Una Nuova Intervista dal Passato...
Charlotte Bronte e Jane Eyre: due vite in una
Il periodo trascorso alla Clergy
Daughter's School di Cowan Bridge, nel Lancashire, fu il peggiore della mia vita.
In quella scuola per figlie di
ecclesiastici, dove persi due delle mie sorelle, seppellii anche un pezzo di
esistenza nella mente e nell’anima.
…
Il dolore si ramificò, rafforzandosi
nell’inconscio. E diventò ricordo. Indelebile.
…
Quando quel mattino stesso, ti
chiesi dove ti sarebbe piaciuto incontrarmi, non immaginavo avresti proposto
quel lugubre giardinetto davanti all’ingresso dell’istituto.
Lo odiavo.
Mi sarebbe piaciuto sedere con te
alla scrivania, lì dove eri nata, tra le mie mani e un foglio di carta. Ma mi
convinsi che sarebbe stato giusto rispettare la tua scelta.
…
Mentre mi avvicinavo lentamente,
avvertii il profondo disagio del ritorno.
…
Fu confortante vedere che mi
aspettavi, immobile e serena.
Conoscevo bene quegli occhi.
L’espressione dimessa, di timida inadeguatezza; quella modestia che celava
forza, vigore e un’indole indipendente di cui ero fiera. Un tenue luccichio
dava forza ad ogni tuo respiro.
Ti muovesti a farmi spazio sulla
nuda pietra che si stagliava nella nebbia fumosa, tra gli scheletri di quel
cespuglio di rose ormai appassite. Un pallido sole stava spuntando dalle soffici
nuvole di una mattina come tante.
…
pensieri speculari ci attraversarono la mente e il cuore.
“Sono felice di incontrarti. Ti immaginavo proprio così.”
Riconobbi quella voce.
Così come? Mi chiesi e
ti chiesi, curiosa.
“Esattamente come sei: forte e decisa!”
Quelle parole mi rincuorarono.
Ti sedetti accanto con un timido
sorriso. Strano, mi sentivo a disagio.
Un colpo di tosse mi scosse. Tu
avesti un leggero fremito, stringendoti un po’ di più in quel vecchio mantello.
Avevi l’aspetto di un’istitutrice. Avevo l’aspetto di un’istitutrice.
Occhi negli occhi. Ritrovarsi di
colpo con se stessi. I perché erano sospesi lì, in quello spazio senza tempo,
ma memoria.
Credi ti abbia usata per nascondermi?
“No”. Fu la risposta
secca.
Non sapevo se era quello che mi
aspettavo e volevo davvero sentire.
“Tu non ti sei nascosta in me. Ti sei rivelata in me”.
Il tuo tono di voce mi ricordò
quello di Emily (nota1*). Le tue
parole erano le … mie?
…
Scrivere per me era sempre stata una
necessità. A volte divertente, altre vitale.
Ti è dispiaciuto? Avevo bisogno di saperlo.
“No, anzi, ti ringrazio. Senza di te non sarei mai esistita”.
…
Era strano come, pur essendo nata da
me, tu fossi altro da me. Chissà se avevi anche quella risposta.
Perché non mi ha amata?
Questa era la domanda che mi
tormentava, come la fragilità di salute che mi portavo dietro. Non riuscivo a
capirlo o anche solo ad accettarlo.
Ti voltasti dall’altra parte.
Per un attimo pensai non volessi
rispondermi. E mi fece male non poter sentire il conforto della tua voce.
I tuoi occhi, imperscrutabili, si
persero nella nebbia.
Il tempo rimase così, sospeso in
quella memoria lontana e nel bisogno di riempire il vuoto silenzio che faceva
male.
Poi, lentamente, in un attimo che
sembrò eterno, ti voltasti di nuovo a guardarmi. Prendesti le mie mani sottili
nella tua stretta forte e confortante. Faceva freddo, eppure tu emanavi calore,
un calore estremamente familiare.
“Non lo so. Come non lo sai neanche tu, ma credo sia nella natura
dell’amore sfuggire, sfuggirci e rivelarsi solo nei posti e nei momenti
giusti”.
Com’è l’amore?
Mi sorridesti, timida. Io ricambiai.
“Lo sai bene. È esattamente come l’hai descritto tu.
Meraviglioso quando lo si incontra, spaventoso quando lo si perde, coraggioso
quando si lotta per esso … Posso farti una domanda?
Quell’improvviso capovolgimento
della situazione mi lasciò piacevolmente sorpresa.
Ma me l’aspettavo. Sapevo di essere
stata io stessa a portarti su quell’argomento.
Mr Rochester … e Constantin … (nota2*)
Lui, gli somiglia?
Nota 1:
Emily Bronte: la sorella di Charlotte Bronte
Baci...
Ilaria