Mia nonna d'Armenia di Anny Romand

Buona giornata cari Lettori! Come state? Io me la cavo tra alti e bassi, ma devo ammettere che la situazione mi sta mettendo a dura prova. I libri però mi danno sempre il conforto di cui ho bisogno e oggi in particolare voglio parlarvi di una delle mie ultime letture, un libro che si concentra su un triste e brutale episodio della storia del 900.

Mia nonna d'Armenia è un mix tra una biografia, un memoir e una favola. Avete capito bene, favola. A narrare la storia è la piccola Anny, francese di nascita ma che ha una famiglia di origini armene alle spalle. Anny vive con la nonna, Serpouhi, che ha vissuto sulla sua pelle uno dei capitoli più tristi della nostra storia: il genocidio degli Armeni.

E' attraverso i racconti della nonna che Anny viene a conoscenza di quegli episodi. Lei è l'unica che ascolta ancora i racconti della nonna, l'unica che con pazienza piange con lei e soffre per quello che è stato. Tanti anni dopo, solo nel 2014, l'ormai adulta Anny scopre un vecchio diario della nonna che racconta proprio quello che accadde durante quei terribili anni. E' così che nasce questo libro, un racconto di memoria per non dimenticare quello che è stato, perchè troppo spesso tendiamo a dimenticare e non ci rendiamo conto di quanto sia reale il rischio che alcuni eventi si ripetano.

Questo breve memoir mi ha attirata sin dalla prima volta in cui ne ho sentito parlare. Se seguite il blog già da un po' probabilmente saprete che i libri che mettono al centro la memoria, il ricordo, sono libri che mi interessano sempre moltissimo. Sono convinta che la memoria sia una delle cose più preziose che possediamo, una delle poche cose che non ci può essere portata via e che può aiutarci ad essere migliori, o quantomeno a provarci.

Mia nonna d'Armenia è esattamente questo, è un modo per ricordare e per conoscere. Una delle cose che mi ha colpito di più di questo racconto è lo stile e il tono col quale l'autrice ha deciso di raccontarci questa storia. A parlare non è l'Anny adulta, è l'Anny bambina che viveva con la nonna e l'ascoltava mentre rievocava quella marcia della morte avvenuta tanti anni prima, la perdita dei figli, le varie fughe e finalmente alla fine la libertà. Il racconto è quindi narrato da una voce infantile, questa scelta non fa altro che amplificare la tristezza e il dolore, proprio perchè mette a confronto lo sguardo innocente di una bambina con l'orrore, la morte e la sofferenza.

A intervallare i capitoli narrati dal punto di vista della piccola Anny, ci sono stralci del diario della  nonna. Parole scritte tra una tappa e l'altra del terribile viaggio per le strade dell'Anatolia, un viaggio che per gli Armeni significava una sola cosa: la morte. Il genocidio degli armeni è una tragedia, una macchia nella storia dell'umanità, ma è ancora una tragedia poco conosciuta. Vi basterebbe paragonare quello che sapete della Shoah a quello che sapete sul genocidio degli Armeni avvenuto tra il 1915 e il 1916. Io l'ho fatto e mi sono resa conto di saperne pochissimo, e non va bene.

Questo libro si propone di farci conoscere meglio parte di quella storia mettendo al centro del racconto la storia vera di una donna straordinaria. Una donna che ha trovato il coraggio di lottare per la sua vita e di continuare a sperare anche quando non vedeva una via d'uscita, anche quando non capiva perchè era oggetto di tanto odio ingiustificato. Perchè avevano ucciso suo marito, la sua famiglia? Perchè era stata costretta ad abbandonare il suo bambino? Tanti perchè senza risposta, ma in realtà non c'è una risposta. Serpouhi non l'ha mai trovata, neanche Anny e neanche noi la troveremo. Non esiste una risposta soddisfacente per giustificare tanta crudeltà, perchè semplicemente non è possibile giustificarla.

Alcuni stralci del diario di Serpouhi mi hanno spezzato il cuore. Questo in particolare:

"L'umanità cerca ogni mezzo per ridare vita ai morti, mentre altrove migliaia di innocenti vengono calpestati da mostri. Invece di resuscitare i morti si dovrebbe assicurare ai vivi di restare in vita, anziché pensare ognuno solo alla propria."

Questo piccolissimo racconto vi darà tanto su cui riflettere e vi farà soffrire. Qualche settimana fa mi soffermavo in un'altra recensione sull'importanza di conoscere, anche quando conoscenza significa dolore. Mia nonna d'Armenia ne è un esempio lampante. La conoscenza e la memoria sono le nostre armi più potenti, e anche se fa male, sopratutto quando fa male, dobbiamo usarle. Buona lettura!

"E domani? Quando tutto sarà finito. La gente leggerà il nostro dolore stampato nei libri, seduta in poltrona. Ma un libro potrà mai descrivere sul serio l'insieme dei nostri dolori? Impossibile. Se ne parlerà nei salotti fino alla prossima novità, e così le suppliche e le voci dei poveri armeni si dissolveranno come fumo di sigaretta, e resterà soltanto cenere, e solo la terra ci verrà in aiuto."

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