Letture dal Passato

Una Nuova Intervista dal Passato...













Charlotte Bronte e Jane Eyre: due vite in una

Il periodo trascorso alla Clergy Daughter's School di Cowan Bridge, nel Lancashire, fu il peggiore della mia vita.
In quella scuola per figlie di ecclesiastici, dove persi due delle mie sorelle, seppellii anche un pezzo di esistenza nella mente e nell’anima.
Il dolore si ramificò, rafforzandosi nell’inconscio. E diventò ricordo. Indelebile. 
Quando quel mattino stesso, ti chiesi dove ti sarebbe piaciuto incontrarmi, non immaginavo avresti proposto quel lugubre giardinetto davanti all’ingresso dell’istituto.
Lo odiavo.
Mi sarebbe piaciuto sedere con te alla scrivania, lì dove eri nata, tra le mie mani e un foglio di carta. Ma mi convinsi che sarebbe stato giusto rispettare la tua scelta.
Mentre mi avvicinavo lentamente, avvertii il profondo disagio del ritorno.
Fu confortante vedere che mi aspettavi, immobile e serena.
Conoscevo bene quegli occhi. L’espressione dimessa, di timida inadeguatezza; quella modestia che celava forza, vigore e un’indole indipendente di cui ero fiera. Un tenue luccichio dava forza ad ogni tuo respiro.
Ti muovesti a farmi spazio sulla nuda pietra che si stagliava nella nebbia fumosa, tra gli scheletri di quel cespuglio di rose ormai appassite. Un pallido sole stava spuntando dalle soffici nuvole di una mattina come tante.
…  pensieri speculari ci attraversarono la mente e il cuore.

“Sono felice di incontrarti. Ti immaginavo proprio così.”
Riconobbi quella voce.
Così come? Mi chiesi e ti chiesi, curiosa.
“Esattamente come sei: forte e decisa!”
Quelle parole mi rincuorarono.
Ti sedetti accanto con un timido sorriso. Strano, mi sentivo a disagio. 
Un colpo di tosse mi scosse. Tu avesti un leggero fremito, stringendoti un po’ di più in quel vecchio mantello. Avevi l’aspetto di un’istitutrice. Avevo l’aspetto di un’istitutrice. 
Occhi negli occhi. Ritrovarsi di colpo con se stessi. I perché erano sospesi lì, in quello spazio senza tempo, ma memoria. 

Credi ti abbia usata per nascondermi?
“No”. Fu la risposta secca.
Non sapevo se era quello che mi aspettavo e volevo davvero sentire.   
“Tu non ti sei nascosta in me. Ti sei rivelata in me”.
Il tuo tono di voce mi ricordò quello di Emily (nota1*). Le tue parole erano le … mie?
Scrivere per me era sempre stata una necessità. A volte divertente, altre vitale.
Ti è dispiaciuto? Avevo bisogno di saperlo.
“No, anzi, ti ringrazio. Senza di te non sarei mai esistita”.
Era strano come, pur essendo nata da me, tu fossi altro da me. Chissà se avevi anche quella risposta.  
Perché non mi ha amata?
Questa era la domanda che mi tormentava, come la fragilità di salute che mi portavo dietro. Non riuscivo a capirlo o anche solo ad accettarlo.
Ti voltasti dall’altra parte.
Per un attimo pensai non volessi rispondermi. E mi fece male non poter sentire il conforto della tua voce.
I tuoi occhi, imperscrutabili, si persero nella nebbia.
Il tempo rimase così, sospeso in quella memoria lontana e nel bisogno di riempire il vuoto silenzio che faceva male. 
Poi, lentamente, in un attimo che sembrò eterno, ti voltasti di nuovo a guardarmi. Prendesti le mie mani sottili nella tua stretta forte e confortante. Faceva freddo, eppure tu emanavi calore, un calore estremamente familiare.

“Non lo so. Come non lo sai neanche tu, ma credo sia nella natura dell’amore sfuggire, sfuggirci e rivelarsi solo nei posti e nei momenti giusti”.
Com’è l’amore?
Mi sorridesti, timida. Io ricambiai.
“Lo sai bene. È esattamente come l’hai descritto tu.
Meraviglioso quando lo si incontra, spaventoso quando lo si perde, coraggioso quando si lotta per esso … Posso farti una domanda?
Quell’improvviso capovolgimento della situazione mi lasciò piacevolmente sorpresa.
Ma me l’aspettavo. Sapevo di essere stata io stessa a portarti su quell’argomento. 

Mr Rochester … e Constantin … (nota2*)
Lui, gli somiglia? 

Nota 1: Emily Bronte: la sorella di Charlotte Bronte
Nota 2: Constantin Heger: il professore di cui la Bronte si innamorò non ricambiata 

Baci...
Ilaria


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