modo diretto con i personaggi. Come ti ho già detto il romanzo doveva avere tutto un altro svolgimento, ma i personaggi le storie e le idee all'inizio erano così tante e controverse che decisi di farne una saga. Del primissimo libro c'è una stesura completamente diversa, inedita, che credo non avrò mai il coraggio di far leggere a nessuno.

Ci sarà un seguito?

Si, e ci sto già lavorando. Non sarà Heliaca però; magari chi ha letto i primi due libri si aspetterà una correzione di Heliaca come è stato per Un solo destino; invece il secondo libro della Stirpe sarà completamente inedito e differente. Riprenderà là dove si è concluso il primo.

Perché la scelta di uno pseudonimo? Ha un significato particolare o è un ‘vezzo’?

Come ti ho spiegato La Stirpe di Agortos è una ripubblicazione, quindi la scelta di cambiare nome è stata quasi doverosa. Di comune accordo col mio attuale editore ho adottato questo nuovo nome per distanziarmi completamente dalle precedenti pubblicazioni, visto che la saga sarà completamente rivista. Elisabeth Gravestone è comunque una mia creazione; è l'eroina di una mia Fan Fiction pubblicata sul sito di un noto telefilm, e vestire i suoi panni non mi è dispiaciuto per nulla. Non potevo scegliere altra identità che la sua.

In una delle prime mail che ci siamo scambiate mi hai detto che La Stirpe non è proprio un fantasy, è in verità è così, gioca su una strana atmosfera che fonde realtà e fantasia e su questo legame mistico che unisce l’uomo e la natura. Tu come definiresti il tuo libro?

Difficile domanda questa. Definirei La Stirpe come un fantasy dove l'attenzione è puntata soprattutto sul rapporto dei protagonisti e su tutto ciò che li circonda. La Natura diventa magica perché i protagonisti la scoprono tale; non tutti i personaggi del libro infatti sono consapevoli delle forze mistiche che governano l'Egucron (il nome della terra immaginaria) ma solo quelli che prestano attenzione ai messaggi dell'universo come decise di fare Agortos. Quando uscì "Un solo destino" qualcuno lo definì un romanzo wiccan addirittura, altri ambientalista; La Stirpe nient'altro vuole che lanciare il semplice messaggio di salvaguardare e rispettare il nostro mondo.

E arriviamo quindi alla domanda successiva in cui volevo proprio evidenziare questo forte legame con la natura. E’ una proiezione del tuo, amore per l’ambiente?

Io sono cresciuta nella provincia romana, in un paese agricolo dove fortunatamente si possono vedere ancora sprazzi di verde e campagne. Inoltre il comune del mio paese fa parte del territorio dei Monti Lucretili, e la prima visita fatta da ragazzina in quel luogo credo sia stato il primo segno del mio interesse verso il paesaggio che mi circonda. E penso che Agortos e la sua Stirpe non siano nient'altro che una proiezione di quella mia prima esperienza, e di quegli interessi che si sono poi amplificati col passare del tempo.

L’impressione infatti, è quella di una sorta di ‘favola ecologica’ con un messaggio o meglio un ammonimento a rispettare la terra …  

Esattamente. L'intento e lo scopo del mio libro è proprio questo. Il tema dell'ecologia e del rispetto per il nostro pianeta è sempre attuale e oggi sempre più preoccupante. Se la Stirpe può far riflettere su questo tema oltre che allietare il lettore, allora potrò dire di aver raggiunto il mio obiettivo.

Quale tra i personaggi del tuo libro ti somiglia di più?

Vorrei somigliare più a Anika, ma credo di rispecchiarmi più in Airen. Airen non capisce subito a fondo l'importanza del messaggio di suo padre e del patto che Agortos stipulò con la Natura. Le ci vuole del tempo. Anika al contrario ha un atteggiamento più sicuro e non ha esitazioni di alcun tipo. Airen ha mille domande e dubbi per la testa; questa sono decisamente io.

Mi hai parlato del Signore degli Anelli, quali sono quindi oltre a Tolkien, i tuoi autori e letture che in un certo senso hanno comunque contribuito ad ispirarti nella stesura de La Stirpe?

Tolkien mi ha suggerito l'idea di comporre una saga fantasy, ma indubbiamente il libro che mi è rimasto nel cuore è senz'altro Cime Tempestose della Bronte. Ho sempre oscillato tra il genere fantasy e quello più gotico-horror. Non a caso uno dei miei scrittori preferiti è Stephen King. Questo mio lato “goticheggiante” resta però lontano dalla Stirpe, ed emergerà fuori magari in altre opere. Per la figura di Agortos invece mi sono ispirata liberamente ai libri di Paulo Coelho (l'Alchimista, il Manuale del guerriero della luce, Il cammino di Santiago). Agortos in realtà non è presente nel primo libro della Stirpe, se non nel prologo o nelle memorie delle sue figlie. Ma ho sempre immaginato un libro interamente dedicato a lui, dove poter raccontare le sue vicende. Nel secondo libro della Stirpe ci sarà all'inizio qualche accenno ma spero davvero di poter un giorno dedicarmi più approfonditamente al suo personaggio.

Grazie per l'intervista ed il tempo concessoci.
Il BLOG tutto ti fa un GRANDE in Bocca al LUPO...alla prossima!!


Nell'incontaminata terra dell'Egucron, Agortos, uomo di acuto ingegno e spiccata sensibilità, stringe un patto con la Dea Natura giurando che, sia lui che i suoi discendenti, si impegneranno ad approfondire la conoscenza della parte mistica e magica di quel mondo inesplorato che li circonda. Saranno Anika e Airen, le sue figlie, le prime a dover far fronte a quella promessa. Elisabeth Gravestone (pseudonimo di Alessandra Paoloni) coltiva fin da bambina una passione quasi viscerale per la scrittura e la lettura, pubblicando fin da giovanissima poesie e racconti su riviste e giornali locali. Esordisce come scrittrice con la raccolta poetica "Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento"

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