La leggenda di Azzurrina

La leggenda di Azzurrina è una di quelle storie di cui volevamo parlarvi da diverso  tempo. Fascino e mistero. Come sempre. Due ingredienti che catturano, ma che in questo periodo ridestano ancora più interesse. 

Comunque, torniamo a noi. 
Romagna. La vicenda della piccola Guendalina nasce da un tragico episodio di cronaca. Figlia di Ugolinuccio, feudatario di Montebello di Torriana, chiamato anche Uguccione, la bambina morì in circostanze misteriose, cosa che alimentò, oltre all'incertezza degli accadimenti, anche la leggenda del suo fantasma. Siamo nel 1375, è il 21 giugno. Guendalina scompare nel nevaio della fortezza senza lasciare tracce. La vicenda, con il passare dei secoli, acquista contorni sempre più misteriosi, arricchendosi di particolari fantasiosi che ne hanno aumentato il fascino.
Secondo quanto narrato da più parti, la bambina nacque albina. Circostanza che in un'epoca particolarmente superstiziosa era di per sé una grandissima disgrazia.  Quindi stregoneria, demonio - sintetizzando al massimo con quello che si spera sia un efficace cinismo - e tutto ciò che veniva dappresso. Immaginiamo quindi, sempre in base a ciò che viene raccontato, come reagirono i genitori. Soprattutto quando, a quanto parrebbe, i servitori consigliarono loro di disfarsi della bambina. Uguccione ignorò tali consigli e si affidò alla moglie, che pensò di risolvere "l'inconveniente" tingendo i capelli alla loro figlioletta. 
Solo che, con il tempo, il nero della tintura degenerò sul bianco dando vita a un leggero riflesso azzurro da cui ebbe origine il soprannome di Azzurrina, soprannome con cui la bambina divenne nota ai più.

Fin da quando la figlioletta cominciò a dare i primi passi, il padre la fece sorvegliare da due guardie, fino a quel fatidico 21 giugno 1375. Uguccione era ai confini del territorio a sedare una rivolta. Fu in quel periodo che scoppiò un tremendo temporale e la piccola Azzurrina venne confinata a giocare in un’ala della fortezza con una palla fatta di stoffe e stracci. La palla cadde giù per le scale. La bambina sparì nella ghiacciaia e non venne mai più ritrovata. Ma si racconta che ancora oggi il fantasma della piccola risieda nel castello.

Fin qui la "realtà" divenuta leggenda.
Girovagando su internet siamo incappati in un articolo che approfondisce la questione dal punto di vista storico, accompagnandola con ipotesi e deduzioni. E che ci sembra giusto riportare, in maniera molto sintetica, proprio perché interessante. Noi, come ben sapete, ci occupiamo di leggende e ci piace indugiare sulla parte fantastica [...]
Comunque, secondo questa teoria, che potrete leggere su il paranormale.com, la bambina era frutto dell'infedeltà coniugale della moglie di Uguccione.

Nata in realtà con i capelli biondi, tonalità che rivelava il palese tradimento, la piccola, il cui nome era Deline, sarebbe stata vittima dei suoi tempi e della colpa di essere frutto dell'adulterio materno.
Finì quindi assassinata, per ordine del padre, senza lasciare tracce. Dunque, non  centrerebbero per nulla né l'albinismo né le tinture materne, visto che a un certo punto, secondo sempre la ricostruzione storica de il paranormale.com, Uguccione avrebbe ordinato alla bambinaia della piccola di tagliarle i capelli e celarli sotto un copricapo la  cui tinta li rese di uno strano azzurro-verdognolo.

Dal passato arriviamo ai giorni nostri.  Attualmente, il castello, situato sulla riviera romagnola, continua a serbare l'antica leggenda di Azzurrina. Questo è quanto si legge sul sito  castellodimontebello.com:

Siamo nel 1990, il Castello è aperto a Museo da appena un anno, ciononostante, la leggenda è già di dominio pubblico. C’è chi si schiera subito a sostenerla ciecamente, chi la contesta, molti la temono, altri la deridono, ma tutti ne parlano. Allora, il 21 giugno di quell’anno, tecnici del suono interessati a tali episodi effettuano le prime registrazioni. Le apparecchiature sono sofisticate. Tutte le frequenze vengono incise. In sede di studio si procede all’ascolto: tuoni, uno scrosciare violento di pioggia, poi... un suono.
Anno 1995. Sempre 21 giugno. Nuove registrazioni. Stesso suono.
Anno lustro 2000. Ancora 21 giugno. Ancora il solstizio estivo e, ancora, quel suono che si ripete.
Anno 2005... e la leggenda continua a stupire studiosi e ricercatori, si aggiungono immagini negli anni successivi e le ricerche continuano...
Ai turisti in visita alla Rocca vengono fatte ascoltare tutte le registrazioni. Le reazioni rimangono tuttora le più diverse, se non addirittura contrastanti. Ad alcuni sembra un pianto di bambina, ad altri una risata, molti dicono di sentirci una voce, di distinguerci una parola, tanti altri sostengono di non sentirci né più né meno che vento e pioggia nel temporale.

Beh, che ne dite? Una visitina non ci starebbe male [...]

*N.B. 📷 foto presa dal web 

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