[Una passione che il tempo ha soltanto attutito senza riuscire a estinguerne le braci.] Le braci di Sándor Márai

Buona giornata cari Lettori! Oggi voglio parlarvi di una delle mie ultime letture, acquisto che ho fatto in occasione degli sconti Adelphi.

Le braci è uno dei romanzi più famosi e conosciuti di Sándor Márai, scrittore e giornalista ungherese naturalizzato statunitense e conosciuto principalmente per i suoi romanzi. Per me questo è il primo approccio con Márai di cui mi incuriosisce moltissimo sia la storia personale che lo stile di scrittura. In questo romanzo, considerato dai più il suo capolavoro, la storia è ambientata in un castello ai piedi dei Carpazi. Nelle buie stanze troviamo il Generale, Henrik, un uomo ormai anziano che vive isolato nel castello accudito dalla sola Ninì, la sua vecchia balia. Una mattina però arriva l'evento che stava attendendo da tutta una vita; una lettera gli comunica che il suo vecchio e più caro amico, Konrad, è tornato e sta per arrivare al castello.

Il generale si prepara per quel ritorno da tutta la vita, attendeva con ansia il momento in cui il suo più vecchio amico dai tempi della scuola militare, più un fratello che un amico, sarebbe tornato. Sono passati 41 anni dal loro ultimo incontro, avvenuto nello stesso castello dove il generale ancora vive. Così Henrik si prepara a ricevere il suo amico e fa in modo che tutto appaia come quell'ultima sera in cui lui, Konrad e Krisztina, moglie del generale, cenarono insieme nella sala principale del castello. Henrik è pronto a ottenere le risposte che ha atteso per oltre quarant'anni, risposte che spera potranno concedergli quella pace a lungo agognata.

Questo breve ma intenso romanzo di Márai è incentrato sulla storia di un'amicizia, un rapporto intimo quanto lo può essere quello tra due persone che hanno condiviso metà della propria vita affrontando insieme gioie, dolori e difficoltà. Ma, oltre a narrare dell'amicizia tra Henrik e Konrad, questo romanzo è un libro sulla memoria; una memoria che sopravvive agli anni che passano, ai cambiamenti e alla morte di un impero a cui entrambi avevano giurato fedeltà.

La prima parte del romanzo racconta della nascita e dello sviluppo dell'amicizia tra i due uomini fino ad un evento inatteso che vede la partenza improvvisa di Konrad che non tornerà più, se non oltre quarant'anni dopo. Invece la seconda parte del racconto vede protagonista lo scontro tra i due uomini, scontro che ben presto si trasforma in un lungo e profondo monologo del generale che riflette sugli ultimi eventi condivisi con l'amico e sul tradimento, un tradimento che Henrik non ha mai compreso, che lo ha segnato per sempre e per cui chiede, anzi pretende risposte.

Lo stile dell'autore mi è piaciuto moltissimo, l'ho trovato davvero poetico, evocativo e molto elegante. Il racconto scorre velocemente, anche grazie ad uno stile che riesce a caratterizzare perfettamente luoghi e personaggi ma non diventa mai eccessivamente prolisso o lento. E' ben evidente la separazione tra le due fasi in cui è diviso il racconto: la memoria dei tempi passati e lo scontro attraverso l'analisi del presente.

I personaggi di questo racconto si muovono sullo sfondo di un paesaggio selvaggio, solitario e dalle tinte fosche. Entrambi hanno una forza emotiva e psicologica che spinge il lettore a sentirsi parte della loro storia, a provare le emozioni che provano. La stessa Krisztina, pur non essendo fisicamente presente, è lì insieme a noi ad assistere allo scontro tra quei due uomini un tempo così uniti. 

Personalmente ho trovato la seconda parte del romanzo, il monologo di Henrik, davvero intrigante e particolarmente interessante per i temi toccati. Dal monologo di Henrik infatti emerge non solo la sua ricerca di risposte, e in parte anche di vendetta, per il tradimento dell'amico, ma anche una sorta di voglia di rivalsa verso un mondo che lo ha tradito. Tutto quello in cui credeva, tutto quello per cui da giovane aveva lottato, non esiste più. L'impero, la società di un tempo, non c'è più nulla, solo la memoria a ricordargli quello che aveva un tempo.

Il contrasto tra questo sentimento conservatore di Henrik e la vena romantica e artistica di Konrad è ben caratterizzato ed è anche su questo contrasto che si regge il romanzo stesso. Per anni quell'incontro che sapevano sarebbe avvenuto li ha tenuti in vita. Hanno vissuto, o meglio sono sopravvissuti, per vivere quell'incontro, per chiudere i conti. Perchè come un fuoco che si consuma ma di cui restano vive le braci, così l'amicizia tra i due uomini è sopravvissuta al tradimento e agli anni che hanno consumato tutto il resto. Buona lettura!

"Nel corso del tempo tutto si conserva, però si scolorisce come quelle fotografie di un passato ormai lontano che venivano fissate su una lastra di metallo. La luce e il tempo sfumano i tratti più nitidi e spiccati, che a poco a poco scompaiono dalla lastra. Bisogna rigirare l'immagine perchè la luce cada da una certa angolazione, per poter individuare, su quella superficie confusa, la persona i cui lineamenti erano riflessi un tempo dal suo specchio. Così sbiadiscono nel corso degli anni i ricordi umani. Poi un bel giorno un raggio di luce piove da qualche parte, e allora ritroviamo d'improvviso un volto."

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