Recensione: La prima sorsata di birra di Philippe Delerm ****

Scelgo di parlarvi di questo libro perchè, mancando un mese e più a Natale, è un'ottima idea regalo, soprattutto per chi apprezza le piccole felicità che la vita ci dona.


La mia recensione:
E' un libro piacevolissimo, da leggere e rileggere, ogni volta che si ha il bisogno di riappropiarsi del proprio tempo. Coltivare le piccole Felicità è un ottimo esercizio per rendere la nostra quotidianità, consapevole d'essere vissuta.
Delerm raccoglie, descrivendo con dovizia di particolari, spiccioli di Felicità, monete che, a prima impatto parrebbero non contare nulla, ma che messe tutte insieme, giorno dopo giorno, fanno di un'esistenza "normale", un'esistenza serena, preziosa.
Trentaquattro brevi [ma intensi] capitoli per descrivere altrettante impressioni olfattive, ricordi d'infanzia, sapori che richiamo precisi momenti, oggetti cari.
In fondo sono questi i veri piaceri della vita: la prima sorsata di birra, leggere sulla spiaggia, il croissant per strada, raccogliere le more, il maglione autunnale, il ragù della Domenica.
La lettura è leggera, rilassante, senti la gioia crescere nel petto ogni volta che sfogli le pagine e un sorriso buffo ti si stampa in faccia perchè man mano è come se il libro leggesse te: come l'assaggio delle madeleines per Proust gli alleggerisce la vita, così farà questo libro, parola dopo parola, con te.
Petites madeleines che rendono immuni all'inesorabile trascorrere del tempo, alle vicissitudini della vita ma che invece colmano di un'essenza preziosa ed irrinunciabile.
La consapevolezza che ogni attimo dev'essere celebrato con la giusta importanza perchè è irripetibile.
Dopo questo libro, nulla sarà uguale a prima.



Autore: Philippe Delerm
Editore: Sperling & Kupfer - collana Super tascabili Sperling - 2008
Pagine: 120 pag.,
Prezzo: € 6,00
ISBN 88-7684-535-6


Un primo assaggio per voi

"È l'unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un'abbondanza sprecata. L'ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire, una parvenza di potere...
Ma la prima sorsata! Comincia ben prima di averla inghiottita. Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza. Come sembra lunga, la prima sorsata. La beviamo subito, con un'avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto: la quantità, né troppa né troppo poca che è l'avvio ideale; il benessere immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua, o un silenzio altrettanto eloquente; la sensazione ingannevole di un piacere che sboccia all'infinito... Intanto, già lo sappiamo. Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un po' sul sottobicchiere di materiale assorbente. Assaporiamo il colore, finto miele, sole freddo. Con tutto un rituale di circospezione e di attesa, vorremmo dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito. Leggiamo soddisfatti sulla parete di vetro il nome esatto della birra che avevamo chiesto. Ma contenente e contenuto possono interrogarsi, rispondersi tra loro, niente si riprodurrà più. Ci piacerebbe conservare il segreto dell'oro puro e racchiuderlo in formule. Invece

, davanti al tavolino bianco chiazzato di sole, l'alchimista geloso salva solo le apparenze e beve sempre più birra con sempre meno gioia. E' un piacere amaro: si beve per dimenticare la prima sorsata".

Recensione a cura di Lena Ceglia  

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