I°Tappa-BlogTour del libro "Confessioni di un NEET"

Oggi presentiamo un libro al di fuori dalle righe e noi vi doniamo un bellissimo estratto. Un libro che si ribella ai luoghi comuni imperanti attraverso l’atteggiamento del protagonista, personaggio originale e folle quanto basato su comportamenti pericolosamente diffusi. Una disamina sicura e intelligente della modernità nei suoi meccanismi malati per una satira feroce della società contemporanea. Un modo nuovo di narrare, per una storia paradossale e venata di profonda ironia, da parte di un giovane esordiente dalla penna incredibilmente matura.

IL LIBRO

Con l’acronimo NEET (Not in Education, Employment or Training) si comprendono i giovani che non studiano, non lavorano né sono impegnati in attività di formazione. Il NEET protagonista di questo libro vive a Chioggia, in casa dei genitori o meglio in una stanza della casa dalla quale esce solo spinto dai bisogni fisiologici, dalle ramanzine del padre o dalla pasta al forno della madre. Il grosso della giornata lo passa tra letto e computer in compagnia di Asia e Nina, due gatte oltremodo schiette, che non si astengono da aspre critiche nei confronti del loro “padrone”. Il nostro NEET si autodefinisce “rivoluzionario”: non vuole un lavoro, che gli appare tanto alienante quanto carico d’illusioni per chi lo ottiene, e non vuole neanche una relazione che, insieme all’amore, considera unicamente fonte di ipocrisie oltre che di inutili responsabilità. Questo giovane uomo trasuda misantropia e disprezzo nei confronti dell’intera società, che ritiene malata nel suo bisogno di finti bisogni. La sua unica finestra sul mondo è Facebook, in cui, come crede, un NEET intelligente può destreggiarsi ingannando abilmente gli altri, vittime della loro stessa ignoranza e protesi unicamente al soddisfacimento di desideri creati a tavolino da qualche multinazionale californiana. 

ESTRATTO

Il mondo è pieno di persone di successo alle quali era
stato detto più e più volte che il loro era un sogno
impossibile. Scelsero di non ascoltare. Di non mollare.

Mai.

Me ne sto buono nella mia camera foderata di pannelli fonoassorbenti acquistati in un negozio
specializzato, fingendo una passione musicale che non ho mai avuto, e applicati alle pareti con
maniacale precisione. Una camera insonorizzata a prova di schiamazzo di bimbo o abbaio di cane;
una camera occupata soltanto da me e da due gatte salvate da un randagismo che sarebbe stato,
forse, la loro gioia più grande. Gatte sincere, Nina e Asia, straordinarie come tutti i gatti, che mi
tengono caldo d’inverno e mi evitano prudentemente d’estate; gatte necessarie all’ambiente,
coordinate alla perfezione con il mio copriletto e la mia noia; gatte che, di tanto in tanto, mi parlano
ricordandomi chi sono e dove sto andando.
«Ehi idiota, questo non scriverlo!», dice Asia risentita.
«Questo cosa?».
«Che parliamo, scemo».
«Ma dai, non fare la preziosa! Chi vuoi che legga queste righe?».
«Non si sa mai. Se qualche giornalista sfaccendato per caso le trovasse, tu finiresti a fare
l’ospite in un programma in seconda serata. Del resto, come caso umano saresti perfetto...».
«Pensi che a qualcuno possa davvero interessare che i gatti parlano?».
«Scherzi? Per noi sarebbe la fine. Gli uomini amano tanto gli animali perché si illudono di aver
trovato in loro degli amici veri con cui condividere ogni loro scelta scellerata. Se si sapesse che
parliamo, invece, saremmo costretti a dire tutto ciò che pensiamo di voi bipedi, e allora...».
«Io vi voglio bene anche se spesso mi offendete...».
«Tu! Tu sei un caso umano, lo vuoi capire? Un caso umano per nulla rappresentativo del resto
dell’umanità!».
Asia scende dal letto e inizia a correre qua e là, forse a caccia di qualche insetto. Poi sale sulla
scrivania e ricomincia a parlare: «Questa volta, forse, non hai tutti i torti. Mi sto preoccupando
troppo. Anche se qualcuno leggesse di me e di Nina su quel diario da ragazzina che ti ostini a
scrivere, ti crederà semplicemente matto. D’altronde conviene a tutti che gli animali continuino a
tacere». La mia gatta se ne va mostrandomi, con una certa dose di cattiveria, il culo.
Me ne sto buono qui, dicevo, a buttare giù queste righe, indispensabili per ampliare la raccolta
dati sulla mia vita e sul mio modo di vedere le cose. Questa sorta di testamento mi servirà per
concludere la mia esistenza terrena alquanto deludente e trasferirmi nell’aldilà telematico che
sto implementando con tanto amore. Diventerò un software intelligente, mi trasformerò in un
prodotto tecnologico di ultima generazione e, in questa prodigiosa forma, avrò finalmente pace.
Alla faccia vostra.

A seguire le prossime tappe su -> Il colore dei libri ->The imbranation girl ->Devilishly stylish ->La stamberga d'inchiostro

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