L'inferno di Treblinka di Vasilij Grossman

Buona giornata cari Lettori! Oggi voglio parlarvi del romanzo che ho letto quest'anno in occasione della Giornata della Memoria. Ve l'ho già consigliato nello speciale con i consigli di lettura di qualche giorno fa, ma si merita una recensione dedicata. 

L'inferno di Treblinka è un brevissimo reportage scritto da Vasilij Grossman sul campo di concentramento di Treblinka. Treblinka era una delle fabbriche della morte naziste più efficienti, si stima che solo in quel luogo siano stati uccise all'incirca tra i 700.000 e 900.000 persone. Si parla, nei momenti di maggiore efficienza del campo, di 30.000 persone al giorno. Nonostante le stime che lo collochino tra i campi peggiori, Treblinka non ha la stessa fama di Auschwitz o Birkenau o Mathausen. Perchè?

Perchè quasi nessuno dei migliaia di deportati a Treblinka è sopravvissuto per raccontare. Dei prigionieri, solo 18\20 persone sono rimaste in vita e le testimonianze sul campo, su quello che accadeva al suo interno, sono poche. Quelle poche però ci fanno capire chiaramente che Treblinka non era un semplice campo di concentramento, era un luogo di morte, una macchina di morte perfetta ideata dai nazisti per uccidere quante più persone possibile.

Grossman parte per Treblinka come corrispondente di guerra e scrive questo reportage nel Settembre del 1944. La vista di quel poco che è rimasto del campo, i tedeschi distrussero quasi tutto e uccisero chiunque avrebbe potuto raccontare, lo segna nel profondo. In questo reportage, brevissimo ma terribile, sono riportate testimonianze di prima mano su quello che accadeva nel campo.

Il tema Shoah, il periodo storico legato al Nazismo, la persecuzione degli ebrei e di tante altre minoranze etniche e religiose, sono temi che conosco abbastanza bene. Negli anni ho letto tantissimo sul tema, mi sono documentata, ho visitato personalmente due campi, non pensavo che avrei potuto leggere qualcosa di più sconvolgente di quello che già sapevo. Invece è accaduto, perchè apparentemente non c'è fine all'orrore che ha segnato quegli anni.

Sono 50 pagine in tutto, si legge in un quarto d'ora, ma sono le pagine più terribili e dolorose che abbia mai letto. Le torture, le sevizie a cui venivano sottoposti i pochi prigionieri che vivevano abbastanza a lungo, l'iter preciso e studiato fin nei minimi dettagli che portava alla morte la quasi totalità delle persone che entravano a Treblinka. Tutto viene narrato nei dettagli, senza filtri, senza edulcorazioni. Ed è terribile, semplicemente terribile.

Non potrei mai spiegarvi a parole quello che si prova leggendo queste poche pagine, io ancora ci penso, dopo settimane dalla lettura, e non riesco a spiegarmi come sia potuto accadere. Non riesco a spiegarmi quell'odio, un odio che portava degli essere umani ad infliggere ad altri esseri umani, anche a dei bambini innocenti, delle torture inenarrabili. Forse perchè non c'è una spiegazione. Non voglio dilungarmi oltre, anche perchè non c'è molto da dire. Vi lascio giusto un piccolo estratto dal reportage che forse chiarisce meglio, sicuramente meglio di quel che avrei voluto dire, quello che è parte del messaggio contenuto all'interno di questo libricino.

"Oggi come oggi ogni singolo uomo è tenuto, dinanzi alla sua coscienza, a suo figlio e a sua madre, dinanzi alla patria e al genere umano a rispondere con tutta la forza del cuore e della mente a una domanda: che cosa ha generato il razzismo? Che cosa bisogna fare affinché il nazismo, il fascismo, l'hitlerismo non abbiano a risorgere né al di qua né al di là dell'oceano, mai e poi mai, in secula seculorum? L'idea imperialistica dell'eccellenza di una nazione, di una razza o di chissà che cos'altro ha avuto come conseguenza logica la costruzione da parte dei nazisti di Majdanek, Sobibor, Belzec, Auschwitz, Treblinka. Dobbiamo tenere a mente che di questa guerra il razzismo, il nazismo non serberanno soltanto l'amarezza della sconfitta, ma anche il ricordo fascinoso di quanto sia facile uno sterminio di massa."

Non vi auguro una buona lettura, perchè questa non è una bella lettura. Ma è necessaria, per capire, conoscere, raccontare e ricordare.


"Leggere di queste cose è durissimo. E credetemi, voi che leggete, non è meno duro scriverne. «Perché farlo, allora? Perché ricordare?» chiederà, forse, qualcuno. Chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verità. Chiunque giri le spalle, chiuda gli occhi o passi oltre offende la memoria dei caduti."


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