II° Tappa-Blogtour del libro "Il rumore del pallone sul cemento"

Buongiorno cari lettori, oggi vi proponiamo un'interessante intervista ad un autore esordiente. Abbiamo scambiato "quattro chiacchiere" con Dario Santonico sul suo primo romanzo, edito Bookabook, dal titolo "Il rumore del pallone sul cemento". Un bel libro incentrato sul tema dell'amicizia e in cui, attraverso la "voce" di Domenico, si ricostruisce "una storia che racconta un legame profondo, l'evoluzione dei sogni e la riscoperta di strade che sembravano dimenticate per sempre". La chiacchierata con Dario è stata molto stimolante. Leggete cosa ci ha detto sul romanzo e anche sulla sua vita.

INTERVISTA

Fenice: Parlaci un po' di te e di questa tua prima esperienza letteraria.
Dario: Ciao Maria Grazia. Innanzitutto vorrei ringraziarti per avermi dedicato questo spazio sul vostro magazine. 

Dopodiché, vado a presentarmi brevemente: mi chiamo Dario Santonico, sto navigando a gonfie vele verso i 35 anni di età e lo sto facendo insieme alla mia futura moglie Eleonora (che sposerò il prossimo 28 settembre), mio figlio Tommaso e il mio cane Penny. Sono originario della provincia di Roma, per l’esattezza sono nato e cresciuto in una cittadina al confine con la Ciociaria di nome Colleferro. Da molti anni, però, ho lasciato la sicurezza del nido famigliare, iniziando a girare un po’ per l’Europa per via dei miei studi, tornando poi a Milano per lavoro. Ho vissuto in Olanda per poco più di sei mesi dove ho svolto un tirocinio per la mia tesi di laurea magistrale e poi in Inghilterra per un PhD. Quest’ultimo non l’ho terminato, poiché ho accettato la proposta che mi ha riportato in Italia per il lavoro che svolgo attualmente. È vero, ancora non vi ho detto che nella vita, io, non faccio lo scrittore. Sono un geologo e lavoro in una compagnia petrolifera. Quella con il cane a sei zampe per capirci. Mi occupo di petrofisica e quando non sono in ufficio coltivo le migliaia di interessi che mi fanno volare con la mente. Adoro cucinare, soprattutto i dolci e questo mi ha portato a ottenere un attestato professionale da pasticciere. Gestisco questa passione amministrando una pagina Facebook (la ricerca della golosità) sulla quale metto video ricette e tutto quello che concerne la cucina e che vi farà fallire le prove costume! 

Quando non cucino, scrivo e questa è l’altra mia grande passione ed è quella che mi ha portato a parlarvi di me su questo magazine. Ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo (Il rumore del pallone sul cemento) quasi per gioco. Mi trovavo in un Costa Coffee di Southampton e ho lanciato una sfida a me stesso. Mi sono chiesto se sarei stato in grado di scrivere un intero romanzo, dall’inizio alla fine. Se avessi avuto la costanza mentale per affrontare uno scoglio così alto. Non è mica facile eh! Però, poiché sono uno che ama le sfide, l’ho accettata. A quel punto avrei dovuto decidere quale argomento snocciolare per questo benedetto romanzo. Mentre bevevo quella brodaglia marrone che gli inglesi chiamano caffè, ho chiuso gli occhi e ho cercato di immaginare cos’è che mi ha reso felice da sempre, sin da quando ero piccolo. La risposta è stata semplice: l’amicizia. Ho amici che resistono da decenni, sfidando il tempo e la distanza. Questo è un argomento che sento mio e quindi ho deciso che, come prima volta, potevo cimentarmi proprio su una storia di amicizia. Ci ho messo più di due anni a terminarlo, ma alla fine ce l’ho fatta e devo dire -senza falsa modestia- che sono davvero molto soddisfatto dei risultati che sto ottenendo. Ho scelto tra varie proposte di contratto editoriale (rigorosamente non a pagamento) e mi sono lanciato in questa avventura con Bookabook. Questa è una casa editrice che ha lanciato in Italia il concetto di crowdpublishing e, ormai, posso tranquillamente affermare che non mi pento della scelta che ho fatto. Sono davvero molto soddisfatto di come stanno andando le cose. E siamo ancora all’inizio! 

Fenice: Molte amicizie iniziano con un pallone. È anche il caso di Domenico e Giulio di cui si racconta in questo romanzo d'esordio. Si tratta di una storia autobiografica, ispirata a vicende vissute indirettamente o è pura invenzione letteraria? 

