[II° Tappa BlogTour] Portami nel tuo Inferno di Diletta Brizzi e Yvan Argeadi


Buon Pomeriggio cari #FeniLettori e benvenuti alla II° Tappa del Blog Tour "Portami nel tuo inferno" edito da Les Flâneurs Edizioni. Oggi vi presento tre personaggi principali del romanzo scritto dai bravissimi  Diletta Brizzi e Yvan Argeadi. 
Pagine: 400 Cartaceo: 20,00€
Editore: Les Flâneurs Edizioni
Uscita: 20 Dicembre 2016
Quando Zeus, dopo la Titanomachia, decide di spartire il dominio del mondo con i suoi fratelli, sceglie per Poseidone il mare, per sé il cielo e per Ade gli inferi, condannandolo alla solitudine. Il monarca infernale, però, viene conquistato dagli occhi della bella Persefone, figlia prediletta di Zeus, e un giorno, grazie all’aiuto di Afrodite, riesce a rapirla e portarla con sé nel suo regno di tenebra. Il suo è un gesto clamoroso che porta nuovamente gli dei a una battaglia feroce, tanto quanto lo è il sentimento che la muove e Zeus vuole contrastare: l’amore. Contro ogni previsione, i due riescono a coronare il proprio sogno, riportando a nuova vita il rapporto fra i due fratelli, divisi dall’ambizione e dalla potenza. Col passare dei millenni, il matrimonio di Afrodite e Ares è l’occasione per il loro ritorno sull’Olimpo, ma una giornata apparentemente lieta viene bruscamente interrotta da un ospite indesiderato. Il cielo e gli inferi sono chiamati ad allearsi per sconfiggere un nuovo nemico che porta a galla un passato dimenticato, sepolto nella parte più profonda del Tartaro.
Yvan Argeadi (Torino, 1987). Prima di Portami nel tuo Inferno ha già auto-pubblicato alcuni romanzi e racconti, ancora disponibili, utilizzando gli pseudonimi Argeadi e Pendragon.

Diletta Brizzi (Pisa, 1989). Ha già auto-pubblicato racconti urban fantasy dedicati agli angeli caduti. Portami nel tuo Inferno, prima auto-pubblicato su Amazon con il titolo Take me into your Hell, è stato il primo romanzo scritto a quattro mani con Yvan Argeadi.
ZEUS. Il Dio del Cielo 
La voce del Cielo.
Quando Crono conquistò il Trono degli Eterni, le Moire, le perfide Tessitrici del Destino di ogni mortale o Dio della Terra, gli predissero che il suo Regno sarebbe giunto ad una brusca quanto inaspettata conclusione per mano di suo figlio. Spaventato e ossessionato dall'idea di perdere tutto ciò per cui aveva lottato tanto strenuamente e per cui aveva sofferto, attuò una politica del terrore mirata a mantenere la Terra sterile e priva d'ogni forma di vita. Egli stesso, per dare il buon esempio o forse più probabilmente per evitare il concretizzarsi della profezia delle Moire, iniziò a fagocitare alla nascita i figli che la moglie Rea metteva al mondo. Era così convinto, imprigionandoli dentro di sé, non solo di scampare al destino che per lui era stato segnato, ma anche di assorbirne la forza aumentando considerevolmente il proprio potere per ottenere l'Onnipotenza. Purtroppo per lui, incapace di sopportare oltre quello scenario di sangue e terrore, Rea decise di mettere in salvo il suo ultimogenito nascondendolo in una grotta sull'isola di Creta e ingannando il marito, facendogli ingoiare un sasso in fasce delle stesse dimensioni di un infante. Questa era l'alba di una nuova era che sarebbe giunta da li a breve, l'era degli Dei.  Una volta adulto e in forze, il giovane Zeus fece in modo che Crono restituisse alla vita i suoi fratelli ormai adulti, e dopo averli addestrati alle arti belliche ne assunse il comando e dichiarò guerra all'odiato padre e a tutti i Titani. Il conflitto imperversò per dieci lunghi anni, senza vincitori ne vinti. Per incrementare le proprie fila, Zeus liberò dal Tartaro nel quale erano stati precedentemente rinchiusi i Ciclopi, i Giganti e gli Ecatonchiri ( mostri con cento braccia ). Alla fine, le sorti del conflitto furono decise nientemeno che dal fratello Ade il quale, entrato in possesso da un Titano di un elmo capace di renderlo invisibile, poté infiltrarsi nella fortezza di Crono e sottrarre ai suoi fabbri le armi più potenti del creato, appena forgiate per il Signore dei Titani in modo tale da porre fine alla guerra una volta per tutte. E così, Poseidone entrò il possesso di un Tridente magico capace di controllare, secondo la volontà di chi lo brandisce, i mari e le tempeste, mentre a Zeus fu consegnata la micidiale Folgore, un arma tanto potente da esser capace, con un solo colpo, di distruggere istantaneamente qualsiasi Immortale. Impossessatosi del potere del fulmine, non fu difficile per il Dio sconfiggere il padre con un singolo, roboante tuono, che sanciva la fine della guerra e la definitiva sconfitta dei Titani.  