Letture dal Passato: Intervista a Jane Austen
Oggi come ogni settimana Maria Grazia intervista per noi un personaggio d'altri tempi...E' arrivato il turno di Jane Austen!
Inghilterra
1796.
Avremmo
voluto incontrarla il 16 dicembre, data in cui sarebbe ricorso il suo
compleanno ma…
Un viaggio in Inghilterra,
in pieno inverno, beh, non ci sembrava proprio il caso.
La scelta
è caduta sulla Canonica di Steventon ed è proprio nello Hampshire che siamo
andati per la nostra intervista con Jane Austen.
Guardandoci
intorno, il pensiero che prende forma osservando il villaggio tra il verde, la
pallida nebbia che esita sugli usci e campagne e infine, l’edificio che si staglia
davanti a noi, ci riporta alle atmosfere e alle descrizioni brevi, ma intense, dei
suoi romanzi.
Qui ha
trascorso la fanciullezza, ignara, o forse già consapevole del fermento
creativo che avrebbe animato le sue giornate.
Ci
ridestiamo dal torpore pre-romantico in cui è inciampata la nostra mente e
proseguiamo verso la porta. E’ accostata appena. Segno di attesa. A un soffio
dall’aprirla, battiamo leggermente le nocche sulla superficie fredda, annunciandoci
prima di entrare.
È
meraviglioso come nelle nostre interviste non ci sia bisogno di traduttori o
similari. Da perfette viaggiatrici temporali, poliglotte, siamo capacissime di
dialogare in modi e tempi lontani dai nostri.
Una voce dolcemente
concitata ci invita. Seguiamo il piacevole timbro femminile che ci conduce al termine
di un lungo corridoio dove, sulla sinistra, si spalanca la porta di un’ampia
stanza illuminata: lo studiolo di Jane Austen.
Crediamo che
in questo momento, molte delle sue lettrici, ci invidieranno. Entriamo, incoraggiate
dal sorriso dolce e aperto che ci rivolge.
I nostri
occhi vengono immediatamente risucchiati dalle pareti completamente ‘tappezzate’
di libri. La sua collezione, immensa, che si dice, conti almeno 500 volumi.
“Sono un regalo di mio padre”.
I
convenevoli rituali di benvenuto sono seguiti da un cordiale: “Ma prego, accomodatevi pure.” Ci fa
cenno di prendere posto davanti alla scrivania. Ci sono una poltrona e un paio
di sedie. La finestra alle spalle regala una leggera aurea argentata che le
incornicia il volto.
Ringraziamo.
“E così, venite dall’Italia …” dice,
mentre cerca di mettere ordine tra alcuni fogli sparsi sulla superficie lignea,
completamente ricoperta di carte.
Evidentemente
stava scrivendo.
Chissà
cosa… il nostro occhio cade su alcune pagine scribacchiate, cancellature … ci
pare di scorgere: Prime impressioni … Un titolo?
“E’ una bozza - ci spiega vedendoci
interessati - il titolo non mi convince
ancora ma, il resto non credo lo
cambierò …e - si agita alzandosi in piedi - volete una tazza di tè? Vado a prepararvelo, oggi sono sola in casa …”.
Le
facciamo cenno che non importa, il tè possiamo prenderlo dopo, prima vogliamo
chiacchierare con lei.
Un’altra storia di donne? – chiediamo
con un sorriso leggero, indicando il malloppo di carte. C’è una strana sorta di
alchimia che ci porta ad essere
evidentemente ancora più curiose …
“Si”.
Lei è
senza dubbio tra le prime autrici ad essersi addentrata in maniera tanto
‘completa’ e interessante nell’universo femminile … e ciò, nonostante l’epoca
fortemente maschilista in cui viveva.
“Sapete, mio padre è fiero di me. E’ stato lui a
farmi pubblicare per la prima volta, naturalmente in forma anonima e … - aggiunge con fare
birichino – … By a Lady, mi piace, forse,
nonostante tutto …”.
Si, piace anche a noi, ma
dev’essere davvero orribile dover nascondere di essere una donna ‘capace di
scrivere’, ‘avere idee’ e ‘volerle esprimere’!.
Un timido
sorriso le piega le labbra piene. “Per
una donna saper scrivere è superfluo, per me è tutto. Mi piace raccontare di
donne, della loro passione e determinazione, ma anche e soprattutto della loro
moderazione e buon senso. Credo sia l’unico modo in cui una donna possa
realizzare se stessa. Voi che ne pensate?”
Lo sguardo
è aperto e schietto, il viso tradisce un’evidente curiosità.
Beh, a
dirla tutta, crediamo che la moderazione vada bene, fino ad un certo punto ma,
confidiamo più nella determinazione. Le palesiamo il nostro pensiero e lei ci guarda ancora più
attentamente, quasi si trovasse di fronte a un nuovo spunto o a qualcuna delle
sue eroine e/o protagoniste … (questo sguardo ce lo siamo ‘regalato’, anche in
virtù della passione per Jane Austen de La Fenice - nota ‘fuoribordo’ di chi ha
condotto l’intervista!).
Moderazione e buon senso. Credete
che gli uomini ne abbiano più delle donne?
Un leggero
disappunto le disegna una ruga sottile in mezzo alla fronte. Riconosciamo
l’atteggiamento duro dettato dell’estrema quanto accattivante razionalità. “Sono convinta che il buon senso alberghi
sia nell’uno che nell’altra ma, sta alle donne essere moderate!”
Punto di
vista opinabile.
Quale delle protagoniste dei vostri
romanzi vi somiglia di più?
“Vi sorprenderebbe se vi dicessi che nessuna e
tutte in particolare. Elizabeth, ma poi ci sono Laura, Isabel, Emma, Marianne, tutte.
Vorrei essere tutte, perché sono tutte e nessuna di loro!. Mi capite?”
Si, la
capiamo. Forse non fino in fondo perché, tra l’altro, ringraziando Dio, siamo
nati in un’epoca in cui scrivere ci è concesso ma… ci scappa la domanda
impudente.
Per
‘deformazione biologica’ ci viene in mente che sia lei che la sorella Cassandra
sono rimaste nubili. Jane aveva sperato in un matrimonio con Thomas Langlois Lefroy.
Perché non vi siete sposata?
La domanda
ci sfugge dalle labbra ancor prima che possiamo renderci conto di averla fatta.
Un po’ scortese, ma i suoi personaggi ‘convolano’ quasi tutti a ‘giuste nozze’
e ci è sembrato alquanto strano non abbia messo in pratica ciò di cui tanto
scriveva…
Lei ruota
appena il capo dalla nostra parte, quasi con fare distratto.
“Perché forse ero troppo innamorata della mia
‘libertà’ di scrittrice per potermi innamorare di qualcosa di diverso che non
fosse l’amore …”.
Baci...
Ilaria