Tre cavalieri vigilavano a fasi alterne, il volto invisibile dietro la celata dell’elmo e le spalle ritte senza mai un segno di stanchezza. Erano stati scolpiti nel ghiaccio più puro e sulle loro corazze erano incisi i più potenti tra gli incantesimi: in ciascuno dei loro cuori, un capello di una delle donne più belle del mondo donava loro la scintilla vitale. Il primo era il Cavaliere della Notte: nera era la sua spada e nera la sua armatura, con un pennacchio di piume di corvo sull’elmo. Centinaia di stelle erano cucite all’interno del suo mantello e comete cadevano dal cielo ogni volta che la sua arma veniva sguainata. Il secondo era il Cavaliere del Tramonto: la sua corazza era stata intinta nel sangue e fiamme fredde ardevano sul suo elmo. Quando ancora a Tír na nÓg esisteva ancora il giorno, la sua lancia aveva perforato il sole e la violenza del colpo aveva fatto sprofondare per sempre l’astro dorato oltre la linea dell’orizzonte.