Sopravvissuto al colpo per via dei suoi riflessi che gli permisero di attutire parzialmente la scarica elettrica, Crono fu reso impotente e senza forze, incapace di muovere un solo muscolo senza provare un indicibile dolore. Zeus tuttavia non si fermò qui, e nonostante i suoi odiati nemici si fossero arresi, e probabilmente inebriato da quell'incredibile potere, decise di annientare con la Folgore tutti i Titani inermi. Rimaneva unicamente Crono, insieme a quella moglie il cui affetto materno aveva fatto sì che Zeus sopravvivesse alla famelica e insaziabile voracità del padre. Zeus si dimostrò impietoso, ordinando per Crono qualcosa di molto peggiore della morte: il supplizio eterno nella parte più ardente e profonda del Tartaro.  Rea, ancora innamorata del marito nonostante tutto, scelse di propria volontà di seguirne la sorte, ed entrambi furono incatenati ed imprigionati tra le eterne fiamme.  Tuttavia i Titani, al pari degli Dei, erano immortali e destinati a riemergere dalle loro ceneri prima o poi. Gli Dei erano stremati e privi di potere per i lunghi anni di guerra contro nemici tanto potenti, e così Zeus decise di utilizzare le ceneri degli altri Titani sconfitti per creare una creatura a propria immagine e somiglianza, ma senza poteri divini, che con le sue preghiere avrebbe convogliato energia agli Dei. Nacque così la razza umana. Incapace di sopportare una qualsiasi forma di rivalità al Trono dell'Olimpo, il Dio costrinse Ade con un sordido inganno a prendere dimora negli Inferi come sovrano degli stessi e guardiano delle anime defunte di quella nuova razza nata dalle ceneri dei Titani, e come tali spiritualmente immortali.  A Poseidone toccò una sorte analoga, vedendosi assegnare come Regno e dimora le profondità degli abissi marini. Rimasto solo con le sue sorelle, ne scelse una in moglie, prima di concepire con ognuna di esse una nuova stirpe divina che acquisiva potere direttamente da lui, in maniera tale da poter avere in pugno i loro destini. Di indole autoritaria, Zeus mantenne il potere per secoli utilizzando come mezzo il timore che la Folgore in suo possesso incuteva in tutti gli Dei. Incapace di accettare una seppur lieve forma di sconfitta, condannò i suoi stessi figli alla schiavitù e alla costruzione delle mura di Troia per aver osato tentare una ribellione contro la sua autorità. La verità tuttavia non era mai semplice, nemmeno in quel caso. Lui solo era al corrente di cosa le Moire avessero predetto per lui una volta salito al Trono degli Dei non si fece scrupoli a divorare le sue stesse amanti umane per rimandare il più possibile il concretizzarsi della profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, andando così incontro al medesimo destino dei suoi predecessori. Questa volta però, le parole delle arcigne Sorelle del Destino non solo si rivelarono vane, ma furono addirittura smentite dalla nascita della Dea più saggia di tutto l'Olimpo: Atena. Zeus comprese allora che il destino, effimero e spietato, era scritto con il sangue sulle bianche pagine della storia, ineluttabile e aspramente duro, ma che poteva essere riscritto con volontà e forza d'animo. Quando poi, in occasione del primo incontro con il mostro Tifone, si ritrovò in solitudine ad affrontare faccia a faccia la morte, capì che non era con la forza che il destino poteva essere cambiato, quanto piuttosto effettuando scelte e prendendo decisioni diverse da quelle dettate dalla paura. Da quel momento egli divenne un Dio giusto e saggio, e più nessuno lo guardò con odio nel cuore. 
