Autunno tedesco

Buon pomeriggio cari Lettori e buon inizio settimana! Stamattina qui da me ci siamo svegliati con la neve, tantissima neve! Le scuole sono chiuse e nessuno è andato al lavoro, quindi dopo aver passato buona parte della mattinata a giocare come una bimba, credo che il resto della giornata lo dedicherò a letture e serie tv accompagnati da litri di tè! Passiamo però alla recensione di oggi...

Autunno tedesco è un libro che raccoglie una serie di reportage realizzati da Stig Dagerman, un giornalista svedese, nel 1946, esattamente dopo la fine della Seconda guerra mondiale e la conseguente sconfitta della Germania. Dagerman parte per la Germania sconfitta insieme a molti altri giornalisti, tutti alla ricerca di scoop sulla vita in Germania dopo la fine del Reich nazista.

La voce di Dagerman si distingue dalle altre, perchè mentre gli altri giornalisti si limitano a testimoniare di un paese uscito sconfitto e distrutto dalla guerra, di un paese che merita la sofferenza che sta vivendo e che deve espiare le sue colpe, Dagerman invece non si fa influenzare dal pregiudizio ma piuttosto dipinge un quadro onesto e imparziale della Germania vinta.

Ancora oggi il reportage di Dagerman è considerato una lezione di giornalismo letterario. La forza di questi articoli sta proprio nel giornalista, nella postfazione al libro si legge che Dagerman "si assunse la responsabilità dello sguardo. La responsabilità di raccontare ciò che per quasi tutti era meglio lasciare sepolto fra le macerie". Mentre gli altri reporter si concentravano sull'espiazione della colpa, sulla sofferenza meritata del popolo tedesco che in silenzio aveva accettato Hitler e il nazismo, e sul processo di denazificazione, Dagerman invece si concentra proprio sulla sofferenza dei tedeschi, una sofferenza che forse era meritata ma non per questo doveva essere considerata più semplice da sopportare.

Con stile diretto, onesto ma allo stesso tempo profondamente empatico, il giovane giornalista si muove tra le macerie di Amburgo, Colonia, Berlino e di molte altre città tedesche che sono uscite distrutte da un conflitto terribile. Si concentra sui vinti, sui migliaia di senzatetto che affollano le stazioni, sui sopravvissuti costretti a vivere in cantine fredde e umide, sui bambini che soffrono la fame, sulla disperazione di chi è stato sconfitto ma non sa neanche per cosa stava combattendo.

Il risultato di questi reportage è la scoperta che non tutto è come sembra, il processo di denazificazione è molto più fasullo di quel che si crede, chi dovrebbe espiare le sue colpe riesce a scappare mentre i più poveri, i più ingenui, vengono incolpati senza pietà. Questo libro è una condanna alla guerra in generale e ad una giustizia inesistente che favorisce chi detiene il potere a discapito degli altri.

La Germania viene definita "un cimitero bombardato", Dagerman riesce a catturarla con estrema umanità e ci lascia una preziosa testimonianza storica. Sopratutto ci insegna che la colpa non è mai un concetto univoco e che la sofferenza è sempre sofferenza, meritata o meno. Buona lettura!

"Il giornalismo è l'arte di arrivare troppo tardi il più in fretta possibile. Io non la imparerò mai."

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