[In un mondo di Favole] La biblioteca del cuore
Il cima alla montagna, nella natura più selvaggia sorgeva il villaggio dei “Blanc” denominato in questo modo perché vi abitavano solo i conigli bianchi. I loro abitanti andavano fieri di questa caratteristica, li rendeva speciali rispetto a tutti gli altri villaggi. Eppure qualche anno prima, dopo un inverno molto rigido, era nato un coniglio nero con una piccola stella bianca sulla testa. I suoi genitori decisero di chiamarlo Oslar, come la stella che nelle notti più buie illuminava il cielo del loro villaggio. Gli abitanti del villaggio non erano molto contenti di questa nascita, consideravano il coniglio nero come un cattivo presagio e anche se Oslar venne cresciuto nell’amore dalla sua famiglia venne sempre deriso ed escluso.
A scuola Oslar era sempre solo. Nessuno scambiava una parola con lui, se ne stava nel suo banco, con la testa bassa e gli occhi colmi di tristezza. Veniva preso in giro da tutti i suoi compagni di classe, tutti lo deridevano non solo per il suo colore nero ma anche per quella stella che era presente sulla sua testa. Oslar sapeva bene cos’era la solitudine. Crescendo aveva trovato nei libri dei veri amici. Leggeva sempre, viaggiava e viveva avventure fantastiche con i protagonisti delle sue letture. Si immergeva nella lettura e si lasciava trasportare dalle emozioni. Il suo posto preferito per leggere era sulla collina, da lassù poteva osservare non solo il suo villaggio ma tutta la vallata di fronte a sé, poteva sentirsi in pace e ammirare la natura. A fargli compagnia nelle sue ore di lettura c’era un albero di ciliegio. Durante la Primavera fioriva, i suoi petali color rosa mostravano la loro bellezza, il loro profumo rallegrava la sua anima. Oslar in quel piccolo angolo nascosto si sentiva felice e in pace. Quello era il suo posto segreto. A volte poteva sentire l’abbraccio del suo albero quando il vento muoveva i rami.
Un giorno i suoi compagni di classe decisero di seguirlo per capire dove si recava tutti i giorni dopo la scuola e così scoprirono il suo posto segreto . “Buffone” si sentì urlare da dietro, voltandosi li vide ed ebbe paura. “Cosa leggi?” gli chiese uno dei quattro ragazzi “I viaggi di Gulliver” rispose un altro, strappandogli di mano il libro. “Dammelo, è mio!” urlò Oslar, mentre impaurito cercava di farsi coraggio con la sua esile voce. Ma non servì a nulla, il libro venne strappato e quei piccoli pezzi di carta vennero trasportati dal vento lontani. Oslar si mise a piangere, quello era il suo libro preferito. Amava rileggerlo. Mentre cercava di raccogliere i pezzi del suo libro ma era tutto inutile il vento era troppo forte, i suoi compagni si allontanarono tra le risate. Oslar, accasciato, piangeva circondato dai petali del suo ciliegio che volavano alti nel cielo. Anche l’albero stava piangendo. Oslar tornò a casa, triste e amareggiato. La sua mamma provò a consolarlo e a dargli forza. Prima o poi tutti avrebbero smesso di credere che il colore nero era auspicio di cattivi presagi, di questo sua mamma ne era convinta. Lei che lo amava più di tutto e che aveva lottato per proteggere il suo piccolo cucciolo, ne era sicura. Non era stato facile neanche per lei combattere contro i pregiudizi della gente, contro chi gli diceva che sarebbe stato meglio abbandonarlo in un altro villaggio. Lei che non aveva avuto paura di nessuno e che mai avrebbe rinunciato a suo figlio. Nel suo cuore sperava di abbattere il muro di ignoranza che regnava nel suo villaggio. Abbracciò il suo cucciolo e provò a rassicuralo.
