L'amore molesto di Elena Ferrante

Buona giornata cari Lettori! Quasi due anni dopo aver concluso la saga de L'amica geniale sono tornata a leggere Elena Ferrante e ho deciso di approcciarmi al suo primo romanzo. 

L'amore molesto è il primo romanzo di Elena Ferrante, quello che l'ha fatta conoscere sia alla critica che al grande pubblico. Il racconto è una sorta di thriller psicologico ambientato a Napoli e che ha per protagonista il rapporto tra madre e figlia. Delia torna a casa per il funerale della madre Amalia, suicidatasi nella località di mare dove trascorrevano le vacanze. Delia, che pensava di essersi lasciata alle spalle il luogo in cui è cresciuta, un'infanzia turbolenta e la madre stessa, si rende conto in realtà che c'è ancora molto che la lega a quel posto.

Nel tentativo di ricostruire le dinamiche del suicidio della madre, Delia dà vita ad una profonda introspezione di sè stessa, introspezione che includerà anche Amalia e gli eventi che l'hanno condotta a quell'ultimo atto. Tutto il romanzo si basa su questo percorso di analisi, su una serie di flashback della sua infanzia, sulla figura stessa di Amalia, donna intrappolata. Quello che ne viene fuori è anche la descrizione di un rapporto madre-figlia complicato, fatto di tante incomprensioni, di gelosie e di turbamenti.

Sinceramente devo dire che la lettura di questo romanzo mi ha spiazzata. Io ho conosciuto Elena Ferrante con la tetralogia dell'Amica geniale, questo significa che ho conosciuto una Ferrante già più matura, più pienamente consapevole della sua scrittura. Credo che questo abbia influenzato negativamente il mio approccio a L'amore molesto. Io sono abituata a quel tipo di scrittura, ad una narrazione di una certa potenza, potenza che invece non ho trovato, almeno non del tutto, in questo romanzo.

Lo stile della Ferrante è abbastanza riconoscibile, anche se in questo caso parliamo di un'opera prima e quindi è chiaro che sia meno maturo di quello che troviamo in altre opere. L'ho apprezzato comunque, perchè Elena Ferrante scrive bene, tratteggia sempre delle scene che sembrano dei dipinti, mette in scena dei personaggi che vengono analizzati perfettamente dal punto di vista psicologico. E allora che cosa non è andato in questa lettura? 

Non lo so bene nemmeno io. Probabilmente ho trovato lo sviluppo della trama un po' debole, sopratutto per chi ha letto i suoi ultimi romanzi, e anche i personaggi, in primis Delia, non hanno la stessa forza di altre protagoniste. Forse è questo che mi è mancato di più, il riuscire a entrare in sintonia con i personaggi. Non ci sono riuscita, mi sono rimasti estranei, così come molti degli eventi di cui sono protagonisti.

Molto bello invece il modo in cui si parla del rapporto tra Delia e Amalia, un rapporto madre-figlia particolare, forse un po' malato. Alcune scene sono davvero intense e mi hanno ricordato quello che amo della Ferrante. Purtroppo però il romanzo in sè non mi ha convinto completamente, in tutta onestà ho anche fatto un po' fatica a terminarlo. 

I temi sono simili a quelli che ritroviamo nell'Amica geniale; il viaggio di Delia che torna a Napoli dopo essersi affrancata da quel passato somiglia un po' al viaggio di Lenù, ma all'opposto. Delia torna a immergersi in quel buio da cui credeva di essere fuggita e si ritrova impelagata nuovamente nella rete di bugie di cui è stata prigioniera già una volta, di cui era prigioniera anche Amalia. Bello si, un po' faticoso e a mio parere non all'altezza della saga. Buona lettura! 

"Mi resi conto con tenerezza inattesa che invece avevo Amalia sotto la pelle, come un liquido caldo che mi era stato iniettato chissà quando. "

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