[BLOGTOUR] LA SMEMORATA DEI PARIOLI DI STEFANO BRUSADELLI - APPROFONDIMENTI: AMBIENTAZIONE

APPROFONDIMENTI: AMBIENTAZIONE

Lo sfondo de “La Smemorata dei Parioli“ è la Roma borghese. Che è fatta, in realtà di tanti quartieri diversi, spesso molto distanti tra loro, ed edificati in tempi successivi. I primi quartieri eletti a propria residenza dalla nuova classe media-alta arrivata a Roma da tutta Italia dopo il trasferimento della Capitale sono quelli intorno alla stazione Termini e a Prati, quest’ultimo sorto dove un tempo non c’erano che gli umidi pratoni intorno al Castel Sant’Angelo. Lì si stabiliscono gli alti burocrati, gli uomini di finanza, gli avvocati, i notai. Il tono, non a caso, è rimasto severo, sabaudo. La “seconda ondata“, nel primo dopoguerra, punta sul quartiere Trieste e sui Parioli, che si sviluppano infatti negli anni del fascismo. C’è più verde, le geometrie sono razionaliste, già si respira un clima di maggiore ostentazione. Balduina, Camilluccia, edificate sull’altura di Monte Mario, raccontano la terza ondata, quella del Secondo dopoguerra, arricchita dalla speculazione immobiliare sull’asse Vaticano-Democrazia Cristiana; ed è un mondo già macchiato da qualche disinvoltura edilizia di troppo. 

E infine, ci sono i quartieri dell’ultima cerchia borghese - siamo a cavallo tra anni ‘60 e ‘70 - come Monte Sacro Alto, e Talenti. Già piccole città satelliti rispetto al Centro. Tutti i quartieri borghesi, in fondo, si assomigliano; sembra siano stati costruiti soprattutto per nascondere. Per nascondere vite, ricchezze, affanni. Solo che una volta trapiantata a Roma - dove tutto si corrompe – la dissimulazione praticata dalle borghesie calviniste diventa menzogna. Si deve ostentare quel che non si ha, ma soprattutto nascondere quel che non si ha più. L’appartamento dei Parioli nel quale, affascinato e speranzoso, entra il giovane Paolo Dentici, protagonista del racconto che apre la raccolta, “era rimasto arredato secondo il gusto scandinavo allora assai in voga: algido, essenziale, geometrico, di una sobrietà che rasentava la tristezza. Ma ora niente più evocava la prosperità che in un edificio di quel si sarebbe potuta immaginare“. 

Oggi la Roma borghese dove sono ambientati questi racconti è in grave sofferenza, anche se cerca di non darlo a vedere: sono in crisi le principali attività dalle quali proviene il suo benessere. E’ ferma l’edilizia, la politica e il Vaticano non riescono più a distribuire come prima, anche i professionisti stentano a fare onorare le parcelle. Si lotta, duramente, per la vita, anche nei “quartieri bene“…

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