L’indomani come sempre, dopo scuola, Oslar si recò verso la collina per leggere un altro libro. All’improvviso vide del fumo, allarmato accelerò i passi. Il suo cuore batteva forte, temeva per il suo ciliegio. Ansimando arrivò in cima, il suo ciliegio stava bruciando: privato dei suoi bellissimi fiori, con i rami distrutti dal fuoco stava morendo. A nulla sarebbe servita l’acqua, era arrivato troppo tardi. Con il ciliegio stavano bruciando anche i suoi libri, che gelosamente aveva riposto all’interno del suo fusto, in cui l’albero naturalmente aveva offerto ad Oslar un piccolo spazio. I suoi amici, i suoi compagni di viaggio non c’erano più. Loro avevano vinto, avevano distrutto ciò che di più caro e prezioso aveva. Il suo mondo in un attimo era svanito. Adesso era solo. Chi avrebbe colmato la sua solitudine? Chi avrebbe ridato speranza ai suoi sogni? Chi avrebbe alleviato le sue pene? Nessuno. Tutto era andato distrutto. Preso dallo sconforto Oslar decise di scappare. Non poteva rimanere di più in quel posto. Iniziò a correre. Non aveva intenzione di tornare a casa, quel villaggio non lo amava e mai lo avrebbe fatto. Lui era un cattivo auspicio, lo avrebbero guardato per sempre con gli stessi occhi. Oslar voleva solo essere felice. Voleva essere accettato per quello che era, per il suo colore nero, con quella stella bianca sulla testa, con la sua passione per la lettura. Oslar voleva essere come tutti i conigli bianchi del suo villaggio. Era giunta la sera, aveva percorso molti chilometri ed era lontano dalla sua casa, iniziò ad avere paura, il buio e il silenzio lo circondava. Oslar era solo e indifeso. Ad ogni piccolo rumore il suo cuore batteva più forte. Aveva freddo e fame. Si ritrovò nei pressi di un fiume, con una piccola caverna in cui riposare durante la notte. Dopo aver bevuto dell’acqua, vi entrò dentro e provò a riposare. Sentiva freddo, tremava e non faceva altro che pensare ai suoi libri. Bruciati. Nulla sarebbe stato come prima. Nessuno lo poteva capire, non erano solo libri, erano tesori preziosi che avevano alleviato la sua solitudine, colmato la sua tristezza, fatto viaggiare la sua fantasia, era amici indispensabili. La temperatura scese ancora di più, il tremore aumentò, Olsar stava male, si sentiva venir meno e alla fine chiuse gli occhi.
Si risvegliò nella sua camera, con i suoi genitori stretti, vicini a lui. Li abbracciò forte, aveva sbagliato a scappare ma non poteva dimenticare quello che gli era stato fatto. I giorni passarono e Oslar non era più andato a scuola, non voleva più uscire di casa, trascorreva le giornate chiuso nella sua stanza ripensando ai suoi libri. All’improvviso la mamma lo obbligò ad uscire di casa, lo condusse verso la collina dove un tempo amava rifugiarsi. Nel percorrere quella strada non riuscì a trattenere le lacrime ma arrivato in cima alla collina trovò una bellissima sorpresa: c’erano tutti gli abitanti del villaggio e i suoi compagni di classe. Il suo ciliegio non era andato del tutto distrutto, il fuoco venne spento in tempo per salvare la sua radice e a Primavera sarebbe rinato ancora. Accanto sorgeva una piccola casetta “la biblioteca del cuore” al suo interno tanti libri nuovi ma anche una parte di quelli vecchi, che il fuoco non aveva bruciato. I suoi compagni di classe, compreso l’errore avevano rimediato, regalando un nuovo posto a Oslar per leggere e per la prima volta da quando era nato non si sentiva più un pecora nera. La lettura non è mai sbagliata. Leggere combatte l’ignoranza, apre la mente, stimola l’intelligenza. Un libro è un viaggio meraviglioso che devi avere il coraggio di compiere.