Recensione: La Sognatrice di Anne Lise Marstrand-JØrgensen
Bonjour miei cari lettori...
ecco la nostra Recensione in collaborazione con il giornale locale SannioLife.
Abbiamo scelto questo libro per la sua profondità... BUONA LETTURA.

L' Opinione:
C’è da dire che abbiamo impiegato molto più tempo di quanto credessimo per leggere La Sognatrice. Si tratta pure di un volume di 539 pagine, ma è ancor più vero che non è stata una lettura semplice. Non alludiamo allo stile narrativo, lineare e chiaro, ma al contenuto. Che, alla fine, ci lascia comunque perplessi. Il romanzo storico in questione, per il quale l’autrice ha vinto i più prestigiosi premi letterari della Scandinavia, è il racconto romanzato appunto, della vita di Ildegarda di Bingen; suora, visionaria, musicista, scrittrice, esperta di medicina, guaritrice, donna forte, combattiva, baciata dalla Viva Luce, così come la chiama e allo stesso tempo ‘condannata’ e benedetta da un travaglio interiore intenso e spossante. Un travaglio che accompagna il lettore pagina per pagina, al punto da arrivare a confonderlo…Il libro si potrebbe suddividere in quattro parti: la vita a Disinbodenberg, il monastero in cui affrontando paure e sfide cresce e si forgia nella fede; la chiamata in cui la Viva Luce la spinge a fondare il monastero di Rupertsberg pietra su pietra e il momento in cui la vocazione si fa urgenza missionaria per poi quietarsi nell’attesa dell’abbraccio finale con lo sposo. Bellissimi, evocativi, i vari passaggi che descrivono le visioni e i salmi che ne scaturiscono; come pure i riferimenti biblici. Si tratta comunque di una lettura ‘pesante’, dato che l’animo di Ildegarda è a tal punto complesso e travagliato da risultare, a nostro parere, a tratti ‘antipatico’ nell’obiettivo che l’autrice fa di descriverne in maniera quasi ossessiva i limiti e le continue prove che allo stesso tempo la innalzano e la prostrano, rendendola ora scostante ora santamente salda. La sua storia s’intreccia con quella del monaco Volmar, suo scrivano, e di Richardis, sua pupilla. Un legame che la ossessiona e che si fatica a ‘tollerare’ in certi momenti quando l’irragionevolezza, limite totalmente umano, guida i comportamenti della protagonista. La profonda ‘debolezza umana’ è proprio il tratto più affascinante e contraddittorio che traspare dal personaggio di questa monaca, così come presentato dall’autrice; nella duplicità della potente debolezza che la schiaccia e la innalza.
Nel prossimo autunno il Papa dichiarerà Hildegard di Bingen, dottore della Chiesa.
Un assaggio per i nostri lettori :
“Io fiammeggio nella bellezza dei campi, io risplendo nelle acque, io ardo nel sole, nella luna e nelle stelle”.“Sono un vaso di terracotta, che prima accoglie la parola di Dio, poi stupidamente dimentica tutto, si secca e si spacca”. Il vaso sarà pure di terracotta “le risponde il maestro Volmar” ma ciò che ci permette di usarlo è il vuoto al suo interno”.