[E' dal buio che provengo, è nel buio che devo ritornare] L'ipotesi del male di Donato Carrisi


Buongiorno lettori! Come state? Spero tutto bene.
Devo ammettere che portare avanti le letture di pari passo con l'università è veramente difficile. Soffro.
Le mie letture in questi mesi, come avrete potuto notare anche dalla recensione dl Il Suggeritore , si stanno concentrando sui romanzi di Donato Carrisi, e precisamente sui libri del ciclo di Mila Vasquez.

"C'è una sensazione che tutti, prima o poi, abbiamo provato nella vita: il desiderio di sparire. Di fuggire da tutto. Di lasciarci ogni cosa alle spalle. Ma per alcuni non è solo un pensiero passeggero. Diviene un'ossessione che li divora e li inghiotte. Queste persone spariscono nel buio. Nessuno sa perché. Mila Vasquez invece è circondata dai loro sguardi. Ogni volta che mette piede nell'ufficio persone scomparse dove lavora, centinaia di occhi la fissano dalle pareti della stanza dei passi perduti, ricoperte di fotografie. Per lei, è impossibile dimenticare chi è svanito nel nulla. Forse per questo Mila è la migliore in ciò che fa: dare la caccia a quelli che il mondo ha dimenticato. Ma se d'improvviso alcuni scomparsi tornassero con intenzioni oscure? Sembrano identici a prima, questi scomparsi, ma il male li ha cambiati. Alla domanda su chi li ha presi, se ne aggiungono altre. Dove sono stati tutto questo tempo? E perché sono tornati?"

L'ipotesi del male è il secondo volume del ciclo di Mila Vasquez, composto da quattro libri, tra cui l'ultimo uscito l'anno scorso.
 Inizialmente questo libro sembra riprendere un caso differente da quello trattato nel primo libro, ovvero quello del suggeritore. Vengono ripresi, infatti, solo i personaggi e Mila, la protagonista, nel corso della narrazione ricorderà alcuni fatti antecedenti a questo libro.
Fortunatamente, questo non è un libro che spiega, in modo velato( ma neanche molto, alla fine) le vicende fondamentali del volume precedente. Dopo un po', l'infinita ricapitolazione delle vicende precedenti può scocciare.
Ritornando a noi, il libro sembra trattare un caso per nulla scollegato a quello del suggeritore. Inizialmente, infatti, non ero del tutto sicura di questo libro, perché il caso del suggeritore mi aveva proprio coinvolta. Successivamente, andando avanti con il libro ho notato che lo schema con cui l'autore presenta la vicenda era molto simile a quello del volume precedente: omicidi sparsi, apparentemente scollegati tra loro, il colpo di genio, l'elaborazione delle prime teorie, anche abbastanza fragili, ecc.
Insomma, il modus operandi dell'autore, che mi era piaciuto tanto, c'era ancora.

Nonostante, l'insicurezza iniziale ho continuato la lettura e più andavo avanti e più mi saliva la curiosità: volevo sapere perché le persone scomparse ricomparivano per commettere crimini.

In questa sua indagine, abbastanza personale, Mila sarà affiancata da Simon Berish, considerato il reietto del dipartimento per vari motivi, fondamentali poi per la risoluzione dell'intreccio del romanzo (eviterò, quindi, di farvi spoiler).
Sarà proprio Berish a spiegare la teoria dell'ipotesi del male. 

Quando però i personaggi, e anche i lettori, credono di aver centrato la pista, ecco che tutto si sgretola e rimano solo un mucchio di polvere che viene rimodellata dall'autore nel corso delle ultime pagine del romanzo.

Ogni volta che finisco un libro di Carrisi rimango scioccata per ore, per quanto io provi a prevedere tutto, rimango sempre sconvolta. Soprattutto, in questo secondo libro, l'epilogo è molto più sconvolgente del primo.

Lo stile, come già dissi, è molto scorrevole: centro pagine "scorrono" che è una meraviglia.
Come al solito, leggendo di notte, andavo a dormire con un nodo allo stomaco, grazie alle atmosfere create dall'autore. Queste atmosfere mettono veramente a disagio il lettore, sono qualcosa di impressionante.
Carrisi ha poi la grande capacità di concludere ciò che inizia: per ora, durante la lettura dei suoi libri, tutti i miei interrogativi hanno avuto una risposta. Può sembrare una cosa banale, ma ci sono molti autori, soprattutto nei thriller, che inseriscono elementi abbastanza forti, che devono scatenare curiosità nel lettore, a cui non verrà mai data una risposta.

Una cosa che mi incuriosisce molto dei romanzi di Carrisi è il titolo, non è collegato in alcun modo alla trama scritta sul libro a titolo informativo. La chiave per capire il titolo è presente nel libro, e questa è una cosa che ho apprezzato ed apprezzo molto, perché i titoli dei libri non sono " a caso", ma hanno uno scopo, mandano un messaggio.

Tra qualche mese leggerò il terzo volume del ciclo, vi terrò aggiornati.
Alla prossima recensione!


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