Il vino della solitudine di Irène Némirovsky

Buona giornata cari Lettori e buon fine settimana! Oggi voglio parlarvi di uno degli ultimi libri che ho letto, acquistato in occasione delle promozioni Adelphi che terminano oggi. Torniamo a parlare di classici con un romanzo della Némirovsky.

Il vino della solitudine è uno dei romanzi che viene definito come il più autobiografico e il più personale tra quelli scritti dalla Némirovsky. In effetti la storia narrata rappresenta con molta precisione quella che deve essere stata in parte l'infanzia trascorsa dalla scrittrice. Nella protagonista del romanzo possiamo rivedere la stessa Irène, la madre crudele e disamorata della storia è sua madre, quella madre che le ha fatto mancare l'amore e che le ha fatto vivere un'infanzia sola e infelice.

Protagonista di questo romanzo è la piccola Hélène. Hélène è solo una bambina all'inizio del racconto, una bambina che vive una vita poco felice, scandita dagli aspri e continui rimproveri della madre e dal suo odio che si manifesta nella totale mancanza di interesse per quella figlia che non riesce ad amare. Hélène cresce così, amata solo dalla governante e dal padre che però è sempre assente, lontano per lavoro e per accumulare denaro. Fin da bambina assiste al comportamento strano della madre, che solo anni più tardi imparerà a riconoscere. La madre di Hélène infatti non si arrende alle responsabilità del matrimonio, agli anni che passano, ma è sempre alla continua ricerca di emozioni, di passioni nuove. Una di queste è quella per Max, giovane cugino che sarà per anni oggetto di una forte passione, relazione che caratterizzerà tutta l'infanzia e l'adolescenza di Hélène e che la condurrà su un cammino di odio e vendetta per quel genitore che non ha saputo darle mai neanche un briciolo di affetto.

Della Némirovsky ho già letto quello che è considerato il suo romanzo più famoso e qualche breve racconto. Devo ammettere che Il vino della solitudine ha di gran lunga superato le mie aspettative. Con la sua prosa elegante, poetica e ricca di pathos, l'autrice ci regala una storia ricca da ogni punto di vista. Una storia che è la sua storia e forse per questo ancora più preziosa.

Questo racconto percorre la vita di Hélène da bambina che si trasforma in adolescente e che poi diventa donna. Con il passare degli anni però una cosa resta sempre le stessa: il disprezzo per la madre, un disprezzo che si tramuta ben presto in odio e che la porta a coltivare un desiderio di vendetta che la condurrà su un cammino che la renderà pericolosamente simile a quella madre che tanto odia.

Dalla Russia a Parigi, dalla magia della Finlandia fino al ritorno in patria, la Némirovsky ci racconta una storia di dolore e di perdita, di rancore e di odio, di un'infanzia rubata e di una vendetta sottile. Il racconto si concentra principalmente sulla figura di Hélène, sul suo sviluppo nel tempo e su come l'infanzia vissuta vada irrimediabilmente ad influenzare tutto quello che farà da adulta. L'autrice diceva che da un'infanzia infelice non si guarisce mai, è qualcosa che ti porti dietro per tutta la vita. Hélène però si riscatta, decide di fermarsi prima di diventare come la madre e si appropria finalmente della sua libertà.

Il finale è meraviglioso perché vediamo Hélène sola ma felice, felice di quella solitudine che lei stessa definisce "aspra ma inebriante", felice di essere finalmente libera da tutto quel bagaglio di odio e di rancore che si è portata dietro per anni e anni. Questo romanzo mi ha catturata, mi ha sorpresa e fatto vivere un racconto carico di nostalgia e di dolore ma bellissimo. Buona lettura!



"Di colpo, si sentì affamata di solitudine, di silenzio, di una malinconia amara di cui si sarebbe riempita l'anima fino a saziarla di odio e tristezza."


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