Buon Giovedì oggi ritorniamo indietro nel tempo. Philippa Gregory è una delle mie scrittrice storiche preferite perchè sa ben dosare la storia, rendendola scorrevole e romanzata al punto giusto.
La storia è quella di
John Tradescant uomo esistito realmente tra il 1570 e il 1638, è stato un naturalista, botanico, collezionista e viaggiatore britannico. John si insinua nella storia e
Philippa esperta narratrice di eventi ci racconta la sua vita. Travagliata, sottomessa, bonaria. Lui crede indissolubilmente nel suo lavoro, devoto al suo padrone che è sotto Dio fino allo stremo, fino a un amore malato.
Ancora una volta le pagine scorrono veloci e potenti soprattutto nella prima parte. John Tradescant fu prima giardiniere per
Robert Cecil, un uomo buono e bruttino, che amministrava gli averi del regno d'Inghilterra poi quelli di Re Giacomo I che venne nominato non solo Re di Scozia ma anche Re d'Inghilterra dopo la morte della Regina.
Cecil istruisce Giacomo al nuovo regno ma non sa ciò che gli aspetta. Il Re di Scozia è diverso, aperto alla libidine, alla lussuria, un uomo sposato che ama gli uomini tra cui il suo preferito
George Villiers, Duca di Buckingham, bello come un angelo sceso in terra. Le vicende si susseguono e Cecil, muore poco dopo istruendo John e facendolo crescere sia come giardiniere, sia come personaggio. John viene assunto dal figlio ma la mancanza del suo padrone lo rende irrequieto e decide di andarsene.
Nel 1622 viene chiamato dal
Duca di Buckingham per rifare due giardini e qui la sua vita viene stravolta, Gorge è cresciuto dal niente e John gli è devoto ancor più che con il primo padrone.
Un ruolo fondamentale l'ha avuto la moglie
Elizabeth, forte decisa ma anche remissiva; una donna pia alla preghiera che molte volte mi è sembrata stucchevole e deleteria. John era un instancabile viaggiatore e forse fin troppe volte la lasciava sola a compatire le sue pene ma non era manesco, non le imponeva le cose e le lasciava esprimere le sue idee. Sappiamo quanto queste doti erano importanti in quel periodo buio, quando le donne venivano trattate alla stregua degli animali e non potevano avere una considerazione propria e la libertà. Elizabeth la moglie di John Tradescant fa crescere il suo unico figlio secondo le sue idee e lo porta a studiare e esprimere ideali liberali in contrapposizione con il padre fin troppo sottomesso al suo padrone quasi come un cane che attende l'osso, un uomo soggiogato nella seconda parte del romanzo da un uomo.
Ci sono molti aspetti che si denotano nel romanzo, aspetti che ritroviamo oggi e con decisione possiamo affermare che come allora, anche oggi vi sono queste difficoltà. Il Re poteva tutto terre, ricchezze, vite ...ed essere omosessuale non fermava di certo le sue campagne o il suo potere. Qualcosa di celato si nascondeva nelle corti, forse anche più di oggi e veniva sfoggiato almeno in quel periodo liberamente proprio come viene narrato da
Philippa in questo romanzo, baci saffici e bevute erano normali e concesse. Il Re era al di sopra di ogni cosa.
La storia è scorrevole, nella prima parte interessante sotto molteplici punti, la descrizione delle piante, l'amore quasi viscerale che John ha per esse, l'incarnazione che le piante hanno nel suo inconscio e la personalità per ogni giardino a seconda della persona che vi vive. John cerca di scoprire nuove vite viaggiando per il mondo e carpire la linfa vitale che scorre dentro. La seconda parte del romanzo l'ho trovata molto lenta, John si perde e va a sfiorare quasi la paranoia allontanandosi dalle piante e dal suo giardino e avvicinandosi a un amore terreno, l'amore per il suo padrone che diventa quasi viscerale, fobico e osceno. Sinceramente mi sarei aspettata qualcosa di diverso e più potente che la voglia di provare nuove fonti di piacere, anche se capisco bene la vita che dovevano condurre allora gli uomini, sporchi, soli e affamati.
Naturalmente nulla di tutto ciò che può essere effimero va a sminuire la storia, anzi la stessa va contemplata ancora di più, nella sua vena romanzata la scrittrice riesce sempre a riportarci alla bellezza dei particolari, diventa semplice e scivola via riportandoci in quel mondo fatto di angherie e prepotenza, povertà e benessere, potere e persuasione.
John è un uomo onesto ma come gli ha insegnato Cecil, suo grande maestro, amico e compagno deve pur sacrificare qualcosa per far crescere la propria vita e così si rende conto della sua instabilità, della sua perdita di fede e cerca di redimere ai suo sbagli.
Le descrizioni accurate, la sfrontatezza della storia e la bellezza della realtà rende questo romanzo, come tutti quelli che ha scritto Philippa, bello e insostituibile. Le sue parole divengono petali di un fiore prezioso che cresce e si dirama, come la vita, come la gioia, come il dolore.
Un romanzo storico forte e potente.