Amelia Dyer, la levatrice assassina soprannominata 'Jill the Ripper'
Restiamo in Gran Bretagna. La terza uscita del nostro spazio sulle serial killer è dedicata ad Amelia Dyer.
Vissuta in epoca vittoriana (1837/1896) viene ricordata come la più cruenta assassina di bambini. Fu responsabile di numerose morti, sebbene processata e condannata all'impiccagione per un solo omicidio. Il numero si aggirerebbe dalle svariate decine fino a 200 o addirittura 400.
Faceva partorire le puerpere e si liberava dei piccoli, senza dire nulla alle famiglie che avrebbero evitato vergogna e sensi di colpa, liberandosi dal problema. Dodici gli infanticidi confermati e tre riconosciuti: Doris Marmon (4 mesi); Harry Simmons (13 mesi); Helena Fry (1 anno o meno). Le piccole vittime della levatrice assassina, come viene anche ricordata, morivano per strangolamento, di fame o avvelenate.
Amelia Dyer proveniva da una famiglia di Bristol. Suo padre, Samuel Hobley, era un mastro calzolaio; sua madre, Sarah Weymouth, soffriva di una malattia mentale causata dal tifo. Quest'ultima morì proprio per le complicazioni della malattia mentale, seguita, anni dopo, dal padre. La malattia materna segnò drammaticamente la sua vita.
Amelia imparò presto a leggere e scrivere e si interessò di poesia e letteratura. Qualche anno dopo la morte del padre si trasferì a Trinity Street, a Bristol, dove si sposò con George Thomas. Negli anni che seguirono iniziò a fare pratica medica. Dopo la morte del marito rimase sola con la figlia Ellen. Fu allora che decise di diventare un'allevatrice di bambini. Un metodo più redditizio di guadagnare. Infatti, rimasta vedova a 32 anni e con una figlia da mantenere, aveva tentato, dapprima, di fare l'infermiera, poi, parlando con una levatrice, aveva scoperto un modo più semplice per guadagnarsi da vivere: ospitare, a pagamento, le giovani donne nubili che dovevano partorire, e allevare i bambini fino a quando non fossero stati dati in adozione. Prometteva di occuparsi dei bambini che le famiglie volevano dar via, chiedendo in cambio denaro e vestiti per i piccoli. Una volta ottenuta la cifra pattuita li lasciava morire di fame.
Riuscì a sfuggire per molto tempo alle forze dell'ordine (in quel periodo, molte badanti in difficoltà economiche mentre crescevano il bambino lo lasciavano morire di fame, intossicandolo con forti dosi di alcol e oppio, inoltre in un'epoca in cui la miseria era dilagante, le morti in culla erano alquanto frequenti).
Amelia imparò presto a leggere e scrivere e si interessò di poesia e letteratura. Qualche anno dopo la morte del padre si trasferì a Trinity Street, a Bristol, dove si sposò con George Thomas. Negli anni che seguirono iniziò a fare pratica medica. Dopo la morte del marito rimase sola con la figlia Ellen. Fu allora che decise di diventare un'allevatrice di bambini. Un metodo più redditizio di guadagnare. Infatti, rimasta vedova a 32 anni e con una figlia da mantenere, aveva tentato, dapprima, di fare l'infermiera, poi, parlando con una levatrice, aveva scoperto un modo più semplice per guadagnarsi da vivere: ospitare, a pagamento, le giovani donne nubili che dovevano partorire, e allevare i bambini fino a quando non fossero stati dati in adozione. Prometteva di occuparsi dei bambini che le famiglie volevano dar via, chiedendo in cambio denaro e vestiti per i piccoli. Una volta ottenuta la cifra pattuita li lasciava morire di fame.
Riuscì a sfuggire per molto tempo alle forze dell'ordine (in quel periodo, molte badanti in difficoltà economiche mentre crescevano il bambino lo lasciavano morire di fame, intossicandolo con forti dosi di alcol e oppio, inoltre in un'epoca in cui la miseria era dilagante, le morti in culla erano alquanto frequenti).
Un medico che certificava l'operato della Dyer però, si accorse delle numerose morti di bambini a lei affidati e, nel 1879, venne arrestata per la prima volta. Fu condannata per "negligenza". Dopo sei mesi di lavori forzati, che la provarono psicologicamente, riprese a perpetrare i suoi crimini. Per eludere le forze dell'ordine cambiò spesso città e usò diversi pseudonimi, tra cui quello di "Signora Thomas".
La condanna ai lavori forzati aveva ulteriormente minato la sua salute mentale e sviluppò tendenze alla depressione e al suicidio, iniziando a consumare sempre più alcolici e sostanze oppiacee. Nel 1890, dopo un altro tentativo di suicidio, tornò in un ospedale psichiatrico. Tre anni dopo ne uscì ancora più provata.
Si trasferì, successivamente, nel Berkshire.
Nel 1872 Amelia si era sposata con William Dyer, da cui aveva avuto due figli: Mary Ann, conosciuta come "Polly" e William Samuel. Probabilmente lasciò il loro padre.
Nel 1896 uccise le tre vittime identificate: Doris Marmon, Harry Simmons ed Helena Fry.
