Recensione: Il Libro dei morti tibetano *****


Per recensire questo libro occorre fare delle precisazioni.

Il Bardo Thodol è un libro tibetano antico, che contiene le istruzioni per il moribondo che gli vengono recitate all'orecchio nel momento del trapasso.
Il libro fu tenuto segreto fino agli inizi del XX secolo, poi nel 1917 fu scoperto da un viaggiatore inglese e tradotto nel 1927 dopo lunghi anni di lavoro. Attualmente se ne trovano edizioni in tutte le lingue.
Per il buddismo e l'induismo, l'ultimo pensiero al momento della morte determina il carattere della successiva incarnazione. La scelta del nuovo grembo per rinascere, il Kamaloka, si basa sui desideri insoddisfatti ereditati dalle vite precedenti.
Per comprendere il testo bisogna considerare che il Buddismo considera scopo primario dell’uomo raggiungere l’Illuminazione, cioè la piena coscienza dell’irrealtà del mondo sensibile e quindi anche del proprio io.
Secondo i buddisti tibetani dopo la morte, l'anima, staccandosi dal corpo fisico, viene sottoposta ad una profonda e potente purificazione
La recita del Bardo Thodol al morente, è un tentativo di fargli raggiungere l’illuminazione mentre si trova nello stato di Bardo, cioè nell'intervallo di tempo che precede una nuova rinascita.
Il morente, quindi, percorre gli stati bardo, cioè le fasi attraverso le quali la situazione precedente e il procedere dell'anima sono messi a confronto con il karma passato, quale presupposto per la scelta del nuovo grembo per la reincarnazione. Le descrizioni dei bardo, formano, appunto, la base del Libro tibetano dei morti.

Nella stragrande maggioranza dei casi questo scopo non viene raggiunto, ma, come effetto secondario, si può far ottenere al morente una buona rinascita, come essere umano dotato di quelle qualità intellettuali che potrebbero consentirgli di raggiungere l’illuminazione nella nuova vita.
Tutto questo succede nei quarantanove giorni successivi alla morte fisica. Quelli della cosiddetta "esistenza intermedia". Il libro è abbastanza crudo, non addolcisce nessun dettaglio. Ma al fondo c'è la convinzione del buddismo tibetano che tutto è "maja", cioè illusione. E questa consapevolezza aiuta a sopportare anche le cose più orrende.
L’insegnamento fondamentale che il Bardo Thodol dà al morente è che tutte le visioni che gli appariranno sono solo proiezioni della sua mente e che quindi egli deve assolutamente evitare di esserne attirato.

Queste fasi, secondo A. T. Mann, nel suo libro Gli elementi della reincarnazione, "le fasi bardo sono state studiate anche da molti moderni psicoterapeuti, perchè danno all'anima , una guida dopo la morte, ma simboleggiano pure importanti processi psichici durante la vita".
Chi non si è mai chiesto cosa accade dopo la morte? Indipendentemente dalla propria fede religiosa, da che mondo è mondo, ogni uomo se lo chiede ed ogni uomo ha timore, a volte terrore, al sol pensiero della morte.
he cosa succede quando si muore? Dove si va? Che cos'è e com'è l'Aldilà? Sono queste le domande alle quali il libro tibetano cerca di rispondere, o meglio, le riposte le troverete, poi, dentro di voi.
Io ho trovato questo libro inquietante e illuminante al contempo. Leggerlo, mi ha dapprima portato in profondità inesplorate e poi, pian piano, col prosieguo della lettura, mi ha fatto riemergere a pelo d'acqua, portando alla consapevolezza tutte le mie paure inerenti la morte, e ho respirato una sorta di placida tranquillità interiore.
E' un libro che mi sento di consigliare, perchè apre la mente verso prospettive sulle quali, noi "pensatori occidentali", non ci soffermiamo quasi mai. E sulle quali, invece, dovremmo riflettere, imprimerle in ogni cellula per vivere questa vita [e, chissà, le prossime] con piena consapevolezza.


Riporto un brano tratto dal libro e di seguito una citazione:


"Figlio di nobile famiglia , si sono finora presentati sulla pericolosa
strada del bardo le divinità pacifiche, non hai riconosciuto le
proiezioni della tua mente, il tuo karma negativo è molto forte. Ora
appariranno le cinquantotto divinità infuriate, fiammeggianti, bevitrici
di sangue. Sarai sopraffatto da un’intensa paura e riconoscerle ti sarà
più difficile. Ma se arrivi a riconoscerle anche un poco la liberazione
sarà facile perché col sorgere di queste terribile paure la mente non ha
tempo di distrarsi e si concentra a fondo." 
- Tratto da Il libro dei morti tibetano


A un certo punto comprenderai che sei morto. Penserai: «Sono morto, che debbo fare?», e ti sentirai miserabile come un pesce fuor d'acqua su tizzoni ardenti. La tua coscienza, non avendo nessun oggetto su cui soffermarsi, sarà simile a una piuma trasportata dal vento, che cavalca il cavallo del soffio.
Ti prenderà un forsennato desiderio per le esperienze sensoriali che ricordi di aver avuto nel passato, e che non puoi più avere a causa della perdita del corpo. Il desiderio di rinascita diventerà sempre più impellente, un vero tormento. Questo desiderio ti torturerà, lo avvertirai come una sete che ti brucerà la gola come se stessi vagando, tormentato, in un deserto di sabbia bollente. (citato in Piergiorgio Odifreddi, Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove, Einaudi, 2008.) fonte Wikipedia


Io ho letto questo

Titolo: Il libro dei morti tibetano a cura di Ugo Leonzio
Pagine: 190
Editore: Feltrinelli
Isbn: 978-88-07-72315-5
Prezzo: 9 euro
Genere: Filosofie orientali


Per approfondire

  • vedete questo video interessante:


  • in copertina è riportata la Ruota della Vita o Ruota del Samsara, Attraverso un insieme di raffigurazioni simboliche, indica il “ciclo delle reincarnazioni” dal quale l’uomo deve cercare di liberarsi [qui per approfondire]


Buona lettura e buona visione!

a cura di Lena Ceglia

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