Racconto: "Diario di Black Gray - Le indagini Paranormali di Fedor Chastel " #5
Buon Sabato Santo a TUTTI... intanto le nostre indagini con i nostri investigatori continuano.
V PARTE
Dovettero fare
un bel po’di strada. La casa di padre Gregor era l’ultima del villaggio. Per
fortuna la luna era abbastanza alta da riuscire a rischiarare i passi,
impedendo loro di inciampare o perdersi. Il gas nella lanterna si era esaurito.
Ma ai due uomini non sembrava importare mentre procedevano spediti verso la
loro destinazione. Posta al ridosso
della collina, ai piedi della quale si stendeva Ash, la casupola sorgeva
accanto a una costruzione in pietre, più solenne, al cui vertice si ergeva una
croce.“Eccola!”.
Fedor la indicò con un gesto del capo.“Lascia
fare a me”. Quella di Delvin non era una richiesta,
ma una dec
isione già presa. Annuì. Delvin riusciva
a far parlare anche i più ritrosi. E ormai sapevano tutti e due che non
potevano permettersi di essere gentili.“Chi
è a questa ora del diavolo?!” Dall’interno
giunse la voce del pastore, irritata e impastata. Si sentivano i
passi concitati dell’uomo avvicinarsi alla porta. Delvin ci era andato giù
duro, al punto che sembrava avesse voluto sfondarla.
“Chi
è?”
ripeté ancora una volta. Il prete stava
dormendo da un pezzo e non si aspettava nessuna visita. Bene! “Padre
aprite, siamo Fedor Chastel e Delvin Freser!”
Fedor fece un
cenno d’intesa a Delvin mentre l’uomo armeggiava in tutta fretta con il
chiavistello. Aperta la porta,
padre Gregor ingoiò a vuoto. “Ispettori!”
disse sorpreso. Non si aspettava quella visita notturna. Le figure enormi
dei due erano rese inquietanti dalle ombre gettate dalla lucerna che teneva tra
le mani tremanti. Fedor lo salutò
e senza aspettare il suo invito si infilò in casa. Delvin lo seguì. L’anziano prete,
che indossava una vestaglia poggiata in tutta fretta sopra l’altrettanto lunga
camicia da notte, li guardò esterrefatto. “Benedetti
figlioli, ma cosa è successo?”
Chastel si
guardò intorno, poi lo prese sotto braccio conducendolo al tavolo lì vicino.
Afferrò una sedia e gliela indicò. “Sedetevi
padre, immagino abbiate alcune cose da raccontarci!” Padre Gregor,
destato bruscamente dal sonno e riportato improvvisamente alla realtà, sbiancò
in viso. Assunse un’espressione talmente sbigottita che la pelle rugosa del
volto si arricciò ancor più sotto la meraviglia. Quei due erano entrati in casa
sua e lo stavano interrogando come un criminale qualsiasi. La situazione gli
sembrò assurda. Decise di appellarsi alla sua autorità. “State
commettendo un abuso!” gridò cercando di rimettersi in piedi.
Delvin, senza gentilezza alcuna, lo spinse nuovamente sulla sedia, sistemandosi
di fronte a lui.
Fedor si piazzò
alle spalle del collega. Non aveva alcuna via di fuga. Non che avesse qualche
possibilità contro di loro, vecchio e malandato com’era.
“Nessuno
abuso padre - ringhiò Delvin. Qui l’unico che ha abusato siete voi e della nostra pazienza!
Diteci cosa sta succedendo!” “Ma
…”
farfugliò il pastore sconvolto.
“Ora!”
gridò Delvin afferrandolo per le braccia e stringendo appena. Una presa
leggera, ma ferma. Quanto bastava a fargli capire che non scherzavano. Correva
il rischio di spezzargli le ossa, fragile com’era. Gli occhi vitrei
dell’anziano pastore sembravano tradire una morte imminente mentre lottava
contro la paura e il senso di colpa.“Non
so di cosa stiate parlando. Ricorrerò al vescovo io…”
Delvin lo
interruppe minaccioso. “Fate bene padre.
Immaginate come sarà contento quando saprà che un pastore della Chiesa di Dio
protegge degli schifosi assassini!”
Padre Gregor, a
quell’accusa, assunse un’espressione genuinamente stupita oltre la fredda
maschera di terrore che disegnava il suo viso. Lui sapeva.
Sapeva dannazione! Ma aveva paura di parlare. Come gli altri. Come tutti. “Padre - intervenne Fedor conciliante - fatelo per quelle trenta anime innocenti.
Diteci ciò che sapete!”
Il vecchio
pastore abbassò il capo sconfitto. A quel punto era inutile mentire. Sospirò e
con voce flebile disse: “Da dove volete
che inizi?” “Dal
dannato principio!” bisbigliò Delvin rilassandosi.
Lui bevve
lentamente. Ripose il bicchiere. Ringraziò l’ispettore con un cenno degli occhi
e riprese. I due uomini
avevano centinaia di domande in testa, ma per il momento dovevano lasciarlo
parlare. La leggenda di Ash! Quale leggenda?
“Quando
arrivai qui, uomini, donne e bambini erano tutti in piazza. Mi baciarono e
abbracciarono uno per uno. Il fabbro e sua moglie mi aiutarono a sistemarmi
nella mia nuova casa, accanto alla quale, mi raccontarono, loro stessi avevano
costruito una chiesetta, dato che fino ad allora non ce n’era mai stata una.
Mi
sembrò una cosa alquanto strana, ma non vi diedi peso, felice com’ero di aver trovato
gente tranquilla e d’animo buono. E infatti era così, fino a quel giorno di due
anni fa.” Padre Gregor li
fissò con occhi stranamente lucidi, quindi aggiunse, con voce rotta dalla
commozione. “C’erano mogli e mariti,
figli e figlie …”. “E
ora dove sono?” chiese Fedor conoscendo già la
risposta. “Morte.
Tutte.” concluse il vecchio, lapidario. Il pastore si
strinse nella vestaglia. Il suo sguardo divenne ancor più vacuo mentre lo
costringevano a ricordare quella giornata maledetta in cui tutto era cambiato.
Davanti al suo improvviso silenzio, Delvin stava per sollecitarlo, quando
inaspettatamente ricominciò a parlare. Il racconto sembrava provenire da
altrove. Padre Gregor stesso sembrava lontano da loro. I ricordi scaturivano
soli, da un’altra vita, da un’altra epoca.“Me
ne stavo in chiesa. Era l’ora del vespro. Attendevo i fedeli, quei pochi che
non fossero occupati nelle faccende quotidiane, per la recita, quando sentii
delle urla spaventose. Uscii di corsa e quel che vidi mi raggelò il sangue nelle
vene”. La voce cominciò
a tremargli sempre di più. Strinse le mani ad artiglio cercando di soffocare la
paura. Il ricordo di quello che era accaduto lo investì in tutta la sua
ferocia. Delvin e Fedor si scambiarono una rapida occhiata d’intesa. Erano convinti
stesse per far loro un’importante rivelazione. continua...