Recensione:Ti Sento di Cassidy McCormack

BuonGiorno, concludiamo la settimana con due belle RECENSIONI!!
Questo libro è saltato ai miei occhi un giorno qualunque , attirata dallo stesso abbiamo deciso di RECENSIRLO, in collaborazione con il giornale Locale SannioLife..

Trama:
Lui, Alessandro, ultimo erede della stirpe semi-immortale degli Angeli della Morte. Lei, Denise, figlia di un membro del Clan del suo più acerrimo nemico. Il destino beffardo li metterà sulla stessa strada, risvegliando ricordi amari assopiti da tempo, che daranno il via al più sanguinoso dei conflitti.
La nostra opinione

Un romanzo interessante, di un’autrice esordiente. Lettura piacevole, scorrevole.
All’inizio, sempre a onor del vero, eravamo un po’ scettici, poi, proprio perché c’era qualcosa che ci affascinava, abbiamo lasciato trascorrere un paio di giorni prima di scrivere la nostra opinione. Il tempo di ‘assimilare’ il racconto …
Sbilancia un po’ l’alternarsi tra passato e presente della narrazione diretta: il diario di Alessandro, l’Angelo della Morte, protagonista del racconto. E qualche passaggio sfugge nella ‘complessità’ narrativa e nell’intreccio di personaggi e vicende, ma comunque le figure risultano suggestive.
Un e-book e una penna, interessanti …
C’è una tensione emotiva, un’intensità, che resta anche a distanza di giorni dalla lettura … In particolare nel legame e nella sofferenza di Alex per la perdita del suo amore.
La vicenda vede da un lato gli Ancharos, angeli preposti al rispetto dell’equilibrio del destino umano e dall’altro il Clan e i Comuni.
Nel mezzo, il tentativo disperato di Alessandro di ‘mutare’ il Fato … con il ‘colpo di scena’ finale.
Per la lettura consigliamo di accompagnarla ad una deliziosa macedonia di fragole con zucchero e limone …

VOTAZIONE:
3 Fenici e 1/2

Un assaggio per i nostri lettori
“Ha un certo fascino scoprire come l’intera esistenza di qualcuno possa essere influenzata da un dettaglio insignificante come il sorriso di uno sconosciuto.
Quella mattina avevo fatto tutto proprio come in quell’ultimo anno della mia vita. Avevo brontolato un po’prima di alzarmi, avevo fatto innervosire Massimo e –
come quando non c’era lavoro – ero andato a lezione. Mi ero seduto all’ultima fila di banchi, quella evitata come un morbo contagioso da tutti quelli che prendono l’università un po’ più seriamente di me, che fin dall’inizio mi sono sempre sentito troppo al di sopra di quelle teste vuote per trovarle abbastanza interessanti da desiderare conoscerne qualcuna ...”.

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