POSEIDONE
Poseidone, che i romani chiamavano Nettuno, era figlio di Cronos e di Rhea Cibele, quindi fratello di Zeus. Quando Zeus liberò i suoi fratelli costringendo il padre a rigettarli, durante la spartizione del regno donò il regno del mare a Poseidone e siccome il mare gira intorno alle isole e i continenti, Poseidone fu chiamato anche "il dio che racchiude e tiene prigioniera la Terra". Il suo regno si estendeva fino alle isole e alle spiagge ma il dio abitava le profondità del mare, laggiù sorgeva il suo palazzo, i cui muri erano di madreperla, con decorazioni di corallo e di gemme. A volte il dio emergeva dal mare per passeggiare sulla superficie delle acque ritto in piedi con in mano il tridente, stava sopra un carro tirato da quattro cavalli bianchi che avevano zoccoli di bronzo, seguito da tutta la sua numerosa corte: Tritoni, Nereidi, Sirene. Come il mare, di cui era il signore, anche Poseidone era di umore inconstante; se a volte sorrideva altre volte si irritava e diventava violento. Queste erano la causa dei maremoti, delle onde alte, del mare in tempesta ma nei suoi giorni sereni le acque erano calme e le giornate miti. Anche i terremoti del retroterra erano attribuiti a Poseidone, era il padrone delle onde e aveva libero arbitrio sulla bonaccia e sulla tempesta. Quando Eolo, il signore dei venti, per far piacere ad Hera, scatenò tutti i venti e suscitò, a insaputa di Poseidone, una burrasca contro le navi di Enea, il dio emerse, furibondo dal profondo del mare placando le acque e risollevò a galla col suo tridente le navi affondate. Poseidone sposò Anfitrite, figlia di Nereo e di Doride, era dunque una delle Nereidi. Da Anfitrite ebbe tre figli: Tritone, che significa "mormoreggiante; e due femmine Rode, che diede il suo nome all'isola di Rodi e Bentesicima, "la sollevatrice dei flutti più profondi". Come le altre divinità del mare Proteo e Nereo, Poseidone poteva cambiare forma, questo attributo sta a significare il volubile aspetto del mare. Era un dio molto venerato, soprattutto sulle isole; la stirpe degli Jonii, popolo di marinai, lo considerava il suo dio nazionale. A Corinto si tenevano ogni due anni i famosissimi Giochi Istmici, in onore di Poseidone. Al dio del mare erano sacri il cavallo e il delfino; tra le piante gli era sacro il pino. Veniva rappresentato simile a Zeus, solo un pò più irrequieto e meno maestoso, ma alto e robusto e con una muscolatura poderosa, da vecchio lupo di mare, coi capelli e la barba neri e arruffati e sempre col tridente in mano.
ADE. Il Signore dell'Oltretomba
Un tormentato passato
Fratello maggiore di Poseidone e Zeus, Ade vide per la prima volta la luce del mondo grazie a quest'ultimo quando, in un passato antecedente la nascita degli esseri umani, il futuro sovrano dell'Olimpo si ribellò al padre Crono. Quest'ultimo, ossessionato dall'idea che un giorno i suoi figli potessero detronizzarlo e che il destino ch'egli riservò al padre Urano si ripetesse, iniziò a fagocitare senza il minimo rimorso ogni infante che la moglie Rea metteva al mondo. Il destino cui andò incontro Ade non fu diverso da quello dei suoi fratelli e sorelle. Prima ancora che i suoi occhi potessero abituarsi alla luce, un oscurità senza tempo si impadronì nuovamente di lui, fino a quando la lama di Zeus, sfuggito a tale sorte, non lacerò il fianco del Titano riportando alla vita i suoi fratelli ormai divenuti adulti. Immensa fu la gratitudine che le divinità riservarono a Zeus per averli liberati da quella prigione di carne, e tutti giurarono eterna fedeltà al loro salvatore, pronti ad affiancarlo e a seguirlo in qualunque impresa. Tutti, tranne Ade, che nelle profondità dell'immenso corpo del padre, e pur odiando quest'ultimo, si sentiva al sicuro, in qualche modo protetto da quel buio che lo avrebbe nascosto agli occhi di chiunque. Ade affiancò Zeus nella guerra tra Dei e Titani, e fu