Buona Epifania. Miei cari #FeniLettori! Dopo il Meme e i Migliori libri del 2014 iniziamo l'anno con una recensione molto particolare. Il paese dei poveri è
un accorato scritto sul dolore, sulla vita e sulle ingiustizie che ogni
giorno si sentono per televisione, per radio e al telegiornale.
Un grido d'aiuto che molti urlano ma che nessuno ascolta, perchè siamo
tutti troppo immersi nei nostri problemi, nelle nostre necessità e nella
nostra vita. Che poi tanto vita non è più, una vita di stenti e sforzi
per ritrovarsi a mala pena quel piccolo gruzzolo che ci fa sopravvivere
ogni giorno!
Una storia di dolore, camuffata da metafora . In un primo tempo sinceramente credevo davvero di essere in un lager, in uno di quei tremendi campi nazisti,
dove il dolore di anime morte urla ancora oggi. Dove la strage di
innocenti, ci frantuma ancora i timpani. In quei luoghi dispersi da Dio,
che solo lui poteva innalzarsi a uomo e giudice e così non è stato. Chi
siamo noi per giudicare? E invece ci ritroviamo in una sorta di "Comunità dei Poveri"
dove i barboni vengono presi e tratati come nei lager; privati della
loro identità, della loro dignità e della loro vita. Quella vita a cui
tutti aneliamo, quella ricchezza che ci fa sopravvivere e loro hanno
perso. Qui vengono rinchiusi i cosidetti "poveri", coloro che sono stati abbandonati dalla gente, coloro che sono stati abbandonati dalle famiglie e da tutti.
Il trattamento che gli viene riservato è atroce, la dignità bruciata e
la vita soffiata via come una foglia caduta dall'albero. Nessun appiglio
più, solo la volontà di trovare un lavoro e andare via. Nessuno può
uscire da questa gabbia. Tutti indistintamente sembrano animali al
macello. Un inno alla critica sociale, imperniato sul concetto della
produttività, nonché una disamina, in un contesto distopico, del
concetto dei lager e dei prigionieri. In un mondo in cui il guadagno e
la produttività sono tutto ciò che conta, la popolazione è costretta a
non essere povera: essere in miseria è un delitto, è rallentare la
società, e dunque, per evitarlo, la società, sotto lo schermo
dell’indifferenza dei suoi cittadini, interna, in grandi istituti
chiamati ”paesi dei poveri”, coloro che vengono ritrovati in strada,
nullatenenti e nullafacenti. In questo lager per “barboni” si ritroverà
il protagonista, costretto a viverne le regole, affini a quelle dei
famosi lager di Birkenau e Auschwitz, fino all’essere totalmente
alienato dalla sua stessa condizione di umano.
La scrittura è fluida, disarmante, atroce e sofferente. Forse troppa minuzia nei particolari, che poi risultano pedanti e noiosi. Il
libro ti catapulta a osservare l'uomo/protagonista che si ha davanti.
Come se fossimo uccelli, corvi, che girano attorno a esso e lasciano che
lui stesso muoia di stenti. La mente è malvagia, l'indifferenza
peggiore di un malanno, solo tale può portare alla rovina della dignità.
Alla ricchezza dei popoli e allo sfacelo dell'umanità. Buona Lettura.