L'uomo che ride di Victor Hugo

Buona giornata cari Lettori! Oggi torniamo a parlare di classici con un autore che amo particolarmente.

L'uomo che ride è un romanzo di Victor Hugo, uno degli scrittori francesi che più di tutti ha fatto la storia della letteratura francese. Avevo in lista L'uomo che ride da anni ormai, anche perchè Victor Hugo è uno dei miei autori preferiti e I Miserabili è uno dei libri che più hanno segnato la mia vita di lettrice. Il romanzo stavolta è ambientato in Inghilterra dove all'inizio del racconto facciamo la conoscenza di Ursus e di Homo, l'uno uomo e l'altro lupo. Ursus è un filosofo, un artista di strada, un vagabondo, un personaggio sopra le righe che viaggia di villaggio in villaggio con il fedele Homo. La storia di Ursus si intreccia con quella di Gwynplaine e Dea.

Da qui facciamo un piccolo viaggio su una nave in partenza ed è a bordo della nave che incontriamo Gwynplaine, un bambino che viene abbandonato sulla costa inglese al gelo. Gwynplaine era stato rapito dagli uomini fuggiti in mare, che altro non erano che comprachicos, mercanti di bambini. Non solo rapito, ma anche deturpato in viso; Gwynplaine ha in volto una smorfia perenne, uno strano sorriso che scatena l'ilarità di chi lo guarda. Cercando riparo dalla gelida notte inglese, Gwynplaine si imbatte in Dea, una neonata cieca che come lui non ha nessuno. Da qui le strade dei tre personaggi si intrecceranno in un lungo cammino fatto di viaggi e segreti che pian piano verranno a galla.

Ho accennato solo brevemente alla trama di questo romanzo, giusto qualche accenno perchè in realtà la trama è molto più di questo, i personaggi sono tanti, così come le vicende narrate nel romanzo. Se avete già letto Victor Hugo, saprete che il suo non è uno stile semplice, lineare, fatto di storie che seguono sempre un filo logico. Anche in questo caso ci troviamo a leggere, oltre a quello che è il racconto  centrale, di diverse altre vicende e di tanti personaggi che sul momento vi sembreranno non avere nulla a che fare l'uno con l'altro. Vi assicuro che non è così, dopo le prime 300 pagine di racconti spezzettati, di lunghe disgressioni e di meravigliose descrizioni di luoghi ed eventi, Hugo ci conduce nel pieno del racconto. 

Leggere Victor Hugo è sempre un'esperienza meravigliosa. Il suo è uno stile ricco, sia dal punto di vista lessicale che da quello dell'intreccio che mette in scena. Gli intrecci sono tanti, spesso complicati; ci sono lunghe pagine in cui Hugo semplicemente descrive un luogo, un evento, ma sono pagine talmente belle che non vi peseranno. L'uomo che ride è un vero e proprio viaggio, un viaggio all'interno della società inglese. E' sopratutto il continuo contrasto tra la nobiltà, i Lord, e il popolo. 

Gwynplaine è un uomo che forse più degli altri rappresenta la miseria, la povertà. Allo stesso tempo il suo sorriso perenne lo rende anche oggetto di continua ilarità ed è proprio questo contrasto uno dei temi centrali del romanzo. Di Gwynplaine si dice che "Lui era l'Uomo che Ride, cariatide di un mondo in lacrime. Era l'angoscia pietrificata in ilarità che reggeva il peso di un universo di sciagure, murato per sempre nell'allegria, nell'ironia, nel divertimento altrui; condivideva con tutti gli oppressi, di cui era l'incarnazione, la fatalità abominevole di essere una desolazione che non veniva presa sul serio; ci si divertiva con la sua miseria."

L'uomo che ride parte dal fondo della società inglese, in cui si trovano i poveri, i saltimbanchi e gli artisti di strada come Gwynplaine e Ursus. Da qui Hugo ci porta poi a scalare la piramide sociale, a raggiungere le vette della società, dove si trovano i Lord, i Re e le Regine, le nobildonne. Nel contrasto che si viene a creare Hugo denuncia la nobiltà e la sua totale mancanza di empatia per il popolo che soffre, che a differenza loro non ha nulla e non potrà mai possedere nulla. Gwynplaine rappresenta anche il diverso, l'emarginato, ma a differenza degli altri emarginati della società lui viene in un certo senso accettato, solo perchè la sua smorfia fa ridere. Questa sarà la sua condanna. 

Hugo riesce a descrivere l'animo umano con una maestria impareggiabile. Ogni sentimento, ogni emozione, ogni sfumatura viene colta e arriva diretta al lettore che si trova perso in un racconto meraviglioso e terribile allo stesso tempo. C'è tutto in questo romanzo, e nonostante la ricchezza del racconto c'è anche un profondo equilibrio. Probabilmente, rispetto ad altri suoi romanzi, in questo racconto Hugo favorisce numerose disgressioni socio-politiche piuttosto che la trama vera e propria. Ci sono pagine però che mi hanno commossa fino alle lacrime, come il discorso di Gwynplaine alla camera dei Lord, terribile nella sua onestà, o le pagine dedicate a Gwynplaine e Dea, semplice e pura poesia. 

Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. L'uomo che ride è l'ennesimo capolavoro di Victor Hugo, un autore che non smette mai di sorprendermi. 600 pagine di bellezza, di struggente poesia e di condanna. Assolutamente da leggere. Buona lettura!

"Io sono l'Uomo. Sono lo spaventoso Uomo che Ride. Ride di cosa? Di voi. Di se stesso. Di tutto. Cos'è il suo riso? Il vostro delitto e il suo supplizio. Questo delitto ve lo getta in faccia; questo supplizio ve lo sputa in viso. Io rido, che vuol dire: Io piango."

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