[C'è la memoria e c'è la verità...non si sa dove finisca l'una e cominci l'altra, mai.] Gli scomparsi di Daniel Mendelsohn
Gli scomparsi è un saggio di Daniel Mendelsohn, scrittore e critico letterario statunitense molto conosciuto per le sue opere in bilico tra saggio e memoir. E' il mio approccio con questo autore di cui ho sentito parlare benissimo e che mi ha sempre attirato per i temi che tratta. Ho scelto di iniziare con questo volume perchè parla di Shoah, di memoria e di famiglia. Temi che come sapete, se seguite almeno da un po' il blog, mi interessano molto. Volendo riassumere in poche parole la trama di questo libro, potremmo dire che si tratta di un romanzo che racconta di una ricerca durata anni.
L'autore ricorda bene quando, da bambino, entrava in una stanza dove si trovavano dei parenti anziani. Ricorda sopratutto la reazione che scatenava in alcuni: lacrime, pianti, ricordi dolorosi. Dicevano che avesse lo stesso sguardo del povero Shmiel, il fratello del nonno, morto ucciso dai nazisti insieme alla moglie e alle quattro bellissime figlie. Una volta cresciuto, il giovane Daniel ha iniziato a chiedersi cosa ne fosse stato di quei parenti perduti per sempre, di cui la famiglia conservava solo qualche foto sbiadita. Ma quando ha iniziato a fare domande serie sulla questione, tutti quelli che avrebbero potuto rispondergli erano ormai morti, incluso il suo amato nonno.
E' proprio per trovare risposte alle sue domande, e anche per ricostruire parte della storia della sua famiglia che è andata perduta, che Daniel inizia una ricerca che lo impegnerà per oltre 5 anni e che lo porterà poi a scrivere e pubblicare questo romanzo. Il racconto si concentra proprio su questa ricerca, sui numerosi viaggi fatti dall'autore insieme a fratelli o semplici amici che sono interessati quanto lui a scoprire il velo che il tempo ha posto su quella storia. Dall'America, patria di adozione per gli Jäger, fino ad arrivare a Bolechow, il piccolo villaggio polacco da cui provengono. Tra l'uno e l'altro viaggio diversi step intermedi: Israele, Svezia, Scandinavia, ancora Polonia e addirittura l'Australia. Un viaggio alla scoperta delle origini, ma sopratutto del destino di 6 ebrei su 6 milioni.
Ho divorato questo volume di quasi 600 pagine in poco meno di due giorni, ho macinato pagine su pagine come non mi succedeva da un po' e, con un continuo groppo in gola, ho letto della storia della famiglia dell'autore, sopratutto della storia di 6 componenti di quella famiglia che il nazismo aveva cancellato apparentemente per sempre. La storia degli Jäger, in particolar modo la storia di Shmiel e della sua bella famiglia, sono state un colpo al cuore, e questo nonostante sapessi perfettamente quale sarebbe stato l'epilogo.
L'autore ha saputo coniugare perfettamente i ricordi di famiglia, i racconti dei sopravvissuti e la sua stessa storia ad un'altra parte del volume che è dedicata invece alla disamina, che prosegue in parallelo con il racconto, dei primi racconti contenuti nella Genesi. Questo volume è un mix perfetto tra saggio, memoir e biografia. Nonostante la mole e il tema principale del racconto, il volume si lascia leggere con una facilità impressionante. Rimarrete colpiti dalla storia che riuscirà a trascinarvi in un mondo che non è poi tanto lontano da noi. Io mi sono persa nei mille racconti dei sopravvissuti intervistati da Mendelsohn, mi sono commossa insieme a loro quando rievocavano persone che non c'erano più, quando qualcuno ricordava di aver conosciuto gli Jäger, di ricordare la bravura di Shmiel, l'eleganza e la gentilezza di sua moglie Ester, la serietà della primogenita Lorka, l'esuberanza di Frydka, la storia di Ruchele e quella della piccola Bronia.
Speravo che riuscissero in quell'impresa che sembrava impossibile, ricostruire degli eventi avvenuti decenni prima attraverso i racconti e i ricordi di chi all'epoca era solo un ragazzo. Parte importante del volume sono infatti le numerose testimonianze dei sopravvissuti, degli ebrei di Bolechow; di quei pochi, tra i soli 48 ebrei sopravvissuti al rastrellamento dei nazisti in quella città, ancora vivi per testimoniare le terribili vicende che accaddero tra il 1941 e il 1942.
Mendelsohn ha uno stile molto elegante ma comunque scorrevole e mai pedante. Nonostante si tratti di un'opera di saggistica, questo libro riesce ad arrivare dritto ai sentimenti del lettore. Ogni parte di questo libro è profondamente evocativa, perchè si parla di cose realmente accadute, di persone reali. Il libro si divide in varie parti che scandiscono la ricerca della verità dell'autore.
La memoria è il tema ricorrente di questo volume. Viene sottolineato più e più volte quanto sia importante ricordare e allo stesso tempo quanto sia pericoloso invece dimenticare e permettere che persone e fatti cadano nell'oblio. La memoria viene analizzata sotto il punto di vista emotivo e viene messa in relazione con la ricerca, con uno sforzo. Spesso inoltre, come avviene allo stesso autore, cerchiamo di ricordare quando ormai non c'è più nessuno che può aiutarci a farlo. Nonostante ciò, per quanto sia tanto difficile ricordare, sopratutto se parliamo di tragedie come la Shoah, è importantissimo continuare a farlo, perchè citando le parole dell'autore "qualcosa può essere strappato all'oblio, se qualcuno deciderà di guardarsi indietro".
Ho amato tutto di questo libro, ogni singolo particolare, ogni vicenda narrata. Non posso dirvi che si tratti di una lettura leggera, estiva, non potrei mai dirlo. E' un pugno allo stomaco, come ogni libro che si concentri sul tema Shoah e sulla persecuzione degli ebrei. E' doloroso, ma è un dolore necessario perchè la memoria è un bene prezioso che va preservato a tutti i costi. La generazione protagonista di queste pagine è stata cancellata in pochi mesi, ma noi possiamo farli tornare in vita continuando a ricordarli. Buona lettura!
"Alla fine tutto, assolutamente tutto, sarà perduto. Eppure, per un attimo, qualcosa può essere strappato all'oblio, se solo, di fronte all'immensità di quel che è e di quel che è stato, qualcuno deciderà di guardarsi indietro, di dare un'ultima occhiata, di cercare tra le rovine del passato per vedere non solo ciò che è andato distrutto ma quanto ancora è rimasto intatto."