Dario: Rispondo subito alla domanda principale senza girarci intorno: no, non è un racconto autobiografico. I fatti narrati all’interno del romanzo non sono mai accaduti. Però non posso negare che le sensazioni descritte siano vere e facilmente riconoscibili per chi mi conosce. I luoghi sono riconducibili alla mia infanzia, poiché sono ambientati in un paese della provincia romana, ma io non sono né Giulio, né Domenico. Chi mi conosce bene potrebbe trovare un mix dei due dentro me stesso e, in fondo, non sbaglierebbe di molto. I loro caratteri, le loro evoluzioni, forse un pochino mi rappresentano, però tutto quello che fanno non è mai accaduto realmente. 

Ok, vi svelo un segreto in anteprima assoluta: ho mentito! Se proprio devo essere sincero, una cosa è realmente accaduta: anche io una volta ho tentato di smascherare l’inettitudine di Wile e Coyote e l’ho fatto con lo stesso metodo descritto all’interno del libro (non dico altro per non generare spoiler). 


Fenice: Il valore profondo dell'amicizia si percepisce fortissimo nelle pagine   di questo libro. In un'epoca in cui ci si perde con la stessa leggerezza con cui ci si ritrova su un social, esistono amicizie come quelle di Giulio e Domenico? 

Dario: Chiamatemi sognatore, illuso o come più vi piace, ma io credo fermamente che le amicizie come quelle di Giulio e Domenico esistono ancora ed esisteranno sempre. Sono fondamentali per la crescita personale. Non si può vivere senza avere almeno un amico accanto nei momenti belli e in quelli brutti del proprio cammino di vita. Uno di quelli che ti tira un ceffone quando deve farti ragionare, che ti sprona a crescere, ad andare avanti. Che ti presta una spalla sulla quale piangere o che ti strappa una risata quando non c’è proprio nulla da ridere. Un complice che non puoi trovare da nessun’altra parte. La famiglia, ad esempio, è importante da questo punto di vista, però è molto più difficile aprirsi completamente con i propri genitori. Per farlo, si cerca la complicità di un amico. 

Sicuramente le modalità con le quali si interagisce sono cambiate negli anni. Nell’era moderna tutto è digitale ed è proprio per questo che io, invece, sono andato controcorrente ed ho scritto un romanzo nel quale questa fortissima amicizia nasce in un periodo storico preciso: agli inizi degli anni ’90. Secondo me, gli anni ’90 sono stati lo spartiacque con i tempi moderni. In quegli anni si giocava a pallone per strada, sbucciandosi le ginocchia e tornando a casa lerci. Si andava a citofonare all’amico per vedere se fosse in casa. Si telefonava alla fidanzata dalla cabina telefonica, con le tasche piene di monetine, sperando che all’altro capo non alzasse la cornetta il padre. Era un periodo nel quale eravamo tutti molto sociali, gregari, pur non essendo per niente social. 

Con questo (torno a ripetere) non voglio dire che un’amicizia così solida come quella tra Giulio e Domenico non possa nascere anche oggi. Tutt’altro. Penso che siano solo cambiati i modi per comunicare, ma che non sia cambiata la nostra indole di essere umani. E gli umani hanno bisogno d’amore, di legami e di un amico con il quale andare a bere una birra. Sempre. 

Fenice: L'amicizia ma anche la morte, che arriva e spezza. Accade nella realtà e accade nel tuo libro. Qui però è forte anche il messaggio di speranza e rinascita continua, tanto che alla fine il tuo romanzo diviene, a mio parere, un forte inno alla vita. Sei d'accordo?

Dario: Sì, queste pagine sono un inno alla vita. Un inno ai sogni, alla voglia di inseguirli sempre, anche quando la strada sembra impervia. È un inno alla ricerca di se stessi, senza mai smettere di farlo, perché la felicità è come quelle piccole cose che hai perso e che non ricordi più dove diamine le hai messe… e proprio quando hai perso la speranza, spuntano fuori da un angolo nel quale non avresti mai pensato di cercarle.  

Fenice: Giovani o adulti. Qual è la fascia di lettori tra i quali stai registrando maggior interesse?

Dario: Avendo affrontato una campagna di crowdpublishing ho spaziato tra lettori più disparati. Non scherzo se dico che la fascia di età comprende persone tra i 18 e gli 80 anni! Però se dovessi restringere il campo, ti direi tra i 20 e i 40 anni. Con loro sto riscuotendo più successo (o almeno, loro sono quelli che mi scrivono maggiormente per complimentarsi). 

Fenice:  Domanda finale. Altri progetti in cantiere?

Dario: Ho iniziato (ormai già da tempo) un nuovo romanzo che però - al momento - è fermo ai box. Purtroppo, tra i preparativi per il matrimonio e gli impegni per l’uscita di questo libro, non ho trovato molto tempo (ma soprattutto la testa) da dedicargli. Voglio avere la mente sgombra per riuscire a riservargli tutto me stesso. Insomma, come dicono quelli bravi… Stay tuned! ☺ 

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