proprio lui, entrato in possesso di un elmo dai poteri oscuri capace di celarlo alla vista di chiunque, a violare la sicurezza della fortezza di Crono, varcarne le mura e sottrargli le armi più potenti del Creato. Un Tridente capace di richiamare a sé il controllo sull'elemento dell'acqua, e la terribile Folgore, pura energia capace di frantumare la roccia e mettere in ginocchio con un solo colpo persino un immortale. Ade donò ai suoi fratelli queste armi dagli incredibili poteri, tenendo per sé solamente l'elmo. Spodestato Crono però, il Dio dagli occhi Rossi come fuoco si pentì amaramente della scelta compiuta. Inebriato dal potere che la Folgore gli conferiva, Zeus aveva imposto la sua autorità su tutti gli Dei, e dopo essersi spartito con uno stratagemma il dominio del creato con i suoi fratelli, condannò con demagogica astuzia Ade a dimorare nell'Oltretomba, luogo adibito a prigione di Crono e Rea e ad erebo di eterno riposo per le anime di quegli esseri singolari nati dalle ceneri degli altri Titani sconfitti: gli esseri umani. Afflitto nello spirito, e ferito nel corpo dalle fiamme che lambiscono il confine con gli Inferi, Ade poté riabbracciare quella nostalgica oscurità perduta, e fondare in essa le radici del suo Regno. Ma nelle profondità degli Inferi non vi erano destinate solo le anime immortali degli umani, ma bensì anche tutte quelle creature che rifiutavano con sdegno il dominio di Zeus. Ade si ritrovò Dio tra i diavoli, e non gli fu difficile imporsi e fare di essi i suoi fedelissimi e spietati servitori. Temuto e rispettato per l'oscuro potere acquisito, e per il rancore celato nei confronti dei fratelli e sorelle, ad Ade fu permesso per un certo periodo di fare ritorno sull'Olimpo ogni qual volta lo avesse desiderato. Zeus lo chiamava "rapporto di buon vicinato", ma Ade preferiva riferirsi a quel comportamento chiamandolo "paranoia di un maniaco del controllo", e probabilmente proprio di quello si trattava. Numerose erano le indiscrezioni secondo le quali Zeus aveva incaricato dei messi alati di spiare Ade nel suo Regno, nel timore ch'egli potesse organizzare azioni eversive che avrebbero minato la stabilità che il sovrano dell'Olimpo aveva costruito attorno al suo trono. Probabilmente, dato il modo in cui Ade era stato usato e ingannato, Zeus aveva buona ragione di preoccuparsi, ma nessuno dei suoi inviati ebbe modo di poter lasciare l'Oltretomba per confermare o smentire questa preoccupazione. Per tal ragione, il Re degli Dei si sentiva infinitamente più tranquillo quando aveva il fratello attorno, rispetto ai lunghi periodi in cui di lui non aveva la benché minima notizia. Questo equilibrio però si reggeva sulla paura reverenziale che tutti gli immortali nutrivano nei riguardi del loro Signore, e come tale era estremamente flebile. Bastarono gli occhi azzurri di una giovanissima Dea, ed il suo tocco privo di timore nei confronti di Ade, a far sì che questo equilibrio vacillasse, dopo la richiesta di quest'ultimo di avere in sposa la giovane Dea una volta raggiunta la piena maturità. Zeus si oppose fermamente, e dal diverbio tra i due fratelli scaturì la decisione di chiudere i cancelli dell'Olimpo al Dio degli Inferi. Il cuore di Ade sprofondò in un abisso di solitudine peggiore di quello in cui era abituato a vivere, non perché sentisse la mancanza dei fasti della vita Olimpica, quanto per la reale nostalgia verso quegli occhi di ghiaccio, e il tocco di colei che sola dopo un tempo infinito era riuscita a farlo sentire apprezzato, compreso, uguale a tutti e non un mostro camuffato da Dio. La nostalgia di Persefone.
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Il calendario con il riepilogo delle varie Tappe qui.

E con questo concludiamo, spero che la nostra tappa vi sia piaciuta, continuate a seguire le altre tappe! Alla prossima!

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