Belfagor, il Fantasma del Louvre
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La mummia dai poteri malefici si aggirerebbe la notte tra splendide opere d'arte, lasciandosi spesso "fotografare". Non sarebbero rare infatti le apparizioni del fantasma e anche coloro che raccontano di averlo visto.
Un alone di mistero e leggenda che ha nutrito negli anni fantasie letterarie e cinematografiche. Belfagor ovvero Il fantasma del Louvre (Belphégor ou Le fantôme du Louvre) è il romanzo del 1926 di Arthur Bernède. Guardando in "casa nostra" troviamo "La Favola di Belfagor Arcidiavolo", unica novella nota di Niccolò Machiavelli; una satira contro i costumi della Firenze di quegli anni, scritta tra il 1518 e il 1527 e conosciuta anche con il titolo Belfagor arcidiavolo o Il demonio che prese moglie.
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Non mancano anche diverse trasposizioni cinematografiche della stessa opera di Gaston Leroux.
La curiosità sulla quale ci piace soffermarci però, riguarda il "legame" tra i due fantasmi fantasiosamente rafforzato dalla collaborazione che Leroux diede a Bernède nella stesura della sceneggiatura del film del 1927, dedicato a Belfagor, che venne sceneggiato direttamente dall’autore del romanzo originale e co-prodotto appunto da Gaston Leroux, il padre del Fantasma dell’Opera.
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Ma torniamo a Belfagor.
Belfagor o Belphegor nella sua definizione più corretta era il demone delle scoperte e delle invenzioni. Era adorato dai Moabiti, popolo discendente dal biblico Moab e stanziato nella regione a est del Mar Morto, presso i quali si manifestava nella forma di una giovane e sensuale donna. È stato poi assimilato al diavolo. Nella demonologia cristiana viene infatti raffigurato anche come uno dei sette principi dell'inferno. Belfagor attira le anime degli uomini e li seduce promettendogli scoperte e geniali invenzioni che li arricchiranno.