Nel gennaio dello stesso anno infatti, una cameriera di 25 anni, Evelina Marmon, aveva dato alla luce una figlia illegittima. Sperando di poter un giorno ricongiungersi alla sua bambina, aveva pubblicato un annuncio per trovare una famiglia amorevole capace di adottarla. La Dyer le si era presentata come 'signora Harding', fingendo di essere un amorevole moglie senza figli in cerca di una figlia da crescere con suo marito. Evelina aveva pagato 10£ per dare la figlia in adozione. Tempo dopo la donna aveva scritto per avere notizie sulla salute della piccola e Amelia l'aveva rassicurata dicendole che la bambina stava bene e che tutto procedeva nel modo migliore.
Così non era affatto. La figlia di Evelina era stata strangolata lentamente con un nastro da sarta stretto intorno al collo.
Un altro bambino, Harry Simons, era stato condotto a Londra, nell’appartamento della figlia di Amelia. Nell’aprile del 1986 Amelia aveva nascosto i cadaveri dei due poveri bambini in un sacco insieme ad alcuni mattoni e lo aveva gettato nel Tamigi.
Qualche giorno prima dell’uccisione di Harry e Doris però, era tornato a galla un sacco con il cadavere di una bambina, recuperato da un barcaiolo insospettito. Sulla carta da imballaggio c’era un nome ancora vagamente leggibile – la signora Thomas – e un indirizzo. L’indirizzo consentì alla polizia di rintracciare Amelia Dyer, la quale viveva sotto falso nome.
Le fu attribuita la morte di Helena Fry. In seguito, la polizia ripescò dal Tamigi altri 6 corpi. Calcolando quindi quanto avesse potuto uccidere in venti anni, la polizia fece una stima di oltre 200 morti in totale, fino a un massimo di 400.
Andò a processo il 22 maggio del 1896, i figli furono scagionati dalle accuse, mentre lei fu riconosciuta colpevole di un unico omicidio, nonostante fosse stata collegata a molti altri. All'epoca mancavano le prove schiaccianti.
Venne condannata a morte, senza le attenuanti dei problemi mentali e abuso di alcolici e stupefacenti. Non fu infatti dichiarata incapace di intendere e di volere. Impiccata alle nove del mattino del 10 giugno 1896 nella Newgate Prison di Londra. Le sue ultime parole, prima di morire, furono "non ho nulla da dire".
La condanna ai lavori forzati aveva ulteriormente minato la sua salute mentale e sviluppò tendenze alla depressione e al suicidio, iniziando a consumare sempre più alcolici e sostanze oppiacee. Nel 1890, dopo un altro tentativo di suicidio, tornò in un ospedale psichiatrico. Tre anni dopo ne uscì ancora più provata.
Si trasferì, successivamente, nel Berkshire.
Nel 1872 Amelia si era sposata con William Dyer, da cui aveva avuto due figli: Mary Ann, conosciuta come "Polly" e William Samuel. Probabilmente lasciò il loro padre.
Nel gennaio dello stesso anno infatti, una cameriera di 25 anni, Evelina Marmon, aveva dato alla luce una figlia illegittima. Sperando di poter un giorno ricongiungersi alla sua bambina, aveva pubblicato un annuncio per trovare una famiglia amorevole capace di adottarla. La Dyer le si era presentata come 'signora Harding', fingendo di essere un amorevole moglie senza figli in cerca di una figlia da crescere con suo marito. Evelina aveva pagato 10£ per dare la figlia in adozione. Tempo dopo la donna aveva scritto per avere notizie sulla salute della piccola e Amelia l'aveva rassicurata dicendole che la bambina stava bene e che tutto procedeva nel modo migliore.
Così non era affatto. La figlia di Evelina era stata strangolata lentamente con un nastro da sarta stretto intorno al collo.
Un altro bambino, Harry Simons, era stato condotto a Londra, nell’appartamento della figlia di Amelia. Nell’aprile del 1986 Amelia aveva nascosto i cadaveri dei due poveri bambini in un sacco insieme ad alcuni mattoni e lo aveva gettato nel Tamigi.
Qualche giorno prima dell’uccisione di Harry e Doris però, era tornato a galla un sacco con il cadavere di una bambina, recuperato da un barcaiolo insospettito. Sulla carta da imballaggio c’era un nome ancora vagamente leggibile – la signora Thomas – e un indirizzo. L’indirizzo consentì alla polizia di rintracciare Amelia Dyer, la quale viveva sotto falso nome.
Le fu attribuita la morte di Helena Fry. In seguito, la polizia ripescò dal Tamigi altri 6 corpi. Calcolando quindi quanto avesse potuto uccidere in venti anni, la polizia fece una stima di oltre 200 morti in totale, fino a un massimo di 400.
Venne condannata a morte, senza le attenuanti dei problemi mentali e abuso di alcolici e stupefacenti. Non fu infatti dichiarata incapace di intendere e di volere. Impiccata alle nove del mattino del 10 giugno 1896 nella Newgate Prison di Londra. Le sue ultime parole, prima di morire, furono "non ho nulla da dire".