[BlogTour] La scrittrice senza tempo di Monica Brizzi


Tempo e spazio, per Bianca Maffi, sono difficili da comprendere. Essere cresciuta tra un continente e l’altro l'ha resa una ragazza piena di mancanze ma capace di raccontare, con i suoi libri, storie indimenticabili. Bianca è abile con le parole scritte quanto non lo è mai stata con quelle parlate, e ora che ha deciso di trasferirsi in una cittadina toscana per iniziare un nuovo romanzo, è pronta a tutto. Grazie al curioso condominio dove andrà a vivere, ad amici che non si aspettava di avere, alla sorella e ai ricordi che porta sempre con sé, nascosti in delle scatole di latta, il futuro di Bianca prende a districarsi, il tempo e il suo trascorrere cominciano a essere delle certezze e la vita pare diventare finalmente sua. Manca solo una cosa: Ian. Senza di lui, niente di tutto questo sarà davvero possibile.

L'autrice

Monica Brizzi è docente, scrittrice ed editor. Adora inventare storie e scriverle. Autrice della trilogia La Principessa dei Mondi e di romance, La scrittrice senza tempo è il suo primo romanzo di narrativa.

Estratto

L’oceano e il Castello di Buona Speranza. Lingue diverse e familiari, altre incredibilmente
complesse. Colori, sguardi, lineamenti e una montagna piatta che sovrastava l’azzurro, sempre
coperta di nuvole.
Erano a Bo-Kaap, il quartiere colorato. Cercava di sentire l’odore del caffè e dell’incenso, il
richiamo del muezzin alla moschea, i colori e i cibi. Era così piccola. Una bimba dai capelli scuri
e gli occhi grandi che sorrideva alla camera e al fotografo, il cui unico intento era cogliere
l’attimo in cui sembravano una famiglia felice.
Forse lo erano stati, un tempo. O forse lo erano allora, ma durava un attimo, un soffio di
vento, e tutto tornava come prima.
Il suo sguardo buffo ma intenso si dirigeva verso ogni nuova cosa. Persone, abitazioni, voci.
Le piaceva sempre ciò che scopriva perché era intriso di materia che le nutriva la testa, una
testolina ancora troppo piccola per comprendere come avrebbe sfruttato il tutto, un giorno, ma
già abbastanza capace da capire che a qualcosa, il viaggiare senza sosta, sarebbe servito.
Il Sudafrica era continuo movimento. Se fosse suo, della famiglia o della gente, non lo
sapeva.
C’erano le township lungo la strada, l’Apartheid che sulla carta era finito - ma che poi, alla
vista del sistema, tanto finito non sembrava - l’oceano e il paesaggio a tratti desertico. La
spiaggia di Saint James e le bellissime casette colorate, i pinguini e i movimenti ondulatori che
Bianca e Carolina tentavano di imitare sulla sabbia bianca, tra le acque cristalline. Capo di
Buona Speranza, il vento e il sole, il continuo sali e scendi della città, la bellezza dell’Africa a cui
manca un pezzo di Africa. I gamberi, il porto, il Waterfront. I giardini botanici e i vigneti,
Johannesburg vista in due giorni, i tramonti.
Erano maree, quegli elementi, che si intrecciavano e sovrapponevano gli uni sugli altri senza
pressioni. Ci passava sopra, quasi non riuscisse a tenerli fermi, quasi fossero immagini che si
rincorrevano con il solo scopo di fare quello, rincorrersi.
Lei li seguiva, senza nessuna accortezza particolare, per il solo gusto di vederseli scorrere
davanti.


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